Grande attenzione è rivolta ai talenti emergenti e alle nuove compagnie che si ritrovano in piccoli festival davvero interessanti.
Uno di questi, “Les Envolées”, alla sua seconda edizione, si pone come obiettivo il dare la possibilità di una prima volta, una partenza artistica a cantanti, ballerini, attori, scrittori, registi. Quella chance che neutralizza la tanto temuta domanda “che esperienze ha?” alla quale spesso non si può dare risposta.
Gilles Arbona, direttore della piccola rassegna, scrive sul programma: “Ci ricordiamo spesso della nostra prima volta in tante circostanze, dopotutto non è sempre lei che, nonostante il passare del tempo, ci illumina il sentiero migliore da seguire?”.
E’ con questo spirito quindi che vengono scelte tre giovani compagnie teatrali a cui viene data la possibilità di lavorare in tre differenti residenze artistiche per creare il loro spettacolo finale. Nel corso della costruzione scenica le piccole comunità che vivono intorno a questi teatri sperimentali partecipano attivamente al cantiere artistico, attraverso laboratori con la compagnia, prove aperte, incontri pubblici e gratuiti. Alla fine del processo i tre spettacoli vengono replicati in ciascuno dei tre centri.
Il testo è ispirato ai lavori sul cabaret di Bob Fosse ma è completamente ideato da Tom Porcher e Colin Melquiond, regista dello spettacolo.
Il pubblico è tutto nell’entrata quando le porte della sala si spalancano per lasciare spazio al proprietario del cabaret e al divertente monologo sulle bellissime donne che lavorano nel locale.
E’ lui a far da maschera, facendo accomodare gli spettatori sulle poltroncine del piccolo teatro e a dare inizio allo spettacolo.
In quel mondo fatato che è il cabaret si scoprono pian piano le vite delle sei giovani ballerine; lo spettacolo si confonde così con la vita e viceversa, lo “show” di ogni sera diventa sfogo dell’urgenza del corpo, di quel diritto ad esistere, vivere, vibrare che svanisce appena cala il sipario. Intrappolate nell’effimero dell’apparire, in quel diabolico luogo di non detti, si abbandonano ai loro fantasmi e aspettano, tutte, qualcosa che non arriva mai. E’ una sorta di ebbrezza di speranza, una recita della vita che permette costantemente allo spettacolo di andare avanti.
Le interpreti sono tutte giovanissime e estremamente sensibili: cantano, ballano, recitano e abitano una scena molto semplice, composta da una piccola scalinata centrale di legno, classico simbolo del cabaret, a cui si collegano due grandi tavoli, anch’essi di legno, spostati continuamente dalle protagoniste a diventare camerini, pedane per il ballo, specchi per truccarsi, confessionali per le confidenze. Uno spettacolo molto essenziale nonostante il tema e l’ambientazione, che sorprende piacevolmente soprattutto per la forza delle protagoniste e per il ritmo serrato di un testo interessante.
L’altro appuntamento teatrale lo dedichiamo invece alla danza contemporanea. Anche in questo caso si tratta di uno spettacolo inserito in una rassegna organizzata in un nuovo, grande teatro, il Diapason, attivo da pochi anni a Saint Marcellin, sempre a pochi chilometri da Grenoble.
Lo spettacolo in scena è “Au plus près du monde” (“Più vicino al mondo”), ultimo lavoro della compagnia 47.49 François Veyrunes, già ospitata al Diapason nel 2011 per una residenza di una settimana.
Spesso si rimprovera alla danza contemporanea di essere poco leggibile, elitaria. La compagnia François Veyrunes è invece tutt’altro.
Le tematiche sono profonde ma ciò non toglie allo spettacolo di restare molto evidente, pulsante, fisico e musicale.
Come si può far vivere ed esaltare la mascolinità se non ponendola in una relazione di asservimento totale o di negazione della femminilità? Due danzatori e una danzatrice fanno di questa domanda il cuore di tutta la scena, in balia delle loro differenze, somiglianze, tendenze, desideri, impulsi. Le dinamiche che si sviluppano permettono ai protagonisti di studiare i rapporti di forza tra le persone.
Nel foglio di sala François Veyrunes spiega che “Ciascuno di noi è guidato da forze e dinamiche interne che ci vivono attorno, sono invisibili al mondo esterno, tuttavia contribuiscono all’unicità dei nostri comportamenti intimi, sociali, culturali. Si tratta di azioni precedenti all’azione apparente che si manifesta nel reale. Attraverso il linguaggio coreografico cerco di rendere visibili e leggibili queste forze vitali che stanno nell’ombra del fondo di noi stessi ma che hanno ancora una potenzialità”.
Per realizzarlo lo spettacolo unisce gesto e parola, quest’ultima affidata allo scrittore Antoine Choplin che incontra François Veyrunes nella sua ricerca artistica, mentre lo scenografo e designer Philippe Veyrunes plasma la luce sul corpo dei danzatori. L’emozionante composizione sonora completa la sfida artistica.
Due esperienze teatrali molto diverse ma accomunate da quella consuetudine all’andare a teatro che, in Francia, è vissuto non come un momento speciale, extraquotidiano e occasionale, ma come qualcosa che appartiene alla routine, dove lo spettatore, scelto un festival, ne segue magari tutti gli spettacoli. Una differenza di certo notevole rispetto alla nostra fruizione del teatro.
Dessous
porté par la Comédie du Dauphiné
inspiré par les œuvres de Bob Fosse
mise en scène et idée originale de Colin Melquiond
texte de Tom Porcher
avec les regard et les lumières de Florent Barret-Boisbertrand
con: Marina Bincoletto, Caroline Blanpied, Myrtille Borel, Ludivine Cochard-Lemoine, Charlène Girin, Claudine Sarzier e Fantin Curtet
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 2′ 45”
Visto a Grenoble, Centro Culturale di Eybans, il 27 aprile 2013
Au plus près du monde
conception, dramaturgie, chorégraphie, costumes et bande son: François Veyrunes
auteur: Antoine Choplin
scénographie et création lumière: Philippe Veyrunes
créé et interprété par la Cie 47/47/Lyon: Jérémy Kouyoumdjian, Sylvère Lamotte, distribution en cours
con: Dominique Laidet
produzione: Création 2012 / Co-production Grand Angle, scène Rhône-Alpes / Cie 47/49, François Veyrunes
durata: 1h 05′
applausi del pubblico: 2′ 18”
Visto a Saint Marcellin (Grenoble), Diapason, il 28 aprile 2013