Zoe Pernici racconta HOMEShakes: Shakespeare e la formula della resistenza creativa

Zoe Pernici e Francesco Scarel
Zoe Pernici e Francesco Scarel

Un’affinità d’anime e intenti mi attrae verso questo progetto poetico e intelligente. Non solo per Shakespeare, ma per la comune spinta interiore a resistere, nel tempo del lockdown, ricercando la bellezza, ed intercettando così il desiderio di sostenersi, in maniera quasi terapeutica, ‘attraverso’ il canone.

Raggiunta da una nota via social, ho iniziato a seguire, immagine dopo immagine, video dopo video, l’andamento di “HOMEShakes — Il tragico mondo delle gesta quotidiane” a cura di Zoe Pernici, attrice diplomata alla Paolo Grassi, fino a poco prima dell’emergenza in tournée con la compagnia Scimone-Sframeli, e Francesco Scarel, scienziato con un dottorato in Nanotecnologie e videomaker interessato alla comunicazione della scienza attraverso linguaggi artistici.

Un canale YouTube e un profilo Instagram si integrano giorno dopo giorno con l’obiettivo di coprire l’opera completa.

Zoe, com’è nata l’idea?
Era marzo. Io e Francesco avevamo deciso di passare assieme il lungo periodo del lockdown. E ad un certo punto alcune azioni quotidiane come pulire, cucinare, lavarsi le mani, hanno iniziato ad acquisire un valore nuovo. Possiamo dire che l’idea sia nata in bagno. Non mi ero mai lavata le mani così spesso come in quel periodo, e lì, davanti allo specchio sopra il lavandino, ho iniziato a pensare a Lady Macbeth. Mi sono ricordata di “Shakespeare: The Animated Tales”, una serie televisiva realizzata dallo studio di animazione russo Soyuzmultfilm, che da bambina mi aveva letteralmente incantata. E così, riguardando questo gioiellino in compagnia di Francesco, è iniziata a germogliare l’idea. Mi sono rimessa a leggere pagine shakesperiane, e mi è venuta subito una gran voglia di sentire i miei colleghi e amici, alcuni anche molto lontani, per confrontarmi con loro. Tutti hanno riaperto il proprio “armadio Shakespeare” e hanno iniziato anche loro a rileggere. Francesco è uno sperimentatore di professione e anche lui ha iniziato a “giocarci” con la sua passione per il linguaggio audiovisivo.

Cosa rappresenta Shakespeare per te?
E’ l’autore che ho studiato di più in accademia, ma non solo, e ogni volta riesce a stupirmi per la sua attualità. Più lo rileggo più mi rendo conto di non saperne abbastanza. Shakespeare è come un iceberg! Sono felice che quel ricordo d’infanzia sia riemerso in superficie.

Come lavorate?
Cerchiamo un monologo o un dialogo che reputiamo interessante e lo proponiamo a un’attrice o a un attore che abbiamo precedentemente individuato. Nel frattempo ci guardiamo attorno, dentro casa. Cerchiamo oggetti, spazi, gesti-gesta che indicano la strada verso le parole di Shakespeare. Lavoriamo per assonanze, metafore, associazioni d’idee. E l’ironia è la chiave di volta che sostiene questo racconto per immagini. Dopodiché giriamo, montiamo, e inseriamo l’audio in sottofondo affinando il tutto strada facendo, in uno studio home-made che sta crescendo su sé stesso.

Come reclutate le voci?
Inizialmente ho proposto la cosa a quattro amiche e colleghe (Paola Giannini, Serena Ferraiuolo, Cristina Cappelli, Chiara Tomei) e pian piano l’interesse per il progetto è cresciuto e si sono aggiunte altre voci che non conoscevo, con le quali non avevo mai lavorato prima, alcune di attrici e attori mai incontrati personalmente, ma che avevo sempre stimato artisticamente.
Parliamo del frammento in questione, loro lo registrano – con i mezzi a disposizione, anche uno smartphone – e ce lo mandano. Per ora gli attori italiani che hanno aderito sono 42, ma abbiamo già preso contatto con voci all’estero. Vorremmo che “HOMESHakes” parlasse anche altre lingue!

“HOMEShakes” non è teatro e non è cinema. Video-arte? Teatro-grafica?
La tua definizione è corretta. Ma, al di là di ogni definizione, il tema più importante è che “è una forma di sperimentazione per continuare a creare, insieme. E’ un modo di vivere le parole del grande drammaturgo ora, in questo momento, con tutta la serietà e l’ironia del caso”.
I momenti espressivi che nascono in Shakespeare sono universali, e per questa ragione intercettano i gesti-gesta di tutti i giorni. La nostra ricerca va verso questi momenti quotidiani, nel tentativo di portare le parole del Bardo ad un pubblico ampio.

Quali saranno i prossimi passi?
Necessariamente il prossimo passo sarà una campagna di crowdfunding: vogliamo ripagare sia tutti gli artisti che hanno aderito e continueranno a partecipare al progetto, sia il nostro lavoro, e avere fondi per sviluppare ulteriormente “HOMESHakes”. Stiamo cercando di capire come introdurre il progetto nelle scuole, e se il nostro possa essere, in quanto linguaggio audiovisivo, un modo per avvicinare i ragazzi a Shakespeare. Inoltre, in una prospettiva più ampia che forse intercetta la video-arte, stiamo pensando ad una installazione che contenga tutti i corti.

So che ci tieni a nominarli tutti. Elenchiamo le voci di “HOMEShakes” fino a questo momento?
Sono: Orietta Notari, Ariella Reggio, Federica Fracassi, Andrea Di Casa, Marcela Serli, Elena Russo Arman, Alice Giroldini, Marco Oscar Maccieri, Paola Giannini, Cristina Cappelli, Chiara Tomei, Viola Lucio, Serena Ferraiuolo, Dalila Reas, Riccardo Dal Toso, Miriam Russo, Matteo Ciccioli, Anna Cappellari, Nathan Boch, Mariasilvia Greco, Bruno Ricci, Marta Chiara Amabile, Emanuele Turetta, Federica Garavaglia, Mauro Milone, Andrea Delfino, Francesco Natoli, Giuseppe Scoditti, Luca Mammoli, Michelangelo Maria Zanghì, Luigi Feroleto, Federica Ombrato, Alessandro Bay Rossi, Enza De Rose, Sara Alzetta, Valentino Pagliei, Marco Palazzoni, Giulia Mancini, Rossella Fava, Giulio Cancelli, Ludovico Fededegni, Daniele Tenze.

La medesima estetica delicata e devozionale che le sostiene vive non solo nei video, dove troverete DesdeMoka, ArielGel, KingClear, Merluzio e molti altri nuovi personaggi, ma anche nella magica galleria – al momento solo virtuale – di ritratti dei nomi oltre le voci.

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