Underwork di Babilonia Teatri. Spettacolo precario per giovani naufraghi

Underwork
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Underwork (photo: Antonella Travascio)

Tre galline nostrane. Tre co.co.co. Senz’altro uniche nella fama raggiunta su tanti palcoscenici italiani. Sono la trovata naive più divertente di Underwork, spettacolo dei veronesi Babilonia Teatri che, reduci dal successo di Made in Italy, premio Scenario 2007, tornano a Torino con un nuovo spettacolo.

La metodologia di denuncia è quella a cui ci hanno abituati con Made in Italy. Una cifra stilistica che rimane invariata e si costruisce raccogliendo frasi sentite per strada, canzoni, luoghi comuni, slogan ed intercalari: tutto ripetuto con un voluto straniamento, così da farsi portavoci passivi del già detto. Unica differenza: l’abbandono dell’incisivo dialetto veneto a favore, stavolta, della lingua italiana.
Underwork, racconta il foglio di sala, “è una fotografia mossa di un tempo di mezzo in cui giovani, se da una parte sono a mollo e annaspano, dall’altra sono a mollo e fanno l’idromassaggio, bevono cocktail, galleggiano”. Babilonia punta il dito proprio contro di loro che, simbolo della precarietà lavorativa e dell’incertezza esistenziale, anziché vivere con preoccupazione un’epoca allo sfascio preferiscono cullarsi tra aperitivi e lauree nel cassetto, da trangugiare con affamata gioia.

E così tre ragazzi, rappresentati sul palco da Valeria Raimondi, Enrico Castellani e Ilaria Dalle Donne, alternano stati di noia all’euforia dei ‘must‘ riconosciuti (dal fantacalcio all’happy hour), senza rendersi conto di costruire, loro stessi, il proprio percorso di declino: un lento scivolare in una vasca da bagno in cui trastullarsi o annegare.

Un po’ di rabbia la si prova anche nel vedere tutte quelle poltrone vuote del Teatro Baretti, per uno spettacolo che, in fondo, parla di giovani con il nostro linguaggio, senza annoiare e ad un prezzo abbordabile. Eppure, dopo tanto sottolavoro, sottopagato, “sommerso dalla merda”, atipico, precario e a progetto, un bell’aperitivo (che se fai l’aperi-cena il prezzo è proprio quello dello spettacolo) è per tanti l’alternativa migliore: quella che, in due negroni, fa cadere nell’oblio la contenstata legge 30.

Si stava meglio quando si stava peggio? Come sempre Babilonia non sentenzia risposte esplicite, preferendo proporre dei quadri ispirati al proprio Nord-est di appartenenza ma che, in realtà, rappresentano l’Italia intera.

E mentre le galline, ormai scese dal palco, perlustrano il Baretti alla ricerca di mais da beccare, affiora qualche perplessità circa un lavoro la cui struttura è così simile a quella di Made in Italy. Tanto da farci pensare che siano loro, le galline, a beccare con una convinzione più pungente. Perché Babilonia Teatri, noi, li vorremmo ‘cattivi’ e irriverenti: come e più di quanto non rimproverino ai propri coetanei.
Se ci divertirono molto (cinicamente) con lo spettacolo vincitore del Premio Scenario, tanto da suscitarne più di una visione, Underwork, pur avendo lo stesso imprinting, non ha altrettanta potenza da destro ben assestato.

Una certezza, però, in tutto questo emerge: che i giovani, noi giovani, incazzati dovremmo esserlo di più. Tanto da fare appello agli stessi Babilonia. Per rivedere quella grinta a cui ci avevano abituati, portavoce di una minoranza che, forse, da qualche parte c’è.

UNDERWORK
di e con Valeria Raimondi e Enrico Castellani
e con Ilaria Dalle Donne e Simone Brussa
costumi: Franca Piccoli
scene: Babilonia Teatri/Gianni Volpe
musiche a cura di Babilonia Teatri
durata: 42’
applausi del pubblico: 1’ 56’’

Visto a Torino, Teatro Baretti, il 19 dicembre 2008

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