Se dovessimo utilizzare due aggettivi per raccontare la conferenza stampa della ventesima edizione del Festival delle Colline Torinesi sceglieremmo: inusuale e divertente, fatto che – diciamolo – non è proprio abituale per una conferenza stampa.
“Vent’anni di scelte rigorose, di straordinarie relazioni internazionali, di lavoro sul territorio, di alleanze produttive, di tutela dei progetti artistici, di tenace ricerca di contributi, di fiducia ottenuta, di coraggiosi auto-finanziamenti, di premi” è il riassunto formale di questo compleanno importante.
Un’edizione che quindi vuole festeggiare tutto ciò attraverso una dedica speciale alla donna, cittadina del mondo e motore di cambiamento della società. Così come donne sono state le prime protagoniste del percorso delle Colline: il ricordo va a “Dell’immagine tesa”, in scena Galatea Ranzi e Mira Andriolo. Era il 1996 e la location Villa Bria, a Gassino Torinese, per l’appunto sulle Colline Torinesi.
Il XX che marchia quest’edizione non indica solo il traguardo numerico, ma anche i due cromosoni femminili: “I maschi ne hanno uno X e uno Y, tranne rare eccezioni come l’ornitorinco…” ci riporta un divertito Sergio Ariotti alle prese con citazioni da Wikipedia.
Ed è donna, Zena El Khalil, l’artista libanese che ha disegnato il nuovo logo di questa edizione delle Colline. Presente due volte alla Fondazione Mertz di Torino (location anche di alcune date del festival), il tratto della designer riporta alla duplice idea di vita e di morte.
Sergio Ariotti, che insieme a Isabella Lagattola dirige le Colline, ci introduce in questa nuova edizione – in scena dall’1 al 20 giugno (e anche le date non sono casuali) – scegliendo una modalità curiosa: la presentazione ad estrazione. E’ il pubblico che estrae dal contenitore di vetro i biglietti su cui sono riportati titoli e temi di quest’edizione.
Allora, seguendo l’ordine d’estrazione, partiamo dalla Germania.
Anche il festival si collega all’iniziativa “Torino incontra Berlino”. Ecco allora due prime nazionali delle She She Pop, il collettivo berlinese femminile che si autodefinisce “Performance-Kollektiv”, il teatro di tendenza in Germania, un’avanguardia che affronta temi quotidiani e tabù. A Torino saranno in scena il 15 con “Testament. Preparativi tardivi per una nuova generazione ispirati a Re Lear”, mentre il 18 e 19 giugno presenteranno “Fruhlingsopfer”, una lucida analisi dei rapporti contraddittori tra le generazioni (con le vere madri delle interpreti in video). Liberamente ispirato a “Le Sacre du Printemps” di Strawinskij (in cui un’adolescente viene barbaramente sacrificata agli dei) diventa una sorta di manifesto sul ruolo della donna, prigioniera del conflitto tra vita privata e carriera.
Torna a Torino la Socìetas Raffaello Sanzio con “Macbeth su Macbeth su Macbeth” di Chiara Guidi (4 giugno). E fu proprio la Socìetas, con “Voyage au bout de la nuit” di Céline, presentato nel 2000 a Stupinigi, a dare una spinta decisiva al festival verso il teatro di ricerca.
Una ricerca che contraddistingue anche la Fondazione Mertz, che ospiterà nei primi giorni del festival il nuovo spettacolo di Cuocolo/Bosetti (1, 3, 4 giugno) “MM&M Movies, Monstrosities and Masks”, in prima nazionale, che affronta il rapporto tra finzione e realtà partendo proprio dal teatro.
Altro ritorno alle Colline è quello di Ricci/Forte, che propone la trilogia di Eschilo in “Darling (Ipotesi per un’Orestea)”. In scena anche una delle attrici-simbolo del duo, Anna Gualdo “a governare il rito con il suo nero costume settecentesco”.
“Blue Kafka” è invece un progetto speciale dei Maniaci d’Amore (Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, che dal 2009 vivono e lavorano insieme a Torino) co-prodotto dalla Scuola Holden con la regia di Filippo Renda. I Maniaci d’Amore hanno lavorato insieme agli allievi del College Acting della Holden sui testi del drammaturgo di Praga, in particolare su “La Metamorfosi”. L’esito lo vedremo in scena il 9 giugno.
Il nuovo spettacolo del Teatro delle Albe su Aung San Suu Ky vede ancora protagonista Ermanna Montanari diretta da Marco Martinelli. “Vita agli arresti di Aung San Suu Ky” ci riporta alla vita del premio Nobel birmano, donna che siede nel Parlamento del suo Paese dopo 21 anni di carcere.
Ancora donne per altre due compagnie di ritorno a Torino e simbolo del nostro teatro contemporaneo più vivo negli ultimi anni: Valeria Raimondi di Babilonia Teatri e Licia Lanera di Fibre Parallele (e non ce ne vogliano i rispettivi partner, di vita e arte, se citiamo qui loro), protagoniste rispettivamente di “Jesus” (il 10 giugno) e “La Beatitudine” (6 giugno). Entrambi i lavori affronteranno sul palco grandi temi: dal senso della vita al sesso e al potere.
Altra figura femminile evocata in questo festival sarà quella di Susanna Colussi Pasolini, madre di Pier Paolo, scrittrice e anche attrice per il figlio; una figura scelta da Antonio Latella per il nuovo spettacolo “Ma” (testo di Linda Dalisi), in prima assoluta il 16 e 17 giugno: “Tutta la letteratura e il teatro di Pasolini – scrive Latella – sono pervasi dalla presenza di quella madre che lo ha accompagnato nella fuga dalla banalità coatta del vivere quotidiano”.
Un nuovo confrontarsi del regista con l’opera e il pensiero dell’artista italiano dopo “Pilade”, del 2002, e “Porcile”, del 2004. In scena Candida Nieri, Premio Ubu 2013 insieme a Caterina Carpio e Valentina Vacca per “Francamente me ne infischio” dello stesso Latella.
Ancora una donna, Maria Maglietta, questa volta alla regia del nuovo spettacolo di Marco Baliani prodotto da Marche Teatro, “Trincea”, uno spettacolo crudo e sanguigno sulla condizione del soldato ma anche, inevitabilmente e in modo grottesco, sulla nostra vita quotidiana, spesso messa di fronte a “nuove trincee”.
La nuova produzione di Baliani, racconta Ariotti, doveva essere inizialmente sul tema del cibo, in onore di un altro tormentone di quest’anno: l’Expo. Ha poi virato altrove nel centenario (’14) della Prima Guerra Mondiale.
Il 13 e 14 giugno andrà in scena “Esterniscespiriani” della compagnia Katzenmacher di Alfonso Santagata, spettacolo itinerante alle Fonderie Limone e risultato di un laboratorio gratuito sul territorio.
Il 16 sarà la volta dei leccesi Cantieri Teatrali Koreja con “La parola padre”, drammaturgia e regia di Gabriele Vacis. Sei attrici selezionate attraverso seminari tenuti in Europa si incrociano; tutte hanno conti in sospeso con la propria patria e il proprio padre.
L’8 giugno Deflorian/Tagliarini presentano anche a Torino “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”. Daria e Antonio collaborano insieme dal 2008, dando vita a progetti teatrali come autori e attori. Tratto dal romanzo del greco Petros Markaris lo spettacolo vince il premio Ubu nel 2014 per la ricerca drammaturgica. Uno straziante ritratto della vita e delle scelte ultime durante la crisi economica.
Davvero un’edizione al femminile quella 2015, se proseguiamo citando Irene Ivaldi protagonista di “Giro di vite (primo movimento)” di Valter Malosti, tratto dall’omonimo romanzo di Henry James (12, 13, 14 giugno); mentre Chiara Lagani firma la nuovo drammaturgia di “Kriminal Tango”, un recital su Fred Buscaglione che andrà in scena nella suggestiva cornice de Le Roi Music Hall ex Lutrario, la sala da ballo di via Stradella disegnata nel 1959 da Carlo Mollino.
“Biokhraphia”, performance di Lina Saneh, affronterà invece il mondo arabo, ma non solo quello, riguardo al tema della libertà individuale, soprattutto femminile. Scritto a quattro mani con Rabih Mroué, lo spettacolo è prodotto dal Teatro Vidy di Losanna, nuovo partner europeo del festival (17 e 18 giugno).
Ultimi, ma solo per ordine di estrazioni, arrivano “Io, Nessuno e Polifemo”, nuovo ritorno di Emma Dante (19 e 20 giugno), in scena anch’essa con attori, mucisisti e danzatrici. Il lavoro è tratto da una “intervista impossibile” ripubblicata anche dalla Glifo Edizioni, giovane casa editrice palermitana presente all’ultimo Salone del Libro.
“Las ideas” di Federico Leon verterà invece sulla nascita dell’idea artistica: una prima nazionale dell’artista argentino, personaggio di spicco dell’avanguardia teatrale di un Paese in piena espansione culturale, basti pensare agli oltre 350 teatri di Buenos Aires tutti in attività…
Il 15 giugno sarà la volta di “Mahagonny”, una scanzonata tragedia post-capitalistica in prima nazionale firmata Il Mulino di Amleto. Lo spettacolo, vincitore del bando “Scene allo Sbando” della Compagnia di San Paolo, è un ambizioso progetto, legandosi ad “Ascesa e caduta della città di Mahagonny”, uno dei capolavori del teatro politico nato dalla collaborazione tra Bertolt Brecht e Kurt Weill, rappresentato per la prima volta nel 1930.
Il festival si concluderà il 20 giugno con la collaborazione tra Roberto Rustioni e Fattore K, che presentano in prima nazionale “Villa dolorosa”, scritto dalla drammaturga Rebekka Kricheldorf e liberamente tratto dalle “Tre Sorelle” di Čechov.
I bigliettini nell’urna sono finiti. E l’escamotage ha reso il passare del tempo veloce. Attorno al festival come sempre anche iniziative collaterali: incontri, presentazioni, proiezioni.
Sergio Ariotti chiude la conferenza stampa con un atto dovuto ma spesso dimenticato: un ringraziamento allo staff, la cui composizione è da sempre per le Colline molto al femminile, a quel grande lavoro svolto dietro le quinte affinché tutto possa funzionare al meglio.
Si parte lunedì 1° giugno.