Abbiamo intervistato Salvatore Guadagnuolo, vicepresidente di AGITA e direttore artistico della Rassegna Teatro Scuola Educazione
C’è un paese nelle Marche, tutto pietra e rocce, vicoli e scalinate, logge, torri e camminamenti coperti, che si erge come una nave su panorami mozzafiato di colline, gole e boschi e che, da circa quarant’anni, per un breve periodo dell’anno, si popola all’improvviso di ciurme di bambini e ragazzi, accomunati dall’amore per il teatro. L’interruzione forzata determinata dalla pandemia non ha qui spento il desiderio di ritrovarsi e ripartire; al contrario, a tre anni dall’ultima edizione, la 38^ Rassegna Nazionale di Teatro Scuola Educazione Serra San Quirico (AN) ha ospitato, dal 1° al 15 ottobre, 14 scuole (dalla primaria alla secondaria di secondo grado) provenienti da tutta Italia, 14 gruppi di TOS (“Teatro Oltre la Scuola”: giovani che, conclusa l’esperienza di teatro a scuola, hanno scelto di continuare autonomamente a fare teatro), compagnie di Teatro Ragazzi e di Teatro Sociale, oltre a progetti speciali, come quello connesso alla presenza in rassegna degli studenti di pedagogia teatrale della Hochschule für Musik und Theater di Rostock (Germania).
Il teatro, inteso come spazio scenico deputato alla rappresentazione, a Serra San Quirico prende forma nella palestra della scuola ed entra quindi non solo metaforicamente ma anche materialmente nella scuola. Una settimana prima dell’avvio della rassegna vengono allestiti il palco, la cabina regia e soprattutto il foyer, luogo adibito all’accoglienza, che quest’anno si è caricato di un valore aggiunto. A ogni gruppo è stato infatti chiesto, a fine percorso, di lasciarvi un segno, secondo l’insegnamento di Bruno Munari: un segno semplice, fatto di curve, punti, tratteggi, linee, un segno e non necessariamente un disegno, che raccontasse – anche attraverso l’atto di cercarlo, quel segno, e di crearlo – l’esperienza vissuta durante i giorni a Serra San Quirico.
Il teatro-palestra non è l’unico spazio teatrale della Rassegna TSE. Palazzo Piccioni, la Chiesa di San Filippo, le stanze e le terrazze di Palazzo Menarini, la sede del parco, le logge e la stessa piazza sono diventati, nel corso della Rassegna TSE, luoghi di laboratorio e creazione quotidiana.
Per ogni scuola e gruppo – la cui permanenza in rassegna è della durata di almeno tre giorni, in modo da garantire l’incontro e lo scambio con altri gruppi – lo staff organizzativo di TGTP (Teatro Giovani Teatro Pirata) ha pensato a un percorso personalizzato e articolato in più momenti, quelli del fare, del vedere e del parlare: un salotto di accoglienza per conoscere bisogni e aspettative del gruppo, tre laboratori di teatro e sul linguaggio dell’arte, la rappresentazione del proprio spettacolo e la visione di quelli degli altri gruppi e, a fine percorso, un salotto teatrale per riflettere sull’esperienza vissuta.
A queste attività si sono aggiunte le Officine Teatrali (Officina Italia e Officina Europa): studenti e giovani provenienti da gruppi diversi, a partire da uno spunto laboratoriale, sono stati chiamati a sviluppare un proprio pensiero creativo fino a tradurlo, attraverso la guida degli operatori teatrali, in una performance finale collettiva. Bambini e adolescenti di varie regioni italiane si sono confrontati con l’opera e il pensiero del drammaturgo Remo Rostagno; gli studenti tedeschi di pedagogia teatrale e i giovani di AMEDI (Associazione Movimento Evolutivo Dinamico Italia) di Milano si sono interrogati sul concetto di democrazia, mentre un gruppo di liceali liguri ha lavorato insieme alle ragazze e ai ragazzi romani di GattaNera Teatro sul Manifesto di Ventotene.
Tangibili il fermento creativo di questi giorni, la sete di incontro e confronto, la voglia di leggerezza (quella suggeritaci da Mario Lodi e Gianni Rodari, eletti a personaggi-guida di questa edizione della Rassegna TSE) e, allo stesso tempo, la determinazione ad andare in direzione contraria rispetto agli attuali tempi di guerra e di individualismo sfrenato.
L’attenzione a temi di rilevanza civica è da sempre una costante di TGTP, che propone incontri con protagonisti della società e della cultura, il cui impegno e la cui sensibilità rappresentano esempi di responsabilità etica e di solidarietà civile. I temi sviluppati quest’anno sono stati quelli della legalità e dell’ambiente. Il 2 ottobre si è svolto l’incontro con Marco Vassalotti, autore di “Volevo solo tornare a studiare”, in cui si è parlato di Giulio Regeni e Patrick Zaki. A seguire, c’è stata la possibilità di confrontarsi con Massimiliano Scotti, direttore del Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, per riflettere su educazione e ambiente. Il 5 ottobre si è unito alla rassegna il già citato Remo Rostagno, autore di “Kohlaas”, incentrato sul tema della giustizia e tra i primi e maggiori esempi di teatro di narrazione. Vi è stato infine l’intenso dialogo con Piera Aiello, testimone di giustizia, che ai giovani ha parlato di mafia, ignoranza, paura, ma anche e soprattutto di coraggio, verità, giustizia e della necessità/dovere di non voltare mai la testa dall’altra parte.
Il tema della legalità è stato al centro anche di alcuni degli spettacoli proposti in rassegna, come “Al cuore”, messo in scena dagli allievi dell’ultimo anno della S.E.T.E. (Scuola Estiva di Teatro Educazione per docenti, educatori e operatori teatrali), omaggio ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’associazione Theantropos, guidata da Vincenzo Pesante, ha rappresentato il dramma dei bambini ebrei sottratti all’orrore della Shoah, ma costretti a vivere nella clandestinità; il Liceo Orazio Grassi di Savona ha ripercorso la storia dello studente greco Georgakis, testimone di libertà contro il regime dei Colonnelli.
L’attenzione per l’ambiente e la consapevolezza che ciascuno di noi può dare il proprio contributo e fare la differenza, con il proprio comportamento e le proprie scelte, sono state al centro degli spettacoli proposti dall’IIS Polo Amiata Ovest di Arcidosso (GR) con “Venerdì. Sempre Venerdì”, dalla Bottega del Teatro di Camaiore Capezzano Pianore (LU) con “Blackout” e dall’IIS Amaldi Sraffa di Orbassano con “Butterfly. La ragazza sull’albero”, ispirato alla storia dell’attivista ambientale Julia Butterfly Hill.
Altri gruppi hanno affrontato, con coraggio, sincerità e drammaturgie originali, tematiche strettamente giovanili, ma c’è anche chi si è confrontato con i classici, come l’associazione Teatro Studio di Lanciano (CH), che ha portato in scena l’”Ubu re” di Alfred Jarry, e il Laboratorio di Pratica Teatrale di Figline Valdarno (FI), il cui lavoro si ispira a “I giganti della montagna” di Pirandello.
Alla varietà di temi si è aggiunta la molteplicità di linguaggi a cui gli spettacoli hanno attinto, anche mescolandoli tra loro: teatro danza, teatro documentario, teatro di figura, teatro in lingua straniera, teatro tradizionale, teatro in dialogo con le nuove tecnologie.
A Salvatore Guadagnuolo, vicepresidente di AGITA e direttore artistico della Rassegna Teatro Scuola Educazione, abbiamo chiesto:
Esiste un linguaggio specifico, una definizione per il teatro educazione?
Il teatro, e ancor più il teatro educazione, è un concetto che ne contiene milioni di altri, anche diametralmente diversi, che scorrono insieme nello stesso alveo comune, in continua mutazione ed evoluzione, che sfuggono ogni rigida definizione.
Sapere di viaggiare, almeno in parte, in compagnia di persone che per loro natura e formazione hanno esperienze diverse che sono riconducibili a tutt’altri campi di interesse che confinano o meglio lambiscono il teatro conforta e rassicura sul fatto che se mai si dovesse rovesciare o perdere il controllo qualcuno può tendere un braccio e aiutare a ritrovare l’equilibrio. Ciò non significa assolutamente che gli altri siano estranei al teatro ma solo che per loro fortuna hanno altri elementi più solidi nella loro formazione a cui fare riferimento nel caso di necessità.
Qual è la situazione e quali le prospettive future del teatro educazione?
I fautori di questo movimento sono in prima battuta gli insegnanti e i teatranti italiani, convinti dai risultati scoperti sul campo, nelle classi, nelle palestre, nei teatri, nei luoghi di aggregazione e del disagio. E risultati veramente “spettacolari” anche se spesso non di spettacolo. La trasformazione, la crescita, la relazione, la partecipazione al sociale, il pensiero divergente sono solo alcuni delle competenze che i giovani acquisiscono praticando, con la corretta metodologia, il teatro educazione.
E proprio qui sta il punto. Da anni molte realtà italiane formate da esperti del settore, da psicologi dell’età evolutiva, terapeuti dell’infanzia, psicomotricisti, dottori in psichiatria, pedagogisti, artisti, professori in scienze umanistiche, si battono per far sì che il teatro educazione, con le sue metodologie, le sue competenze multidisciplinari, le sue differenze di approccio, sia una uno strumento per l’educazione e la pedagogia, con i suoi percorsi formativi e le sue “università” affinché possa portare a termine la sua principale missione: la libera crescita e sviluppo dell’individuo nelle scuole di ogni ordine e grado.
Ma il teatro educazione in Italia vive, oggi, un paradosso eclatante: è un movimento popolare che è andato crescendo rapidamente negli ultimi 20 anni ma senza aver avuto un riconoscimento adeguato dalle istituzioni politiche e culturali.
Come si è trasformata del corso di questi quarant’anni la rassegna?
Era il 1994 quando, nel vortice di una ricerca sulle varie forme del teatro in ambito educativo e sull’onda di un’esigenza storica e politica, nacque la scelta di creare una struttura che potesse rispondere ai bisogni di un territorio (locale e nazionale) che… cercava e ri/cercava.
Non si trattava solo di dare vita a una delle tante associazione culturali ma tra i vari scopi ed obiettivi c’era quello di dare origine ad una situazione stabile che, in una giungla di varie attività e di innumerevoli azioni, assicurava una costante presenza e un continuo aggiornamento di quel “fare”, il teatro della scuola, che aveva cambiato il modo di approcciarsi al teatro in ambito educativo: a Serra San Quirico l’ATG nasceva come riferimento nazionale di un movimento e come contesto ideale per un’utopia, forse, ma sicuramente per una certezza: il teatro svecchiato poteva trovare un locus per far rivivere se stesso e la scuola. Grande ambizione forse, ma sicuramente una risposta ad un bisogno collettivo, ad uno slancio di ricerca e di studio ben presente in tutto il territorio nazionale.
Nel corso degli anni l’ATGTP si è rivelato sempre di più come un catalizzatore di cultura; innanzitutto con la nascita della prima Scuola Nazionale di formazione per operatori teatrali (S.E.T.E.), poi con le innumerevoli iniziative che hanno arricchito non solo la Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola, cuore pulsante e polmone attivo dell’associazione, ma anche favorendo uno sviluppo creativo sia a livello locale che nazionale.
La storia del teatro educazione in Italia va di pari passo con la storia dell’ATGTP; ha rispecchiato quello che ha rappresentato il movimento del in Italia, un movimento giovane, ma già tanto ricco di documentazione. Nel campo dell’innovazione, la nascita delle rassegne come momento di confronto, scambio, e non vetrine della attività teatrali scolastiche, ha significato un passo importante, una svolta decisiva avvalorata da un impegno incessante che ha dato i suoi frutti in una serie di novità che hanno influenzato il modo di vedere il teatro in ambito educativo; uno per tutti la nascita del salotto teatrale all’interno della Rassegna: un momento di riflessione che chiude la triade basica del teatro rducazione: fare, vedere e riflettere, ponendo nel grande palcoscenico del TE il teatro non come strumento ma come linguaggio, educativo ed artistico.”
La 38^ Rassegna TSE si è conclusa con una grande performance collettiva per pubblico itinerante, iniziata sul sentiero esterno che porta al teatro-palestra e sviluppatasi poi nel foyer, in platea, sul palco e persino oltre le quinte, esito finale di un’officina teatrale a cui hanno partecipato tre gruppi scolastici di scuole e regioni d’Italia diverse, dedicata ai due personaggi-guida della prossima edizione della Rassegna TSE: Gino Strada e Carlo Urbani.