È il 23 ottobre 2002. Al Teatro Dubrovska di Mosca va in scena “Nordest”, il primo musical russo. Sono ottocento gli spettatori che, alle 19, siedono tra la platea e la galleria per assistere a un evento tanto atteso.
Quello che accadrà nel corso della serata e nelle 57 ore successive è tristemente noto a tutto il mondo: un gruppo di terroristi ceceni entra e si barrica nel teatro, prendendo in ostaggio l’intero pubblico, gli attori e il personale di sala, e minacciando di far saltare tutti in aria insieme all’edificio se la Russia non provvederà all’immeditato ritiro delle proprie truppe dalla Cecenia.
Putin, lungi dal cedere alle trattative, farà infine scorrere del gas nelle tubature d’aria del teatro, facendo così addormentare – o morire – ostaggi e militanti in modo da neutralizzarli prima di intervenire: moriranno 170 persone, molte a causa della mala organizzazione dei soccorsi.
Dei 42 terroristi entrati nel teatro ben 22 erano donne. Le cosiddette “vedove nere”, donne che, persi i propri mariti o altri parenti maschi nella guerra contro le forze di sicurezza russe, vengono indottrinate e sfruttate dai militanti facendo leva sulla loro rabbia e usando il potere manipolatorio della religione per reclutarle in un rigido addestramento militare, al termine del quale diventeranno terroriste-soldato, pronte a farsi saltare in aria in nome di Allah per la libertà del loro popolo.
E sono proprio tre donne a raccontarci questa storia: una moscovita a teatro con figlia e marito, una dottoressa venuta a portare soccorso agli ostaggi e una giovane cecena, spinta al terrorismo dall’odio e dalla voglia di vendetta.
Le vicende delle tre donne si intrecciano. I loro monologhi si susseguono fino a fondersi in un coro. Le voci si alternano in un crescendo di tensione che assorbe completamente gli spettatori. La partecipazione emotiva è tale che dalla platea si alza un sussurrato “stronza” per la maniera meschina con cui la terrorista cecena riuscirà infine a salvarsi.
Irene Villa, Federica Granata e Barbara Alesse, dirette da Andrea Battistini, danno forza e delicatezza al bellissimo testo di Torsten Buchsteiner, tradotto in italiano da Luca Viganò ed ospitato al Teatro Baretti di Torino (un altro teatro italiano a rischio chiusura, per cui è in corso una campagna di crowdfunding per sostenerlo, o questa rischierà di essere la sua ultima stagione).
Irene Villa, nel ruolo della giovane militante cecena, è la prima a parlare. Nella sua voce ci sono tutte le sfumature di una donna che, disperata, cede alla rabbia e alla voglia di vendetta, senza però perdere alcuna nota della sua umana fragilità.
Federica Granata è molto comoda nel suo ruolo, ama il marito e risparmia fino all’ultimo rublo per portare la figlia a teatro: pare quasi rassegnata a ciò che accade, e lo vive con una sobrietà tanto delicata da far sentire ancora più chiaramente l’urlo rombante della tragedia.
Più decisa e incalzante è Barbara Alesse, la dottoressa di pronto soccorso che certo ha fatto l’abitudine alle disgrazie, ma non per questo è impermeabile all’emozione, soprattutto quando scoprirà che nel teatro si trova anche sua figlia.
Le tre donne formano un trio molto azzeccato che sa ascoltarsi e passarsi la parola con disinvoltura.
Pur restando pressoché immobili per tutta la durata della pièce, non annoiano ed anzi per più di un’ora tengono il pubblico sul filo della tensione. Non hanno bisogno di amplificazione o effetti di luce: solo alcune suggestioni musicali intervengono ad accompagnare le loro voci.
Allieve del Teatro Stabile di Genova, le tre attrici sanno suggerire tutte le sfumature della tragedia: vediamo ciò che ci raccontano con una tale minuzia di particolari che i dieci anni trascorsi dall’attentato quasi si azzerano e il qui e ora teatrale ci coglie col fiato sospeso, come se noi tutti ci trovassimo in trappola, tra ostaggi e militanti.
NORD-OST
di Torsten Buchsteiner
traduzione di Luca Viganò
con: Federica Granata, Barbara Alesse, Irene Villa
regia: Andrea Battistini
Teatro di Castalia in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova
durata: 1h 13′
applausi del pubblico: 1′ 40”
Visto a Torino, Teatro Baretti, il 20 marzo 2013