Seguendo le linee programmatiche che hanno segnato la sua XX edizione, il Festival delle Colline Torinesi torna (dal 2 al 21 giugno) proseguendo da dove aveva lasciato, nell’ottica di un’investigazione triennale che intende valorizzare – sulle tracce indicate dal Mibact – la donna.
Ma la questione di genere, così come viene posta da un festival ‘fatto’ da molte donne – e che si chiede se la speranza per un progresso futuro possa essere incarnata dalla figura femminile – , in questa edizione andrà a tangere un aspetto di cui, nell’ultimo anno, in Italia si è parlato e discusso molto: dalla censura dei libri per bambini tacciati d’essere “pro-gender” ai sit-in delle Sentinelle in Piedi, alle lotte (vinte?) per il riconoscimento delle unioni civili…
Non di sole donne, dunque, in questo festival. Ma di orientamento sessuale, identità di genere, diritti civili. Da cui il leitmotiv della XXI edizione:
L’identità è un genere?
La domanda risuonerà fin dai primi giorni di festival, con l’arrivo del nuovo lavoro di Tindaro Granata, “Geppetto e Geppetto”, dopo la tappa calabrese a Primavera dei Teatri. Per poi riverberare in uno spettacolo di cui, nell’ultima stagione, si è già detto e scritto molto: “Mdlsx” dei Motus, che ancora una volta si avvarrà della forza scenica di Silvia Calderoni.
E ancora, in questa traiettoria transgender, da sud a nord, anche Arturo Cirillo con “Scende giù per Toledo”, di Patroni Griffi, per poi seguire la scia delle “lacrime di Monica Bacio”, alias Lorenzo Fontana, riuscito nella dura impresa di aver prodotto questo debutto attraverso un’opera di crowdfunding portata in giro per Torino.
Torinese è anche lo studio dei fratelli De Serio “Stanze / Qolalka”, prima tappa di un progetto biennale sulla “catena poetica”, tradizionale modalità espressiva della poesia somala, che vede protagonisti rifugiati politici della Somalia in soggiorno provvisorio a Torino.
E parlando di Africa citiamo la lettura scenica che da Roma porteranno Daniele Timpano ed Elvira Frosini, interrogandosi sul nostro passato coloniale.
Ritorniamo a Torino per il debutto del nuovo spettacolo della Compagnia della Magnolia: “1983 Butterfly”, ispirato all’esistenza del diplomatico francese Bernard Boursicot (che sarà presente alla prima) e Shi Pei Pu, cantante dell’Opera di Pechino, protagonisti di vite in bilico fra spionaggio, trasgressione e amore.
Di trasgressione e amore vivono anche i protagonisti di “Orgia” di Pasolini, che lui stesso diresse proprio a Torino, al Deposito d’Arte Presente, nel 1968 per poi proseguire le repliche nella Sala Colonne del Teatro Gobetti, protagonisti Laura Betti e Luigi Mezzanotte, con le scene di Mario Ceroli e le musiche di Ennio Morricone: proprio in quella sala che, in occasione del 40° anniversario dalla morte appena passato, gli è stata dedicata dallo Stabile di Torino.
Fibre Parallele firmano questa coproduzione del festival che vede in scena Licia Lanera e Nina Martorana.
Ma non è l’unico omaggio a Pasolini. Anche Ricci / Forte tornano alle Colline, e lo fanno con “PPP. Ultimo inventario prima di liquidazione”, alla ricerca della forte vocazione etica del poeta di Casarsa.

Lo sguardo internazionale del festival proporrà un percorso migrante (e in gran parte femminile) tra Grecia, Francia, Israele, Romania e Argentina.
Ad aprire questo segmento sarà, il 6 e 7 giugno, la Romania di Ana Maria Sandu con “Alearga”, in cui una giovane donna si interroga sulla sua esistenza e identità. Protagonista la performer romena Nicoleta Lefter. Allo spettacolo si affiancherà un incontro sulla nuova scena in Romania ospitato alla Casa del Teatro Ragazzi.
A chiuderlo, il 18 e 19, “Hearing” dell’artista iraniano Amir Reza Koohestani, riflessione della condizione femminile prima e dopo la guerra.
L’11 e il 12 la compagnia greca Blitz Theatre Group riparte da “Vanja. 10 years after”: Vanja, Sonia e Astrov si ritrovano, dieci anni dopo la partenza cechoviana di Elena e Serebrijakov, in un luogo indefinito, al confine tra sogno e realtà, per rivivere frammenti di passato nell’incredulità del presente.
E’ un viaggio allucinato anche quello di Winter Family, ma stavolta alla scoperta di Gerusalemme, grazie a Ruth Rosenthal, attrice ebrea che propone un viaggio nelle contraddizioni della politica israeliana: “Uno spettacolo che assomiglia agli Agit-Prop degli anni ‘20”, lo descrive il direttore artistico delle Colline Sergio Ariotti.
E sono ancora le parole di Ariotti a raccontare “Un mage en été” come “un successo travolgente in Francia”, firmato da Olivier Cadiot con “il più bravo attore francese della sua generazione”, Laurent Poitrenaux, e la traduzione “appositamente fatta per il festival” di Gioia Costa.
L’Argentina è ancora protagonista della drammaturgia contemporanea più interessante con “Donne che sognarono cavalli”, firmato da Daniel Veronese, qui nell’adattamento di Roberto Rustioni.
Lo sguardo al femminile del festival sarà presente grazie anche a Viartisti, che debutta con “La donna che cammina sulle ferite dei suoi sogni”, sulla fotografa Letizia Battaglia, il ritorno di Cuocolo / Bosetti con “Roberta cade in trappola”, mentre Lab121 porta “L’insonne” di Agota Kristof, e Deflorian / Tagliarini propongono “Reality”, lavoro che trae ispirazione dai quaderni personali della polacca Janina Turek.
Prima assoluta per Anagoor con “Socrate il sopravvissuto / come le foglie”, lavoro ispirato a un romanzo di Antonio Scurati; anteprima per Balletto Civile con “Killing Desdemona”, manifesto danzato alla libertà creativa femminile, mentre Scarlattine Teatro apre il festival, dal 2 al 5 giugno, con “Hamlet Private” animando pomeriggi e serate del Caffé Elena di piazza Vittorio con i “Tarocchi Amletici”, performance per uno spettatore che arriva dalla Finlandia.