Tre righe di Comteatro: diario notturno di una bimba nel ghetto

Tre righe (photo: Margherita Busacca)
Tre righe (photo: Margherita Busacca)

È una delicatezza lunare quella di Comteatro in “Tre righe”. Bagliori notturni, visi di marmo nel buio, scavati da una lampada fioca.
“Tre righe”, idea e regia di Claudio Orlandini, testo di Carola Boschetti, Cinzia Brogliato e Luca Chieregato, le prime due in scena con David Alessandro Bonacina, è una storia ambientata nel ghetto di Roma durante la seconda guerra mondiale. Ma la Shoah è storia universale. Le leggi razziali e la soluzione finale spensero le luci su un’Europa che aveva partorito la classicità e l’Illuminismo.
C’è un dolore aggiunto in questo testo di una dozzina d’anni fa, che nella messa in scena in streaming, in un teatro senza spettatori, in una sala dai fondali neri, sprigiona anche il grido degli artisti.

La parola si spezza. L’arte è impotente dinanzi all’angoscia di esistere e al silenzio delle coscienze. Ma questo teatro sottovoce lascia trapelare anche la fatica degli artisti dopo un anno di coronavirus.
“Tre righe” è titolo polisemico. Sono le parole che scrive nel suo diario Dora, una bimba ebrea che vede il mondo intorno e dentro di sé precipitare, e solleva lo sguardo alla luna. Sono i versi di Giacomo Leopardi dedicati anch’essi a una luna che qui casca dal cielo, e strabuzza gli occhi di fronte alla protervia umana che manipola menti e coscienze. Sono infine le parole di un attore e due attrici di cabaret che si arrabattano tra canzoni e filastrocche, nell’impresa dolceamara di esorcizzare un’epoca infausta.

Da “Alla luna” a “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Leopardi, al diario di una bambina che ruba i desideri alla notte e le dona i propri segreti. Tra sogni e ricordi, si stempera un presente angoscioso. Dora parla il linguaggio dei perseguitati. Racconta di giochi e vezzi infantili, di quella scuola che prima la annoiava e ora le manca anche per quel compagno dell’ultima fila, per cui provava brividi strani.

“Con te sotto il raggio della luna / Nel ciel mille stelle per sognar / Chi lo sa se tante stelle / Poi ci porteran fortuna”. Oppure “Spesso bastano poche sillabe per esprimerti / Quello che dice il cuor cuor cuor quando vedo te / E nell’estasi di una musica io ti mormoro trepido senti il cuor cuor cuor quello che ti dice / Treman le mie labbra allor parlano d’amor”. La fuga dalle atrocità sta nella vena melodica e sentimentale di Achille Togliani, oppure nello stile sincopato di “Ba ba baciami piccina”, swing all’italiana di Alberto Rabagliati che dinamizza l’eleganza dei crooner americani.
Il sogno sta in una biglia d’argilla, o in un pupazzo di neve con baffetti e svastica, buffa caricatura di Adolf Hitler. Sta nei balli in famiglia di Dora con mamma e sorella, per afferrare brandelli di serenità.
La fantasia sbrindella colori dentro un mondo tetro, ma non varca le mura del ghetto, di una vita ridotta a pattume, dove il pane abbonda solo nelle visioni oniriche.

Carola Boschetti e Cinzia Brogliato, a passo di danza o con incedere militare, nei giochi di bimbe che non si scrollano la tragedia, giostrano deliziosamente negli abitini creati da Anna Bertolotti, in una scena di pacchi e partenze, con una quotidianità perduta per sempre. David Alessandro Bonacina è un clown lunare che gioca con le luci schive di Fausto Bonvini.
Tre righe di storia, che gli occhi umidi dello spettatore rendono più tremula. Tre righe di musica, quella di Gipo Gurrado, che con colori a soqquadro dipinge bimbe precocemente invecchiate nei loro abiti sdruciti.

Uno spettacolo delicato, poetico, pudico, per parlare di Shoah a ragazzi dagli 11 anni. Con qualche refuso che non ne pregiudica la qualità, come la stella di David sul petto della piccola Dora: gli ebrei italiani non la portavano. Chiamiamole licenze poetiche. Proprio come Leopardi, che adornava il petto della donzelletta del “Sabato del villaggio” con un improbabile «mazzolin di rose [di maggio] e viole [di marzo]».

TRE RIGHE
diario dal ghetto
regia di Claudio Orlandini
di Carola Boschetti, Cinzia Brogliato, Luca Chieregato
con Carola Boschetti, Cinzia Brogliato, David Alessandro Bonacina
scene e costumi Anna Bertolotti
musiche originali Gipo Gurrado
luci Fausto Bonvini
foto Margherita Busacca
riprese video Daniela Parisi, Davide Del Grosso, Claudio Orlandini
Produzione Comteatro da un’idea drammaturgica e scenografica di Claudio Orlandini

età: dagli 11 anni
durata: 50’

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