E’ un lavoro interessante, quello che hanno proposto di recente presso il CRT di Milano Cristian Ceresoli con Silvia Gallerano e Antonio Pizzicato: “La ballata dei poveri cristi. Canzone al Vangelo” arriva dopo la creazione di qualche anno fa del duo Pizzicato-Ceresoli “Voce sola”, che immergeva Edipo nelle nostre metropoli.
L’audacia artistica ha spinto i due a spostarsi dal Pantheon classico al Paradiso cristiano, portando nella West Bank di oggi (la martoriata linea di confine fra i tre monoteismi, fra due stati, decine e decine di gruppi e insediamenti) il più illustre fra i figli di quella terra, quel Gesù di Nazareth che circa duemila anni fa, con la sua vita, modificò il corso di molti eventi che di lì in poi sarebbero occorsi all’umanità.
Il preambolo potrebbe sembrare un po’ divertito, ma in realtà l’esito creativo che viene fuori dal tentativo di accostare, ancora una volta, una storia moderna e una storia di ieri nasce dal sovrapporsi di suggestioni creative di anni.
Lo spettacolo vede al centro della scena Gallerano e Pizzicato accompagnati dalla fisarmonica di Gianluca Casadei. Il loro raccontare si muove su toni di liturgico e di narrazione, in un esperanto dell’attesa di salvezza fra italiano, greco, aramaico, con cadenze di canto popolare e canzone brechtiana.
All’operetta espressionista assomigliano alcune delle cose più interessanti della “Ballata”, che se in qualche momento tocca con un po’ di edulcorata indulgenza il tema dell’attesa della gioia, della nascita, dell’avvento della speranza, resta un lavoro compatto, prodotto da un gruppo giovane che ha possibilità di proporre il modulo narrativo in modo interessante su altri temi.
Abbiamo scelto “La ballata dei poveri cristi” come proposta fra le giovani compagnie perché si stacca da quanto abbiamo visto di recente e ritorna con misura e gusto su uno schema teatrale consolidato, che affonda le radici non solo nel secolo scorso, ma anche nell’intera tradizione del racconto e dell’oralità della vicenda umana, trasformando la storia di Cristo in un’operina folk.
Ne abbiamo parlato, dopo lo spettacolo, con il gruppo, coagulatosi intorno a Ceresoli, scrittore, poeta e regista nato a Bergamo nel ’75, esperienza da giramondo e un cursus onorum da autodidatta (se si eccettua il Workcenter of Jerzy Grotowski e gli stage con Gabriele Vacis e Marco Martinelli), Goffredo Fofi e Attilio Zuccarello. Importante poi l’incontro con il compositore e interprete Antonio Pizzicato, con cui ha preso parte a molti festival teatrali internazionali. Il risultato è quello di cui parliamo oggi: un interessante tentativo di messa cantata senza assoluzione, per chi ancora crede che l’uomo, prima che cercare il suo Dio fuori, dovrebbe cercarlo dentro di sé.