C’è del marcio in Danimarca. Usiamo questa citazione shakespeariana per introdurre “Tristesses”, spettacolo di Anne-Cécile Vandalem, regista e drammaturga belga, che sceglie una remota isola danese per ambientare il suo ultimo lavoro, in apertura della dodicesima edizione di Vie Festival, insieme ad “Allarmi!” di ErosAntEros e “A porte chiuse” di Teatri di Vita, di cui vi parleremo nei prossimi giorni.
Vie Festival collega la via Emilia alle strade della scena internazionale, proponendo uno sguardo che spazia dai grandi maestri affermati a giovani compagnie emergenti, tastando il polso alla varietà dei linguaggi, che vanno dal teatro alla danza, dal cinema alla musica.
Le strade del teatro ci portano quindi nell’isola di “Tristesses”, luogo immaginario abitato da otto anime, in cui si scatena una tragica serie di inquietanti intrighi. Messo in scena dalla compagnia Das Fräulein, fondata nel 2008 proprio con l’obiettivo di promuovere e sviluppare il lavoro della Vandalem, ha riscosso notevole successo all’ultimo festival di Avignone e premiato dalla critica in Belgio come miglior spettacolo.
La storia si distende attorno alla tipica fisionomia del giallo. Una mattina, sull’isola, viene ritrovato il corpo di una residente impiccato all’asta della bandiera danese. E’ la madre di Martha Heiger, la guida del Partito del Risveglio Popolare, formazione dalle chiare tendenze destroidi e xenofobe con un piano ben preciso per il futuro di quelle terre: vendere tutto a una casa di produzione cinematografica per farne un set permanente.
Le conseguenti traversie di altarini e cospirazioni arricchiscono la pièce fino all’inevitabile colpo di scena finale. L’intento dell’autrice è dichiaratamente una ricognizione nelle declinazioni della tristezza, come naturale condizione umana, così come coercitiva induzione tramite il potere politico, o come giogo delle convenzioni sociali. E l’operazione le riesce benissimo.
La scena è una ricostruzione fedele di un piccolo villaggio di baracche o poco più, incastonato in un’eterna penombra notturna, dove un denso clima di disagio filtra le azioni dei nostri derelitti protagonisti, figure spettrali che si aggirano tra gli anfratti dell’emaciato borgo.
Riuscita risulta pure la complessa macchinazione di contaminazione dei linguaggi, ricreando una configurazione che mette in campo prosa, cinema e musica in un vocabolario scenico efficacemente amalgamato.
È un’orchestrazione complessa, che organizza una doppia fruizione: tramite una proiezione video in tempo reale è infatti possibile seguire anche le vicende all’interno delle abitazioni, grazie all’onnipresenza di un cameraman che incornicia sullo schermo un claustrofobico piano sequenza fino ai più reconditi spazi dell’ambientazione. Valorizzando le introspezioni psicologiche dei vari personaggi tramite accurati primi piani o ponderati movimenti di macchina. Senza farsi mancare una potente colonna sonora, scrupolosamente eseguita dal vivo, che sorregge e accompagna testualmente la narrazione.
Si crea quindi un suggestivo effetto immersivo che snellisce i confini tra cinematografia e rappresentazione teatrale, riducendo allo stesso tempo le distanze che separano le poetiche di Lars Von Trier da quelle di Ibsen, con un occhio neanche tanto distaccato alle seduzioni visuali dei connazionali Peeping Tom.
Non solo tristezza e vessazione, del resto, connotano le pieghe della messa in scena; va riconosciuta la prolifica maestria nello spargere accenti di lucida ironia e farsesca comicità lungo il tragitto, non tanto come compensazione all’ingombrante oggettività dell’avvilimento umano perpetuato, ma più come conversione della macabra e grottesca realtà in un fisiologico slancio vitale.
Acclamato, forse con un po’ troppo entusiasmo, come capolavoro delle più recenti indagini sceniche, “Tristesses” rimane in certi passaggi vittima del suo stesso congegno, impigrito dall’esercizio di ibridazione tra l’encomiabile lavoro drammaturgico e l’esternazione del medium filmico.
Le dinamiche di raffigurazione scenica, saldamente identificata nella denuncia sociale e politica, sono enormemente debitrici di tempi e ritmi molto più vicini allo sceneggiato tv o alla fiction che alla convenzionale estetica teatrale, evidenziando e giocando a viso aperto su studiati esiti meta-televisivi.
L’interpretazione stessa degli attori, autorevole sia nell’elegante ricercatezza come nella viscerale intensità, insegue inevitabilmente il connubio tra azione corporea di scena e lo spiccato addestramento allo sguardo tipico dell’esecuzione filmata, senza per altro snaturare la resa emotiva del personaggio.
Un connubio fra tecniche che è del resto il conclamato filo conduttore di tutto il festival.
TRISTESSES
con Vincent Cahay, Anne-Pascale Clairembourg, Epona e Séléné Guillaume, Pierre Kissling, Vincent Lécuyer, Bernard Marbaix, Catherine Mestoussis, Jean-Benoit Ugeux, Anne-Cécile Vandalem, Françoise Vanhecke
ideazione, drammaturgia e regia Anne-Cécile Vandalem
musiche composte ed eseguite da Vincent Cahay, Pierre Kissling
scenografie Ruimtevaarders
creazione sonora Jean-Pierre Urbano
disegno luci Enrico Bagnoli
video Federico d’Ambrosio e Arié van Egmond
disegno costumi Laurence Hermant
trucco Sophie Carlier
assistente alla regia Sarah Seignobosc
direttore di scena Damien Arrii
produzione Das Fräulein (Kompanie)
coproduzione Théâtre de Liège, Le Volcan – Scène Nationale du Havre, Théâtre National – Bruxelles, Théâtre de Namur, centre dramatique, Le Manège.Mons, Bonlieu Scène Nationale Annecy, Maison de la Culture d’Amiens – Centre européen de création et de production, Les théâtres de Marseille – Aix en Provence
coproduzione all’interno del progetto Prospero Théâtre National de Bretagne, Théâtre de Liège, Schaubühne am Lehniner Platz, Göteborgs Stadsteatern, Théâtre National de Croatie/ World Theatre Festival Zagreb, Festival d’Athènes et d’Epidaure, Emilia Romagna Teatro Fondazione
con l’aiuto de la Fédération Wallonie-Bruxelles / Service Théâtre, Wallonie-Bruxelles International
e con il sostegno di ESACT, l’Ecole Supérieure d’Acteurs / LA HALTE, Liège
durata: 2h 10′
applausi del pubblico: 2′ 11”
Visto a Modena, Teatro Comunale Pavarotti, il 13 ottobre 2016