E’ tempo di bilanci per lo Stabile di Torino (il mandato dell’attuale cda scadrà, dopo quattro anni, il 21 maggio); e così, alla conferenza stampa di presentazione della stagione 2011/12, lo spazio per parlare della scena più contemporanea è poco. E questo nonostante, dati alla mano, proprio la ‘svolta contemporanea’ si sia rivelata un motore trainante degli ultimi anni del teatro torinese.
Confermata dai successi precedenti, tornerà quindi la terza edizione di Prospettiva, anche quest’anno firmata Mario Martone–Fabrizio Arcuri.
In fondo è questo il grande appuntamento per i non abbonati-classici. L’ouverture di stagione torinese ci ha abituati (in sole due edizioni) ad attendere un mese di programmazione densa e di qualità, per un inizio col botto che poi farà sentir la sua mancanza durante il resto della stagione. Ma così è. Godiamoci questo Festival d’Automne sabaudo che in tanti invidiano.
Arcuri, presente alla conferenza stampa di venerdì scorso al Carignano, non anticipa nulla e lascia tutto in mano a Martone. Anche la presentazione del progetto internazionale che lo vedrà coprotagonista fra Torino e Berlino. Si tratta di Fatzer geht uber die Alpen. Eine theatrale Erprobung, una collaborazione partita a gennaio 2010 che condurrà alla coproduzione con la Volksbuhne di Berlino del “Fatzer Fragment” di Bertolt Brecht (“un progetto particolarissimo – anticipa Martone – mai affrontato in Italia”, con un cast ancora in via di definizione).
A “La rovina dell’egoista Johan Fratzer” Brecht lavorò tra il 1927 e il 1932, scrivendo oltre 600 pagine di appunti e frammenti. Da questo lavoro imponente ma non concluso Heiner Muller tentò, per primo, di trarre uno spettacolo rappresentabile.
La grande tematica affrontata ci riguarda come non mai: si parla infatti della consapevolezza della catastrofe presente, in un periodo in cui “torna a battere alla porta la marcia possente delle armate controrivoluzionarie”.
Dopo il debutto tedesco a gennaio, i due lavori (uno con la regia di Arcuri e l’altro curato da René Pollesch) saranno presentati alla Cavallerizza Reale tra il 6 e il 12 febbraio.
Per tornare a Prospettiva, che quest’anno sarà declinata in Prospettiva 150, a esemplificare il programma ci pensa il ‘sottotitolo’: stranieri in patria. Una scelta che, con evidenti richiami alla cronaca, per gli organizzatori intende però evidenziare la necessità del confronto, richiamando comunque l’anniversario dell’Unità d’Italia, altro grande filone intrapreso dallo Stabile già in questa stagione e che proseguirà nella prima parte di quella 2011/12.
Il tutto, per Prospettiva, si risolverà in un cartellone di una trentina di appuntamenti di cui non è ancora stato svelato molto. Se non qualche grande nome straniero (Thomas Ostermeier, Joel Pommerat, Guy Cassier…) affiancato a giovani italiani come Pathosformel e Anagoor, alternati a loro volta ad esperimenti italo-stranieri come il ritorno di Armando Punzo, artefice di una Compagnia della Fortezza non certo esclusivamente italica.
E stranieri in patria (e così lo stesso Punzo, forse, si sente a Volterra, dove da anni lotta per un teatro stabile in carcere) sono, per i direttori artistici, anche autori come Antonio Tarantino, Wajdi Mouawad, Elfriede Jelinek e Herbert Achternbusch, chiamati in causa con i loro testi.
“Una sezione della stagione – anticipa la presidente Evelina Christillin – si chiamerà Piemonte Felix, termine mutuato da Anna Bandettini [giornalista e critico di La Repubblica, ndr] e sarà ospitata al teatro Gobetti”.
Il termine (preceduto in ordine di tempo dalla nota Romagna felix) potrebbe oggi specularmente adattarsi, in un passaggio di staffetta da ovest ad est o viceversa, anche al Veneto, coprotagonista della scena degli ultimi anni (e non a caso Arcuri anche quest’anno da lì fa provenire il giovane teatro contemporaneo con Anagoor e Pathosformel). Ma con una differenza essenziale: se in Piemonte la parte del leone la svolge inesorabilmente Torino, in Veneto si assiste ad una proliferazione di compagnie e rassegne molto più variegata e diffusa sul territorio.
All’interno di Piemonte Felix, “in un virtuale prolungamento di ‘Fare gli italiani’, che finisce col 2011 e gli fa da apripista – spiega Martone – per la prima volta lo Stabile produrrà i Marcido Marcidorijs e Famosa Mimosa”. Tra febbraio e marzo Marco Isidori, Daniela Dal Cin (presenti in sala) e il resto della storica compagnia (ricordiamo solo Maria Luisa Abate) porteranno in scena l’”Edipo re” di Sofocle, quarto appuntamento per loro con la tragedia attica dopo “Agamennone” (’88), “I Persiani” (’92) e “Prometeo” (’96).
Tra i protagonisti di Piemonte Felix anche altre produzioni dello Stabile: da Beppe Rosso (“La bottega del caffè” da Goldoni) a Laura Curino (“Mala polvere. Veleni e antidoti per l’invisibile”).
Saltando i nomi più classici e a Klp più distanti (da De Filippo con Nello Mascia allo Shakespeare di Pagni/Sciaccaluga proseguendo con Paolo Poli, Branciaroli, Haber, Geppy Gleijeses…), accenniamo ancora ad altre due produzioni su cui lo Stabile punta molto.
La prima vede Michela Cescon in veste non solo di attrice ma anche di produttrice; ed è lei stessa al Carignano a parlarne, ricordando il suo inizio di carriera proprio a Torino: “Sono nata artisticamente qui, dove debuttai nel ’96. E la mia prima grande produzione debutterà di nuovo al Carignano”. Ripercorrendo gli ultimi anni, la Cescon racconta di essersi un po’ staccata dal lavoro grazie ai tre figli. Leggendo però “The coast of Utopia” di Tom Stoppard decide di comprarne i diritti. “Tutti mi dicevano che ero folle. Nel 2009 contattai Martone e Christillin per avere un riscontro e capire se ero davvero matta, e invece scoprii che Torino mi avrebbe supportata. Da qui l’esigenza di trovare qualcuno in grado di far navigare 36 persone. Con Marco Tullio Giordana avevo già lavorato al cinema; così gli portai il malloppo in inglese di Stoppard. Pensavo me lo avrebbe tirato dietro e invece…”.
“The coast of Utopia” (La sponda dell’utopia) è una trilogia che, in scena dal 20 marzo al 5 aprile prossimi proprio con la regia di Giordana, si potrà vedere nel corso di una settimana: un viaggio in trent’anni di storia russa dell’800 dove, accanto a discorsi utopici e letterari, si uniranno storie private d’amore e disillusione. “L’ho scelto – continua Cescon – perché mi sono emozionata nel leggerlo e l’avrei voluto vedere a teatro”.
L’altra produzione su cui il Tst punta è il “Macbeth” firmato da Andrea De Rosa, al suo debutto dal 6 all’8 febbraio, che vedrà Giuseppe Battiston come protagonista insieme a Frédérique Loliée. Anche per De Rosa si tratta di un ritorno a Torino, dove debuttò con l’”Elettra” di Hofmannsthal coprodotta insieme a Napoli.
Le liaisons con altre importanti iniziative non mancheranno neppure nella prossima stagione. A partire dalla riconfermata collaborazione con Torinodanza.
Gigi Cristoforetti, suo direttore artistico, anticipa solo qualche nome: l’inaugurazione sarà affidata al teatro equestre di Zingaro e Ko Murobushi, sommo interprete vivente del Butoh giapponese. La loro insolita unione renderà omaggio al leggendario Bartabas attraverso “Le centaure et l’animal”, alle Fonderie Limone dal 5 al 9 settembre. Seguirà Emio Greco, con la prima assoluta de “La Commedia”, tappa conclusiva del suo percorso dantesco, e Philippe Decouflé con “Octopus”, un tentacolare incanto sul tema della bellezza.
A conclusione di mandato, i successi degli ultimi anni dello Stabile torinese li snocciola con soddisfazione la presidente Christillin: “Con Martone i risultati sono stati davvero eccellenti. Dal 2007 al 2010 il totale degli spettatori è aumentato del 58%, di cui il 23% torinesi e il restante di spettatori fuori sede. Il 30% degli abbonati sono sotto i 25 anni. Inoltre, fino a non molti anni fa, le nostre produzioni viaggiavano poco, mentre ora hanno un sacco di pubblico in tournée”. E a proposito di giovani Christillin ricorda come “le Fonderie Limone di Moncalieri sono diventate il cuore pulsante del Tst, non solo per gli spettacoli ma per la scuola diretta da Valter Malosti; un esperimento unico in Italia, un campus di eccellenza sia per gli attori che per i tecnici”.
E proprio a Malosti sarà affidato il compito di ricordare il 25° anniversario dalla morte di Primo Levi, che cadrà nel 2012, attraverso la ripresa de “Il segno del chimico”.
“Forse anche John Turturro farà qualcosa dedicato a Primo Levi – svela Christillin – e magari il Tst volerà a New York. Vedremo!”.
Uno spettacolo che non mi è piaciuto , il Fratzer. Difficile riuscire a far diventare noioso Brecht, ma ci si è riusciti. Maschilista, inoltre, offensivo verso le donne e con attori molto compaciuti, Selbstverliebt. Una cosa triste, ma non per via di Brecht, o del contenuto; malfatto.