È il mondo variegato, povero e chiaroscurale del compositore e violinista veneziano Antonio Vivaldi (1687-1741), che la compagnia di danza Spellbound Contemporary Ballet mette in scena in “Vivaldiana”, proposto a fine dicembre al Teatro Carcano di Milano dopo il debutto, lo scorso settembre, al Grand Théâtre de Luxembourg.
Ordinato sacerdote nel 1703, soprannominato per la sua capigliatura «il prete rosso», Vivaldi fu dispensato dal celebrare messa per le cattive condizioni di salute. Allora iniziò a insegnare violino nel conservatorio della Pietà, che accoglieva orfani, figli illegittimi, malati. Forse per questo, in “Vivaldiana”, la costumista Mélanie Planchard sceglie per i nove danzatori costumi vintage semplici, distanti dall’estetica barocca, larghi, così da permettere movimenti fluidi e nascondere sia la tonicità dei muscoli sia la plasticità dei corpi. I colori degli indumenti sono freddi e scialbi, con la costante di calzini spessi a mezzo polpaccio. I ragazzi hanno camicia e pantaloni di colore chiaro, le ragazze gonna a pantalone e camicia verde acqua.
Le luci disegnate da Marco Policastro sono cupe, dilatano il palco vuoto, creano spazi distesi come corridoi e atri ariosi. Squarciando a malapena la penombra con sottili reticoli. Ora riproducono bagliori lunari, ora raggi solari filtranti, che feriscono il buio e producono sottili contrasti con i corpi.
I brani scelti per questo lavoro (Spellbound si era misurato alcuni anni fa con “Le quattro stagioni”) sono musiche sacre e cantate, in assiduità con l’esegesi bachiana. Vi si ritrova tutta la forza espressiva vivaldiana: le vibrazioni ritmiche, l’eufonica concentrazione del canto negli adagi, la polifonia nitida e smussata delle fughe, la piacevole ricercatezza dei timbri e dei suoni. Virtuosismi levigati avviano l’armonia del canto.
Ispirazione corale ed esibizione solistica vanno di pari passo anche nelle coreografie orchestrate da Mauro Astolfi, fondatore della compagnia nel 1994 di ritorno da una lunga e formativa parentesi negli Stati Uniti. Usando il linguaggio universale della danza, Astolfi traduce in movimento le linee terse di Vivaldi, la trattenuta e insieme umanissima polifonia di ascendenze rinascimentali così limitrofe allo stile di Bach.
Apprezziamo la purezza dei gesti sotto i coni di luce, le relazioni sinuose dei corpi tra pulviscoli luminescenti, con la musica, oppure in assoluto silenzio. La tessitura dei corpi emula la trama delle note e degli strumenti musicali. I movimenti, che riproducono abbracci e accudimenti, sono come archetti sulle corde del violino. Essi creano e frantumano prigioni. Le figure in scena sono assertive, ogni danzatore con la propria personalità. La tensione degli sguardi costruisce architetture razionali, geometrie lineari che si sfilacciano e ricompongono di continuo.
Ansie e inquietudini si traducono in assembramenti di corpi, scogli e zattere trasportate dal mare. Esse trovano nella compattezza e nell’assiduità dei gesti risposte euritmiche, capaci di disperdere pathos e caos. È una sequenza movimentata, serrata, di cadute e rinascite, avviate dalla normalità di sguardi più solidali che complici, con movenze pudiche anziché erotiche.
L’eufonia dei corpi, la sinestesia dei sensi, alimenta spazi metafisici dove si affaccendano creature solenni, dagli sguardi profondi e mai domi.
Lo spettacolo sarà in tournée il 19 gennaio a Rieti, il 27 febbraio a Bologna, il 29 marzo a Casale Monferrato e dal 5 al 10 maggio a Roma.
VIVALDIANA
Coreografie Mauro Astolfi
Musiche Antonio Vivaldi
Disegno luci e set concept Marco Policastro
Costumi Mélanie Planchard
Assistente alla coreografia Alessandra Chirulli
Una coproduzione internazionale tra Spellbound Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Orchestre de Chambre de Luxembourg con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Lussemburgo e cultur partner, c/o Norddeutsche Konzertdirektion Melsine Grevesmühl GmbH
durata: 55’
applausi del pubblico: 3’
Visto a Milano, Teatro Carcano, il 21 dicembre 2019