Due serate a Milano per assegnare i Premi Hystrio 2018, condotte dalla padrona di casa della rivista, Claudia Cannella, insieme a Mario Perrotta, a festeggiare la 28^ edizione del premio.
Partiamo dal Premio Hystrio alla Vocazione.
Dopo la valutazione dei 184 iscritti, 40 hanno partecipato alle selezioni finali di Milano. In questa sede la giuria – composta da Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Arturo Cirillo, Monica Conti, Veronica Cruciani, Valter Malosti, Andrea Paolucci, Mario Perrotta, Roberto Rustioni, Serena Sinigaglia e Walter Zambaldi – ha deciso all’unanimità di assegnare il premio agli attori Nika Perrone e Matteo Ippolito, e il Premio Ugo Ronfani, istituito nel 2015 e destinato ai partecipanti più giovani del Premio alla Vocazione, che si vogliono accompagnare verso una formazione più strutturata e professionale, a Lucia Mariani.
Queste le motivazioni:
Nika Perrone, 26 anni, prossima al diploma all’Accademia Silvio D’Amico di Roma, ha conquistato la giuria per la sua presenza scenica magnetica, mix particolarissimo di personalità e tecnica che la rende credibile e intensa sia in ruoli drammatici, come quello della pulzella d’Orleans in “Santa Giovanna” di George Bernard Shaw e della moglie di un reduce di guerra di “A cuore aperto” di Patrizio Cigliano, sia sulle corde comiche della mamma sicula di “Un giorno nella vita” di Vito Panico. Grazie alla duttilità con cui ha saputo rispondere alle indicazioni della giuria ha così dimostrato di poter spaziare su registri e generi diversi.
Matteo Ippolito, 28 anni, diploma alla milanese Accademia dei Filodrammatici, è dotato di strumenti tecnici e di una maturità scenica non comune. Ha saputo caratterizzare, infatti, senza cadere nel macchiettistico, e con un segno fortemente originale e coinvolgente, i personaggi con cui si è misurato, tratti da Animali notturni di Juan Mayorga, e dalla shakespeariana “Tempesta”, da cui ha ricavato un efficace e divertente Trinculo nella versione napoletana firmata da Eduardo De Filippo. Stile molto personale e intelligenza attoriale, che lo hanno portato poi anche a scelte non convenzionali su personaggi diversi fra loro come Kostja del “Gabbiano” di Checov e Fred Buscaglione in un’ironica versione di “Guarda che luna”.
Il Premio Ugo Ronfani va quest’anno a Lucia Mariani, 19 anni il prossimo luglio, barese, autodidatta, che ha dimostrato passione e determinazione nell’interpretare brani da Maria Stuarda di Friedrich Schiller e da “La porta sbagliata” di Natalia Ginzburg. Ha stupito poi anche per l’interpretazione sicura e toccante di una canzone difficile come “Alfonsina y el mar” e per come ha saputo mettersi in gioco di fronte alle sollecitazioni della giuria.
Accanto ai vincitori, la giuria ha ritenuto opportuno segnalare Roberta Catanese (24 anni, messinese di nascita e fresca di diploma al Teatro Stabile di Genova) e Michele Costabile (30 anni, romano di nascita e milanese d’adozione, diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Torino).
Premio Hystrio-Scritture di Scena 2018 a Michele Ruol.
La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – presieduta da Carmelo Rifici –, dopo lunga analisi degli 87 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di undici testi finalisti (Semi. Senza infamia e senza lode di Marco Zoppello, Diario di bordo di Carolina Cametti, George II di Stefano Fortin, Rapsodia teatrale di Nicola Mariconda, Mai Home di Valentina Gamna, Blatte di Michelangelo Zeno, Toilette di Ian Bertolini, Grasso che cola di Paola Giglio, La figlia femmina di Anna Giurickovic Dato e Matteo Quinzi, Lea R. di Michele Ruol, Oppio di Michele Pagliaroni), di assegnare il Premio a “Lea R.” di Michele Ruol, rilettura contemporanea del testo shakespeariano, attualizzato con intelligenza in termini solo apparentemente meno crudeli, ma forse più cupi e amari. La storia senza tempo del rapporto tra genitore e figli, si trasforma così in tragedia, declinata al femminile, delle alterazioni dei rapporti umani, i cui protagonisti sono il rimorso e il senso di colpa.
La giuria ha poi deciso di segnalare:
“Toilette” di Ian Bertolini: scrittura incisiva, soggetto indisciplinato, scavalca la pudicizia che lava i panni sporchi in casa e costruisce un dramma ben congegnato, dallo scompigliato viavai temporale, capace di svelare le piccole cose di cattivissimo gusto di un ménage familiar-condominiale.
“Rapsodia Teatrale” di Nicola Mariconda attraversa il tema della malattia e della morte con linguaggio credibile e immediato. Monologhi e dialoghi, citazioni colte e riferimenti pop, commedia e dramma si alternano in una “rapsodia” coinvolgente e a tratti capace di commuovere senza enfasi.
“Blatte” di Michelangelo Zeno un testo originale e inconsueto, dalle evocazioni kafkiane, in cui, attraverso il personaggio di un hikikomori e con la pervasiva presenza della tv-verità, si compone la visione del presente e delle sue patologie sociali.
In collaborazione con Fabulamundi Playwriting Europe la giuria ha poi attribuito la segnalazione Beyond Borders?, a “Mai Home” di Valentina Gamna, per la delicatezza di un linguaggio intessuto di una simbologia antica ma sempre ancorato alla concretezza di azioni minime. Un testo che sa intercettare le urgenze del nostro contemporaneo e in cui il tema del confine diventa possibilità di relazione prima ancora che spazio di separazione.
Premio Hystrio-Twister 2018 a “Il sindaco del Rione Sanità”, di Eduardo De Filippo, con la regia di Mario Martone, Prod. Elledieffe – Nest Napoli Est Teatro – Teatro Stabile di Torino .
Il Premio Hystrio-Twister è il premio del pubblico. I voti validi per la terna finale sono stati 5114. Il sindaco del Rione Sanità ha conquistato 2177 voti (pari al 43%).
“Ho visto Il sindaco del Rione Sanità e mi è piaciuto molto. Inizialmente ho pensato: no, Gomorra no! E, invece, trasportare la vicenda ai nostri giorni, ringiovanire il protagonista ci stava tutto! Ciò che caratterizza un capolavoro è che puoi afferrarlo, sventrarlo, farlo tuo con intelligenza e arte, come ha fatto Martone. Bravissimi gli attori. Mentre recitavano scoprivo in quella scrittura, in quella storia altri pezzi del puzzle del mondo che Eduardo offre: il potere si trasforma, sfrutta la violenza, utilizza l’ignoranza… la società non si è trasformata, l’entusiasmo, le speranze del dopoguerra sono state maciullate… “la famiglia” rimane l’ultima possibilità di ribellarsi e ritrovare la dignità di persone e cittadini…” (Maria Procino)
“Il sindaco del Rione Sanità ovvero regia: un impeccabile Mario Martone; cast di ottimo livello con Francesco Di Leva che incanta per la sua interpretazione di don Antonio Barracano; Eduardo De Filippo: lo Shakespeare del Novecento”. (Anna Masullo)
“Mario Martone, di un testo chiave dell’epopea eduardiana come Il sindaco del Rione Sanità fa una versione emozionante e appagante. Grazie, bravissimi tutti gli attori in scena. A 67 anni ho applaudito con gli occhi lucidi. La mia compagna emozionata come me. Così succede quando il teatro è di grande qualità”. (Anonimo)
Premio Hystrio alla regia a Massimiliano Civica.
Il percorso di Massimiliano Civica, Premio Hystrio alla regia 2018, è stato caratterizzato, nel corso del tempo, da un continuo e intelligente confronto con generi diversi, dove ha saputo mantenere intatto un segno registico personale, severo e rigoroso, che ne ha fatto un unicum nel panorama nazionale. Civica scarnifica all’essenziale i testi, li insuffla nei suoi attori che, come posseduti dallo spirito dei personaggi, li restituiscono al pubblico a un voluto grado zero di espressività, nella voce e nel gesto, creando un cortocircuito fra questo apparente nulla interpretativo e la purezza dirompente della parola, all’improvviso risplendente in tutte le sue sfaccettature. Si è felicemente confrontato con i classici – da “Il mercante di Venezia” di Shakespeare ad “Andromaca” e alla recente “Alcesti” di Euripide – e, dal 2011, ha trovato nel drammaturgo napoletano Armando Pirozzi un ottimo compagno di viaggio per la realizzazione di una serie di spettacoli, dove confrontarsi con le problematiche del presente. Nei suoi ultimi lavori è emersa la necessità di favorire un riavvicinamento del pubblico alla scena teatrale che il regista reatino vede come essenziale, ben testimoniata dal successo di “Dialoghi degli dei”, riuscita collaborazione con i Sacchi di Sabbia, “Un quaderno per l’inverno” e la farsa “Belve”, entrambi a firma di Pirozzi.
Premio Hystrio all’interpretazione a Massimiliano Speziani.
Talento, rigore, coerenza, passione. La carriera di Massimiliano Speziani ha seguito rotte anomale ma mai casuali, in direzione ostinata e contraria al mainstream, scendendo in profondità di una ricerca irrequieta perseguita con la concentrazione di un monaco e il coraggio di un guerriero. Diplomato alla Scuola Paolo Grassi, si è sempre scelto maestri e compagni di viaggio. Da Massimo Castri ad Alfonso Santagata e Antonio Latella, che lo dirige anche nel recente Pinocchio, dove Speziani si moltiplica in più ruoli “paterni”, da Geppetto a Mangiafuoco, raggiungendo straordinari vertici performativi. Ma importanti sono anche le collaborazioni con Federico Tiezzi, Cristina Pezzoli, Carmelo Rifici e Lorenzo Loris. Così come fondamentale è il sodalizio con Renata Molinari e, soprattutto, con Renato Gabrielli, a cui lo unisce la necessità di una riflessione continua sull’oggetto teatro, mentre con il recente Essere bugiardo di Carlo Guasconi, diretto da Emiliano Masala, si è confermato raffinatissimo quanto sensibile ermeneuta della parola in scena. A questo attore multiforme, che si è messo alla prova anche come regista, a suo agio sui palchi più istituzionali, come nelle piccole produzioni indipendenti, sempre con la stessa serietà, la stessa cura e la stessa intensità, assegniamo un più che meritato Premio Hystrio all’interpretazione.
Premio Hystrio alla drammaturgia a Davide Carnevali.
Drammaturgo, ma anche traduttore, critico teatrale, giornalista, da ultimo regista, Davide Carnevali è una figura poliedrica, inconsueta nel panorama italiano. Si forma in ambito internazionale, Germania prima, dove è stato ospite, primo fra gli italiani, del Theatertreffen di Berlino, quindi in Spagna e Argentina, sempre facendo incetta di premi. Tale eclettismo si riflette nella scrittura, densamente citazionista, tagliente e umoristica, immaginifica e concettuale, di ascendenza quasi nordeuropea, così diversa dalla tradizione nostrana. Una scrittura che ha il merito di affondare con intelligenza le sue riflessioni nelle grandi emergenze della contemporaneità (“Ritratto di donna araba che guarda il mare”, “Sweet Home Europa”, “Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione ma nessuno se ne accorse”) come nel Mito (“Menelao”, “Atti osceni in luogo pubblico”) o nel privato (“Variazioni sul modello di Kraepelin”), mettendo in luce le menzogne della Storia come dell’identità personale, grazie alla moltiplicazione delle prospettive e degli sguardi, alla ripetizione di alcuni snodi formali, alla demistificazione dei linguaggi e all’alterazione delle coordinate spazio-temporali. A Davide Carnevali, per come ha saputo rinnovare i canoni della drammaturgia italiana contemporanea, consegniamo un meritato Premio Hystrio alla Drammaturgia.
Premio Hystrio-Altre Muse a Zona K.
Sono quattro donne, fiere e ormai autorevoli, come la bella leonessa che hanno scelto per simbolo della stagione 2017-18. Parliamo di Valentina Kastlunger, Valentina Picariello, Sabrina Sinatti e Silvia Orlandi, il quartetto tutto al femminile che gestisce Zona K, piccola e agguerrita enclave culturale milanese, con sede all’Isola, ormai punto di riferimento importante nel panorama teatrale cittadino e non solo. Con caparbietà e coerenza, hanno saputo infatti accaparrarsi la fiducia di artisti di rango della scena nazionale e internazionale (Rimini Protokoll, Roger Bernat, Agrupación Señor Serrano, Motus), ma anche tenere uno sguardo attento ai nuovi gruppi, stabilendo alleanze importanti con altre realtà cittadine (Danae Festival, Casa della Memoria, Olinda, Stanze e Triennale Teatro dell’Arte, Teatro Parenti). Attenzione alla performance e a un teatro che parli del presente sono i tratti salienti dell’identità di Zona K, una delle poche realtà nazionali che ha fatto di una rigorosa e tenace progettualità il suo punto di forza. Progettualità che si concretizza felicemente, più che in tradizionali cartelloni, in focus tematici declinati all’interno di macro temi come Identità, Europa e Potere. Alle leonesse di Zona K siamo quindi orgogliosi di consegnare il Premio Hystrio-altre muse.
Premio Hystrio-Iceberg a Compagnia Òyes.
Nell’osservare il percorso artistico degli Òyes, si percepisce un chiaro senso di solidità. Sono infatti un gruppo numeroso ma senza isterismi, caratterizzato da poche ma pensatissime produzioni, con un brillante lavoro organizzativo alle spalle e la capacità di vincere in scioltezza premi e bandi, diventando in breve una realtà riconosciuta su scala nazionale. Ma in questa concretezza si aprono anche improvvisi squarci di sana follia. Come ad esempio riscrivere Cechov calandolo nel contemporaneo in Vania o in Io non sono un gabbiano. È stato proprio questo azzardo, il coraggio di guardare in faccia la tigre senza uscirne con le ossa rotte, a segnare una svolta nella giovane compagnia nata nel 2010 intorno a un gruppo di diplomati dell’Accademia dei Filodrammatici, dandole una riconoscibilità artistica sempre più precisa. Le drammaturgie originali, come Va tutto bene o Il preferito, divengono così ispirazione per uno sguardo registico maturo, capace di intrecciare la propria autorialità con la semplicità del segno estetico e con un senso collettivo del fare teatro. Per la serietà con cui stanno facendo crescere un progetto ambizioso e per quel pizzico di sfrontatezza creativa che da sempre caratterizza i talenti più belli assegniamo alla Compagnia Òyes il Premio Hystrio Iceberg 2018.
Premio Hystrio-Corpo a Corpo a Fattoria Vittadini.
Per il peculiare percorso di gruppo, capace di fare della molteplicità di voci un punto di forza, assegniamo a Fattoria Vittadini il Premio Hystrio-Corpo a Corpo. Nei dieci anni di strada percorsi insieme, festeggiati di recente con la bella rassegna “It’s a little bit messy”, Fattoria Vittadini ha infatti saputo valorizzare le inclinazioni e le competenze di ognuno, fino a diventare un collettivo maturo e plurale. Passo dopo passo – a partire dal diploma in teatro danza alla Scuola Paolo Grassi, che è stato il punto di avvio di questa feconda avventura artistica – Fattoria Vittadini si è imposta come un punto di riferimento sul territorio, aprendosi a collaborazioni non solo nell’ambito della danza contemporanea e del teatro danza, ma anche con la lirica e la prosa. Si pensi, per esempio, alle esperienze con il Festival della Valle d’Itria o con il Festival del Silenzio, senza mai rinunciare a quella costante apertura nazionale e internazionale, che ha permesso loro di lavorare con coreografi del calibro di Lucinda Childs, Yasmeen Godder, Virgilio Sieni e Giulio D’Anna. Orgogliosamente versatili quanto eterogenei, i magnifici undici di Fattoria Vittadini sono la felice dimostrazione di come sia possibile sperimentare diversi linguaggi senza perdere una riconoscibile identità artistica.