Era il 1947 quando otto compagnie teatrali, scartate dal Festival Internazionale di Edimburgo, decisero di dar vita a un festival autogestito e indipendente di spettacoli altrettanto liberi da istituzioni o sovvenzioni, divieti o influenze di stili, forme, culture e religioni. Unico giudice e selezionatore delle compagnie avrebbe dovuto essere il pubblico.
Nacque così la “frangia”, la “periferia” dei festival teatrali nel mondo, il Fringe.
Ormai il Fringe Festival è un appuntamento consolidato e atteso in molte città del mondo, ma è stato una vera e propria novità teatrale a Roma, sbarcato nella città eterna durante questa afosa estate in una edizione 2012 conclusasi domenica scorsa, 15 luglio.
Durante la prima edizione sono stati presentati 54 spettacoli nella bellissima e ottocentesca Villa Mercede, un piccolo parco nel cuore del quartiere San Lorenzo. La scelta dello spazio, come avviene ormai sempre più spesso nel panorama teatrale italiano, equivale ad una presa di posizione, ad una volontà etica e politica. Un luogo che sarebbe stato adatto, tempi addietro, a una festa estiva con banchetti, bancarelle e panini con la porchetta, si è illuminato per tre settimane di teatro.
Le iscrizioni sono state aperte ad ogni tipo di compagnia o artista; in palio anche la possibilità di andare al New York Fringe Festival (ma con un contributo di 2500 euro). La selezione degli spettacoli si è basata sulla qualità del testo originale, del progetto di messa in scena e l’interesse culturale dello spettacolo proposto, raccontano gli organizzatori. Ogni compagnia ammessa ha dovuto poi versare 330€ per confermare la propria partecipazione, sperando in un folto pubblico per rientrare con l’incasso delle serate.
Come tiene a ricordare il coordinatore della manifestazione Davide Ambrogi, il Fringe romano non gode di fondi pubblici e nasce dalla volontà di un gruppo di giovani indipendenti.
Abbiamo seguito lo spettacolo “Senza Niente – L’attore” di Teatro Magro, con Alessandro Pezzali. Un monologo “puro”, come si evince dal titolo stesso dello spettacolo: un attore di fronte al suo pubblico. Per di più un attore che racconta l’attore, il mestiere, o meglio, i mille modi di essere attori. Una carrellata interminabile ed esilarante di generi teatrali, presi sotto osservazione, senza altre parole oltre a quelle strettamente necessarie per caratterizzare ogni personaggio.
Pezzali dimostra una grande ironia e la capacità rara di tenere l’attenzione divertita del pubblico per l’intera durata dello spettacolo: 45 minuti di risate e applausi a scena aperta.
L’attore supera ogni difficoltà spaziale e temporale, nulla lo distrae dal suo monologo. Né la luce del tramonto che gli impedisce di trovare quella dei riflettori, né il forte canto – instancabile – delle cicale, e neppure le sirene delle ambulanze o il rombo di tutti gli aerei di passaggio. Una situazione insomma non facile per un attore che “senza niente” dà vita a mille volti, mille sfumature vocali e mimiche, una popolazione disperata e totalmente inconsapevole di esserlo.
Gli attori di Pezzali sono presentati nella loro essenza artistica, rivelandone i mondi, gli ambienti diversi che li circondano, le realtà economiche, emotive e psicologiche della quotidianità. Un panorama sulla fauna umana del mestiere di attore, da quello del teatro classico allo sperimentale, dal teatro danza al sociale… Ma la vera bravura di Pezzali è la sua estrema semplicità: senza calcare troppo la mano e senza cadere nella banale e facile macchietta, mostra caratterizzazioni di personaggi intrappolati essi stessi in uno stereotipo. In ogni attore rappresentato traspare con delicatezza il vissuto, il percorso e soprattutto le speranze macerate, stanche, sfocate, avviluppate ad una realtà lontana dai sogni.
Lo spettacolo è uno dei quattro capitoli (e relativi monologhi) che lo compongono nella sua versione integrale: l’attore, il produttore, l’amministratore e il regista.
Teatro Magro attinge dalla quotidianità denunciando lo stereotipo, il luogo comune, la retorica, il tutto permeato da un’ironia che costringe a mantenere alto il livello di attenzione sulla realtà, per una prospettiva indipendente e disincantata.
La compagnia nasce a Mantova nel 1988, sotto la direzione artistica del regista Flavio Cortellazzi, che firma la regia di questo spettacolo leggero ma allo stesso tempo sensibile.
Così si torna dalla scena alla realtà con un balzo. In un periodo in cui il mestiere del teatro viene messo alla prova costantemente, uno spettacolo come “Senza Niente” lascia dietro il sorriso un pensiero pungente e amaro.
Domani, venerdì 20 luglio, alle ore 21 al Palazzo San Sebastiano di Mantova il debutto nazionale di “Senza Niente 3 – L’Amministratore”, mentre sabato 21 luglio sempre a Mantova, dalle ore 19, “Maratona senza niente”, i tre monologhi proposti uno di seguito all’altro. Infine, domenica 22 luglio “Senza niente – L’Attore” sarà proposto anche al Kilowatt Festival.
Senza Niente – L’attore
regia: Flavio Cortellazzi
con: Alessandro Pezzali
durata: 45′
applausi del pubblico: 3′
Visto a Roma, Villa Mercede, il 13 luglio 2012
Senza Niente all’interno del Fringe di Roma è stato veramente una scoperta…e questa recensione rende a pieno lo spettacolo e lo spirito del festival. Consiglio di seguire Teatro Magro nelle sue diverse tappe e complimenti a chi ha scritto la recensione!