“Un Tramway”, spettacolo in scena alla Comédie di Ginevra la settimana scorsa, come i precedenti lavori del regista polacco Krzysztof Warlikowski, mescola i vari linguaggi dell’arte con meticolosità e originalità.
L’adattamento a partire dal testo di , “Un tram chiamato Desiderio”, punta, per espresso desiderio del regista, all’essenzialità e a dare risalto ai monologhi, in cui è svelata l’interiorità dei personaggi, soprattutto quelli attraverso cui spicca la psiche e il passato complesso e oscuro di Blanche Dubois, la protagonista interpretata da una straordinaria Isabelle Huppert.
Scavare nelle storie personali, nei drammi privati dei personaggi sembra essere per Warlikowski quasi una necessità e un modo per arrivare all’anima del testo, al suo centro, e al senso ultimo del suo teatro.
Lo spettatore assiste all’arrivo di Blanche in casa della sorella Stella, sposata (e apparentemente felice) con l’operaio polacco Stanley Kowalsky (nel 1947 interpretato da Marlon Brando nel film diretto da Elia Kazan); ma gli equilibri si rompono e il dramma può esplodere in tutta la sua durezza.
L’angoscia per una esistenza priva di ideali, di scopi, rende i giorni tutti apparentemente uguali, noiosi, profondamente inutili e carichi di una insopportabile sofferenza. In una miscela di sentimenti che non riescono a dare a Blanche, ma anche agli altri personaggi, felicità, difficile anche solo da sognare, assistiamo al delirio di una straziante tristezza.
Warlikowski mostra, ancora una volta, il suo talento nel costruire uno spettacolo carico di energie, di violenza, di erotismo. E nel minuzioso lavoro fatto con gli attori, nella scelta delle musiche e delle scenografie si svela la sua arte.
Eppure “Un Tranway” resta una pièce sospesa, mancante; qualcosa sembra fuggire nella passionalità del racconto, negli equilibri in scena, nei tempi.
I momenti musicali, interpretati da Renate Jett, si inseriscono a fatica nel corso della storia e, anzi, interrompono la tortuosa vertigine, lasciando monche le parole.
Una incontenibile e, a tratti, esilarante Blanche, con un linguaggio efficace per personalità, e con pose cinematrografiche suggestive, mal si integra con il resto, generando una mistura di tempi e di linguaggi che, nel turbinio dei patimenti, non creano armonia e non concedono al pubblico, fino in fondo, quella magia teatrale che fa la differenza.
Un Tramway
da Un Tramway nommé Désir di Tennesse Williams
regia: Krzysztof Warlikowski
con: Isabelle Huppert, Andrzej Chyra, Yann Collette, Renate Jett, Cristián Soto, Florence Thomassin.
canzoni interpretate da Renate Jett
testo francese: Wajdi Mouawad
adattamento: Krzysztof Warlikowski
scenografie e costumi: Małgorzata Szczęśniak
musiche: Paweł Mykietyn
luci: Felice Ross
drammaturgia: Piotr Gruszczyński
video: Denis Guéguin
suono: Jean-Louis Imbert
prodotto da: Odéon-Théâtre de l’Europe, Nowy Teatr Varsavia, Grand Théâtre de Luxembourg, Comédie de Genève, KoninklijkeSchouwburg-Den Haag, Holland Festival, spielzeit’europa I Berliner Festspiele, MC2 : Grenoble, Hellenic Festival
durata: 2h 10’
applausi del pubblico: 4’ 00’’
Visto a Ginevra, Bâtiment des Forces Motrices, il 15 giugno 2011