Valle Occupato: blitz con striscione in attesa di un dialogo col Comune

Lo striscione appeso alla scalinata di Palazzo Senatorio
Lo striscione appeso alla scalinata di Palazzo Senatorio
Lo striscione appeso alla scalinata di Palazzo Senatorio

Nemmeno un’ora fa, alle 13 di oggi, gli occupanti del Valle di Roma, dopo aver tenuto una conferenza stampa presso il foyer del Teatro Valle, ​hanno fatto un blitz in piazza del Campidoglio ​e appeso uno striscione simbolico sulla scalinata di Palazzo Senatorio​ (nella foto) “al grido di” – si sarebbe detto una volta – #tristeèlacittà.

Riapertura quindi del foyer del teatro, chiuso alla cittadinanza – hanno ricordato gli occupanti – dall’11 agosto.

Alla luce di quanto sta accadendo negli spazi dedicati all’arte e allo spettacolo della capitale (ultimo, lo sfratto dell’Eliseo) gli occupanti chiedono, in occasione del consiglio comunale convocato per oggi sulla manovra di bilancio, un tavolo di confronto con il sindaco e l’assessore alle politiche culturali: “Il tavolo non sta andando nella direzione auspicata e promessa dalle istituzioni ad agosto”.
Sabato alle 16 assemblea pubblica cittadina in via di Santa Croce in Gerusalemme, e lunedì assemblea degli artisti.

“Triste è la città che chiude i suoi teatri – ha letto una portavoce durante la conferenza stampa – Vogliamo alzare lo sguardo, vogliamo cambiare rotta. Il panorama che abbiamo davanti agli occhi è deprimente; la scena culturale a Roma è al collasso. Il Teatro Eliseo è stato chiuso dalla forza pubblica dopo una gestione fallimentare dei privati ma dopo che per anni è stato il teatro romano più finanziato con risorse pubbliche. Modelli in crisi? Il Teatro Palladium non è più sede del Romaeuropa Festival, unica programmazione internazionale di rilievo a Roma ed è tenuto aperto a stento con un progetto di cui si capisce poco la natura. Al Quirino, un tempo patrimonio pubblico, come fu il Valle, e ‘regalato’ a privati, confusione e poca trasparenza sulla gestione. Il Teatro India, la scena off della città, luogo naturale della ricerca e delle compagnie emergenti, è stato chiuso per lavori discutibili decisi dall’allora direttore Lavia e rimane – una sala esclusa – un cantiere. Al Teatro dell’Opera altro pasticcio: mancanza di una direzione, di un progetto e di finanziamenti. Cinema America: sgomberato. Chiudono a decine le sale cinematografiche; chiudono le librerie. I teatri di cintura a forza di definanziarli, lottizzarli e ormai monopolizzati stentano a divenire qualcosa, eppure dovrebbero essere i centri propulsivi di azione culturale nei territori, nelle periferie”.

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