“Tu es libre” di Garolla e Martinelli: quando la libertà è letale

Photo: Laila Pozzo
Photo: Laila Pozzo

Parole scolpite nell’eco. Suoni dilatati. Voci adulterate dal microfono. “Tu es libre”, ultimo lavoro di Francesca Garolla e Teatro i, nato dentro un percorso di drammaturgia contemporanea internazionale (testo realizzato in residenza a la Chartreuse-CNES, all’interno del Programme Odyssée-ACCR con il sostegno del Ministero della Cultura e della Comunicazione) indaga i temi della morte e della vita, della guerra e della libertà.
Pur in assenza di spunti particolarmente originali, quello di Garolla, con la regia di Renzo Martinelli, finalista del Premio Riccione 2017, è un testo letterario denso di suggestioni.

Siamo nella Parigi contemporanea offuscata dal terrorismo islamico. Haner (Maria Caggianelli), giovane studentessa di Lettere Classiche, parte per la Siria e diventa jihadista. Una scelta sconcertante per il microcosmo della ragazza, che sembra limitarsi al padre, alla madre, a un fidanzato siriano mediamente idealista, a una collega universitaria mediamente frivola. I cinque personaggi agiscono in uno spazio neutro. Chiamati a una sorta d’interrogatorio, si avvicendano al microfono posto al centro della scena.

Il padre (Alberto Onofrietti) ritrae Haner come una ragazza sensibile. L’“Iliade”, la cui lettura ispira la decisione guerrafondaia di Haner, è un testo amato anche da lui. L’uomo però, riconoscendo nel capolavoro omerico un’impronta etica, non comprende la scelta jihadista della figlia.
La madre (Viola Graziosi) non discerne, nel susseguirsi di eventi tragici, il ruolo attivo della ragazza. È cosciente che in lei è avvenuto un mutamento profondo, ma di esso sembra accusare, con una punta di sospetto prevedibile, il giovane fidanzato siriano (Alberto Malanchino).
La collega universitaria (Liliana Benini), beatamente perduta nel proprio frivolo disimpegno, sottolineato da una recitazione un po’ isterica, non esita a definire Haner terrorista, accusandola di fanatismo.

E’ poi Haner a prendere la parola per raccontare sé stessa, spiegando il proprio percorso verso Daesh. Una profonda sensibilità all’ingiustizia ma anche un idealismo delirante l’hanno condotta a una scelta insensata. La consapevolezza che noi occidentali siamo vivi perché qualcun altro muore, l’intolleranza verso forme antiche d’ingiustizia, un concetto molto personale di libertà conducono Haner prima a indossare il velo, poi a imbracciare le armi. Una deriva che si compie in due anni, in cui i genitori sembrano non muovere un dito, nel rispetto (dogmatico) dell’autodeterminazione di Haner.

Nelle parole di tutti c’è una fotografia impietosa del pregiudizio occidentale, della distanza che marca la cultura europea rispetto all’Islam. Concetti come libertà, morte, guerra si muovono su confini labili.
Ad aleggiare nella messinscena, come una forma di coscienza poetica, di vibrazione innocente con zero capacità di agire sugli eventi, c’è poi l’autrice in persona, Francesca Garolla. Due cuffie la isolano in una dimensione astratta, rendendola invisibile agli altri protagonisti.
Quanta libertà siamo disposti a tollerare fuori dei nostri paradigmi occidentali? “Tu es libre” sembra suggerire che l’Europa e il mondo occidentale siano meno tolleranti di quanto si pensi.
Interessante la riflessione sulla guerra, mostro disumano che assottiglia le differenze tra vendetta e carneficina, bene e male, giustizia e arbitrio. La guerra sovverte l’amore materno, rigetta ogni logica. Quando si nutre di fanatismo, azzera la capacità di raziocinio anche di una ragazza come Haner, che dovrebbe essere espressione di una cultura intrisa di idealismo e nutrita di quei valori etici espressi dalla letteratura omerica. Invece qui assistiamo al ribaltamento di quei valori, al’insegna di una ottusità inaccettabile per noi che, a nostra volta, ci siamo nutriti di un capolavoro come l’“Iliade”, attingendone dritte per vivere pienamente la vita, non per distruggerla.
A meno che non abbia ragione Garolla: alla distruttività intrisa di fanatismo non c’è limite. Non c’è “Iliade” o facoltà di Lettere che tenga e serva da antidoto. E allora, forse, è plausibile un testo che vuole smantellare le nostre certezze rassicuranti, e ci urla che non esiste categoria di senso che funga da antidoto alla stoltezza e alla protervia umana.

La pièce ha un andamento didascalico, con un montaggio in parallelo. Diversi quadri si alternano scandendo i passaggi della vita di Haner intervallati dalla drammaturga, che si fa portatrice di un messaggio antitetico a quello della protagonista. La voce di Garolla evoca ciò che Haner poteva essere e non è stata.
Il bene ristagna nell’ombra. La scenografia essenziale, le luci semplici, la regia ordinata di Martinelli valorizzano un lavoro comunque denso di immagini poetiche, a tratti fiabesche, di sicuro impatto emozionale.

TU ES LIBRE
di Francesca Garolla
regia Renzo Martinelli
con Liliana Benini, Maria Caggianelli, Francesca Garolla, Viola Graziosi, Alberto Malanchino, Alberto Onofrietti
assistente regia Mattia De Pace
luci Mattia De Pace
suono Giuseppe Ielasi
costumi Laura Claus
produzione Teatro i con il sostegno di Fabulamundi Playwriting Europe e NEXT
photo: Laila Pozzo

durata: 1h 5’
applausi del pubblico: 2’ 25”

Visto a Milano, Teatro i, il 6 dicembre 2017

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