Vader. Lo sguardo di Peeping Tom affronta la senilità

Vader (photo: Herman Sorgeloos)
Vader (photo: Herman Sorgeloos)
Vader (photo: Herman Sorgeloos)

Nel panorama attuale della danza contemporanea europea, la compagnia belga Peeping Tom è senza dubbio uno dei gruppi di spicco, essendo riuscita in modo magistrale e significante, negli anni, a coniugare indelebilmente la danza con il teatro, conferendo a questi due linguaggi una nobiltà di accenti che negli spettacoli di Franck Chartier e Gabriela Carrizo, fondatori dell’ensemble, riescono ad amalgamarsi sempre con grande e profonda capacità espressiva.

Sin dal nostro primo incontro con la compagnia, avvenuto a Dro in occasione di “32 rue Venderbranden”, tutte le arti della scena, senza bisogno di orpelli, rappresentavano magnificamente la condizione umana, sempre alla ricerca di una felicità che (quasi?) mai viene raggiunta.
Un’impressione ulteriormente confermata da “Vader” (Padre), che ha aperto la stagione di danza dei Teatri di Reggio Emilia.

“Vader” è il primo tassello di una trilogia sulla famiglia intrapreso da Peeping Tom, cui seguirà “Moeder” (Madre) e “Kinderen” (Figli). Il tema da trattare era quindi preciso e nello stesso tempo assai scivoloso perché, vista la particolare ottica con cui viene trattato, poteva essere incanalato su canoni di stampo pietistico e moraleggiante.
Ma ciò, per lo meno in “Vader”, non è assolutamente avvenuto.

Lo spettacolo, giocato sulla diversità fra percezione e realtà in un corpo (e in una mente) in declino, è ambientato in una casa di riposo per anziani, un non luogo in cui il tempo sembra essersi fermato.
Siamo nella stanza dove gli ospiti passano la maggior parte del loro ultimo periodo di vita, tra passatempi innocenti e spettacoli nei quali sono essi stessi spesso improbabili protagonisti.

Tutto l’ambiente sa di stantio e polveroso, una sorta di prigione opprimente dove gli inservienti non fanno altro che pulire, con piccole e grandi scope, ciò che è già stato inutilmente pulito, un luogo in cui i degenti sono trasportati come oggetti da un posto all’altro, e dove i ripetuti gesti di ogni giorno sono interrotti solo da brevi improvvisi scoppi di danza.

A spezzare la monotonia di esistenze sempre uguali è un uomo che, ad un certo punto, irrompe sulla scena trasportando di peso un nuovo degente, il vecchio padre.
Ma il nuovo mondo in cui, suo malgrado, l’anziano padre entra a far parte lo guarda di soppiatto, mescolando indifferenza e sospetto. Eppure il nuovo venuto pian piano si adatterà, seppur con difficoltà, attraversato com’è dai ricordi, intervallati dalle proprie fobie che, ingigantite dalla situazione di sottile violenza in cui vive, si riversano sugli altri degenti in gesti che paiono non aver più nulla di umano.

L’unico baluardo di libertà rimasta è allora un pianoforte, a cui l’uomo si aggrappa per strappare pochi attimi di felicità, per cantare significatamente “Feelings” o eseguire un trascinante concerto di Bach.
Ma il tempo passa inesorabilmente, ed anche chi lo ha accompagnato in questa prigione dovrà sottostare alle leggi che regolano la vita, nel crudele gioco delle generazioni che si riverbera di figlio in figlio.

Con intensità emotiva, mai sottolineata con enfasi ma con sottili cambiamenti di senso, dove la danza si intrufola nei meandri dei segni lasciati liberi dal teatro, “Vader” propone – in perfetto equilibrio tra i due linguaggi – tutte le coniugazioni che la parola padre evoca al “calar del sipario”.

Leo De Beul, Tamara Gvozdenovic, Hun-Mok Jung, Simon Versnel, Maria Carolina Vieira, Brandon Lagaert e Yi-Chun Liu, i danzatori professionisti della compagnia, riescono in modo molto efficace, mescolandosi agli anziani figuranti che li accompagnano ogni volta nell’impresa, a creare un universo davvero particolare, dove gli spettatori possono percepire appieno un grumo complesso di forti emozioni in cui anche l’ironia fa spesso capolino, per mitigare il senso di estrema e profonda melanconia che pervade tutto lo spettacolo.

VADER

Direction: Franck Chartier
Directorial assistance and dramaturgy: Gabriela Carrizo
Creation and performance: Leo De Beul, Marie Gyselbrecht / Tamara Gvozdenovic, Hun-Mok Jung, Maria Carolina Vieira, Simon Versnel, Brandon Lagaert & Yi-Chun Liu, , with the support of Eurudike De Beul
Artistic assistance: Seoljin Kim, Camille De Bonhome
Sound composition and arrangements: Raphaëlle Latini, Ismaël Colombani, Eurudike De Beul, Renaud Crols
Sound mixing: Yannick Willox
Light design: Giacomo Gorini & Peeping Tom
Costume design: Peeping Tom & Camille De Bonhome
Set design: Peeping Tom & Amber Vandenhoeck
Set construction: KVS-atelier, Filip Timmerman, Amber Vandenhoeck
Technical direction: Filip Timmerman
Technicians: Hjorvar Rognvaldsson, Wout Rous & Amber Vandenhoeck
Production: Peeping Tom
Co-production: Theater im Pfalzbau (Ludwigshafen), Royal Flemish Theatre – KVS (Brussels), Festival GREC (Barcelona), HELLERAU – European Center for the Arts Dresden, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Théâtre de la Ville (Paris), Maison de la Culture (Bourges), La Rose des Vents (Villeneuve d’Ascq), Le Printemps des Comédiens (Montpellier), with the support of Sommerszene, Szene Salzburg (Salzburg)
Sales: Frans Brood Productions
Peeping Tom wishes to thank: Héloïse da Costa, Blandine Chartier, Emiliano Battista, Diane Fourdrignier and Seniorencentrum Brussel vzw

durata: 1h 30′

Visto a Reggio Emilia, Teatro Ariosto, il 10 ottobre 2014
Prima nazionale

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