Il Vangelo secondo Antonio. L’Alzheimer secondo De Luca

Il vangelo secondo Antonio (photo: Manuela Giusto)
Il vangelo secondo Antonio (photo: Manuela Giusto)

Avevamo lasciato Dario De Luca, con Saverio La Ruina una delle due anime della compagnia calabrese Scena Verticale, impegnato in un interessante percorso di teatro canzone.
Lo abbiamo ritrovato al Teatro Ringhiera di Milano in “Il Vangelo secondo Antonio” nei panni di un povero prete, don Antonio, parroco di una chiesa sperduta della Calabria.

Don Antonio è un prete caparbio e pieno di speranze verso un futuro difficile ma migliore.
Sembra facile il compito pastorale di don Antonio, ma non è così; la giornata è puntellata di piccole e grandi incombenze: bisogna “dire” messa, preparare le prediche, celebrare matrimoni e funerali, evitare che ogni festa sacra diventi una baracconata, ma soprattutto sistemare gli ennesimi migranti scampati alla forza del mare. E c’è pure da avere a che fare con un vescovo che recalcitra ad ogni sua ragionevole proposta di cambiamento.

Per fortuna, al suo fianco, da sempre vi è la fedele sorella Dina, perpetua solerte e rispettosa, e poco più in là il giovane seminarista Fiore, che gli dà una mano in occasione delle funzioni.
Durante la Messa, indicando il crocefisso che lo sovrasta, don Antonio continua a ripetere che sì, “bisogna che ognuno, proprio ognuno, debba portare la sua croce avendo fede in Cristo”.
E la sua croce improvvisamente arriva, prima pian piano, poi in maniera sempre più progressiva: l’Alzheimer si impossessa infatti del corpo di don Antonio. Solo Dina gli sta, ancora e nonostante tutto, accanto, vivendo questo calvario, e osservando da vicino il decadimento fisico e mentale del fratello: “La malattia colpisce più me di lui, lui nemmeno se ne accorge, sono io che ne rimango svuotata, vedendolo morire giorno per giorno” va ripetendo.

Antonio ora non riconosce più nulla, è solo al crocifisso che rivolge tutte le sue attenzioni, deponendolo dall’altare per cercare di consolare quel povero giovane così solo e sofferente, messo in croce senza nessuna colpa. Lo fa forse perché quel giovane assomiglia così tanto a lui, e come quel giovane in croce soffre di una morte lenta e “vigliacca”.

La scena de “Il Vangelo secondo Antonio” è volutamente povera, con semplici oggetti che la punteggiano, un pouf e un tavolino, mentre in fondo si erge una specie di altare, sul quale svetta un imponente crocifisso. Una cornice di ferro ricoperta di led luminosi disegna i vari ambienti in cui si svolgono le scene, resa partecipe dalle musiche, tutte inedite, composte da Gianfranco De Franco, ma anche dalle canzoni significative di Gianni Bella (“Sei quello che sei, ma non ci sei”), con frequenti riferimenti alle Pietà rinascimentali.

Lo spettacolo, che prende spunto da una vicenda realmente accaduta, è scritto, diretto ed interpretato con efficace adesione da Dario De Luca, insieme a Matilde Piana, una commossa e commovente sorella complice nel dolore, e a Davide Fasano.
Risulta, alla fine, più che uno studio reale ed emotivo sull’Alzheimer, che comunque viene osservato capziosamente in tutto il suo percorso degenerativo, una bella e composta riflessione sul tema del dolore, coniugato con quello della fede, spesso nella vita accomunati, capaci di scombussolare le logiche e le reazioni degli esseri umani. Ed è in questo senso che lo spettacolo si fa amare, pur nei limiti di un teatro di stampo tradizionale, che tutto dice e suggerisce, ma che al contempo ci fa scoprire direzioni inaspettate di un autore come De Luca, che sta cercando con caparbietà una sua poetica attraverso uno stile ancora in divenire.

A Cosenza il 26 e 27 dicembre.

Il Vangelo secondo Antonio.
con Matilde Piana, Dario De Luca, Davide Fasano
musiche originali Gianfranco De Franco
scena e disegno luci Dario De Luca
audio e luci Vincenzo Parise
assistente alla messinscena Maria Irene Fulco
costumi e assistenza all’allestimento Rita Zangari
realizzazione scultura Cristo Sergio Gambino
organizzazione generale Settimio Pisano
produzione Scena Verticale

Visto a Milano, Atir Teatro Ringhiera, il 2 dicembre 2016

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