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Per una civiltà della cittadinanza. Tornano le Tramedautore africane

Il cantastorie Binda Ngazolo (Photo: Luc Clave)
Il cantastorie Binda Ngazolo (Photo: Luc Clave)

Vent’anni sono trascorsi da quando il Sudafrica ha messo un punto sull’apartheid, eppure l’immagine di quel Paese rimane legata al colonialismo e ai suoi cliché. Tocca al teatro, africano in trasferta a Milano, sciogliere quella terra da questa pesante “eredità”, e dimostrare, mostrandolo al mondo, come l’Africa sub-sahariana sappia camminare da sola, anche sulle macerie del colonialismo.

Da domani 17 al 25 settembre spetterà agli artisti, bianchi o neri, e bianchi e neri insieme, interpretare il presente africano e restituirne l’immagine originale a noi, stranieri. «Oggi, in questa complicata e degradata fase della vita economica, sociale e culturale italiana, si avverte ancor più la necessità di stringersi artisticamente gli uni agli altri, dipendentemente dal colore della pelle, dipendentemente dalle usanze, poiché sarà questa nuova “civiltà della cittadinanza” a dare un senso nuovo al nostro fare teatro». Angela Lucrezia Calicchio svela così il motivo di Tramedautore, festival di cui è direttore artistico, nato e cresciuto da Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea che, dal 1998, oltre a lavorare sulla scrittura, stimola la produzione teatrale contemporanea, organizzando festival e rassegne, oltre che progetti culturali diventati ormai appuntamenti fissi.  Come il Festival Internazionale della Nuova Drammaturgia, ogni settembre al Piccolo Teatro milanese.

Dal 2009, però, Tramedautore si è fermato nel Continente Nero, prima portando in scena la diaspora africana in Europa, poi dando un palcoscenico al teatro dal Nord Africa.
Quest’anno, invece, i luoghi del Piccolo Teatro verranno attraversati da Benin, Camerun, Costa d’Avorio, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Senegal e appunto Sudafrica. Più che l’avvicinamento a una cultura straniera, il festival è organizzato per l’integrazione. Obiettivo ambizioso, ma non impossibile, quando al coinvolgimento ci pensa l’arte, il teatro in questo caso.

E allora da martedì 20 settembre e in replica fino al 23, si alterneranno nel chiostro del Teatro Grassi i “cantastorie”, reincarnazione dei “griot” della tradizione, che si esibiranno prima degli spettacoli teatrali: una prima europea, “Les larmes du ciel d’août – Lacrime del cielo d’agosto”, scritta dal giovane drammaturgo africano Aristide Tarnagda; “The Syringa Tree”, pluripremiato testo di Pamela Gien, partito dal Nord America come spettacolo teatrale e tornato nella terra d’origine della sua autrice, il Sudafrica, dopo numerosi premi e dopo essere diventato un romanzo, una versione televisiva, e dopo che la sua lunga tournée è stata raccontata in un documentario.
Ci sarà anche “The train driver”, la pièce del drammaturgo e regista sudafricano Athol Fugard, che sarà portata in scena e diretta da Roberto Trifirò, sul palco con Mamadou Dioume, e le sculture di Moussa Traore, create assemblando materiali di recupero. Le stesse faranno da sfondo agli “Aperitivi in bianco e nero”, pensati per far incontrare il pubblico e i protagonisti del cartellone, attraverso interviste e tavole rotonde guidate da giornalisti e rappresentanti del mondo culturale, e animate da improvvisazioni, spettacoli e musica.

Lo spettacolo vero e proprio da una parte, quindi, e il teatro-edificio come luogo di incontri e confronti: qui troverà spazio Carovana4Africa, progetto promosso dall’associazione socio-culturale Sunugal, che presenterà Baba Sissoko in concerto, Mama Diop in uno spettacolo di teatro-danza, ma parlerà anche di turismo responsabile attraverso il teatro. E ancora, nel primo weekend, una sorta di “convegno” che riunirà l’eccellenza culturale africana che vive a Milano e in Lombardia, operando attraverso associazioni e imprese culturali.

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