Il week end di Ruccello secondo Luca De Bei

Il week-end di Luca de Bei (photo: Pietro Pesce)
Il week-end di Luca de Bei (photo: Pietro Pesce)

Anni Ottanta: dal Sud “mitico e crudele” alla vita in una grande città. Il bisogno di rivendicare un’identità da donna emancipata, ma intanto una profonda solitudine.

“Week end”, sorta di thriller psicologico in scena a dicembre all’Elfo Puccini di Milano, con la regia di Luca De Bei, ritorna al testo scritto da Annibale Ruccello nel 1983, tre anni prima della sua prematura scomparsa.
È l’ultimo della trilogia “Teatro da camera”, seguendo “Le cinque rose di Jennifer” e “Notturno di signora con ospiti”. Nel primo la solitudine abita un quartiere-ghetto della periferia napoletana e ha come vittima un trans. “Notturno di signora con ospiti” prepara invece il terreno ai fantasmi di una moderna Medea. Mentre “Week end” indaga l’animo di Ida (Margherita Di Rauso), seriosa professoressa di lingue di origini meridionali ma da anni residente a Roma.

Nel suo ingresso in scena, silenzioso e teso, Ida appare una donna austera, livida, dentro un abito antiquato che non lascia spazio a fronzoli e vanità. Entra zoppicando in un’abitazione borghese, appoggia i compiti da correggere sullo scrittoio e indossa un paio di calzature più comode. Infine consuma in fretta, in piedi, un pasto frugale.
Gesti e dettagli della scenografia concorrono a tratteggiare un ritratto vivido della protagonista.
È la casa di una donna sola, circondata dai suoi libri e dai dischi francesi. Altri particolari (la luce scura, il pasto fatto di poche fette di prosciutto nella vaschetta di plastica) rivelano solitudine e trascuratezza.

A smuovere questa solitudine è l’arrivo di uno studente liceale (Lorenzo Grilli), cui Ida impartisce lezioni private. La lettura di un tema su Leopardi rivela i limiti del ragazzo e la severità classista d’altri tempi di Ida, offrendo il pretesto per momenti d’ilarità. Liquidato il ragazzo, la professoressa telefonerà all’idraulico, lamentando una perdita che si scoprirà poi inesistente, ma che offrirà alla donna l’occasione per concupire il ruspante operaio (Giulio Forges Davanzati).

Con la notte di passione, ecco la metamorfosi: Ida non è più la seriosa insegnante in tailleur grigio, ma una donna sensuale e disinibita, avvolta in una vestaglia di seta variopinta. Bellezza ed eros straripano da questa quarantenne, pronta a gettarsi in un week-end di follie liberatorie (o vanamente tali).
La passione e la carica sessuale dei due occasionali amanti si scontrerà infatti con la distanza culturale che emergerà l’indomani, al momento della colazione. Ida, che viene dalla provincia napoletana, da un Sud impietoso da cui bisogna fuggire per emanciparsi, si scontra con una città che offre più occasioni ma anche relazioni labili, di cui si fa simbolo il giovane idraulico, insensibile alla storia di Ida.
La conversazione assume così tratti grotteschi, concludendosi con un nuovo amplesso. In un impeto di passione Ida, annebbiata dall’alcol, crederà di aver ucciso l’amante. E la scena si ripeterà identica con lo studente. Sono omicidi immaginati. Per un inconscio che confonde le carte, mescola incubi, desideri inappagati e pensieri torbidi.
Le riflessioni amare diventano monologo. E dal flusso di coscienza emergono risvolti macabri.

Amore, solitudine e morte aleggiano in una partitura intensa disegnata con precisione da Luca De Bei. Margherita Di Rauso porta in scena con magistrale disinvoltura un personaggio complesso, di cui rende le sfumature più sottili sia nei momenti di comicità, sia nel monologo drammatico davanti allo specchio.
Giulio Forges Davanzati, nei panni dell’idraulico, interpreta con vigore un personaggio che forse avrebbe avuto bisogno di tinte meno grottesche. La fisicità, l’accento, i gesti sono fin troppo rivelatori dell’identità proletaria dell’uomo, scivolando spesso nella caricatura.
Lorenzo Grilli infine indossa i panni dello studente liceale, cui dona tutta la ruvidità dell’adolescenza.

La volontà registica di mantenere un impianto tradizionale dai colori vintage è ribadita dagli oggetti di scena – il telefono fisso, il giradischi, la sigla della “Domenica sportiva” alla tv –, elementi che non possono che sottolineare la continuità di stile (oltre che di tematiche) della trilogia di Ruccello.

WEEK END
di Annibale Ruccello
regia di Luca de Bei
scene Francesco Ghisu
costumi Lucia Mariani
con Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati, Lorenzo Grilli
disegno luci Marco Laudando

durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 5’

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 17 dicembre 2016

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