L’attesa viva per il ritorno dell’Odin Teatret in Salento è ormai palpabile. I preparativi hanno un’ultima settimana di tempo per terminare. Si inizia a prender posto. E chi era presente allora, quella prima volta, volentieri ricorda e racconta. Uno come il regista e saggista Giuliano Capani, che nel 1974 ebbe la formidabile occasione di ‘ricucire’ in Super8 frammenti di quella prima esperienza di baratto che accadeva al ‘castello’ di Carpignano Salentino e da cui sarebbe discesa la Fiesta de lu Mieru.
Le ha presentate al Fondo Verri di Lecce qualche sera fa. Erano immagini di vita quotidiana – donne che infilavano foglie di tabacco essiccate e donne che lavoravano all’uncinetto -, nelle quali all’improvviso si inseriscono i sorrisi di una compagnia di ragazzi provenienti dalla Danimarca.
Si installano in quello che in realtà era soltanto un palazzo del centro storico di un paese prevalentemente agricolo. Sono capaci di lavorare il legno e così si costruiscono i mobili. Sono capaci di recitare e così animano le strade, con quelle acrobazie che avremmo appreso nel tempo a riconoscere con il nome di dimostrazioni.
È Il loro modo di entrare in reciprocità con la comunità ospitante che fa dono di sé con la sua vitale identità.
Sono passati quarant’anni da quella esperienza di contaminazione culturale che della antropologia teatrale di Eugenio Barba è l’intima essenza, e quello stesso Comune sostiene ora con il suo patrocinio un progetto internazionale dedicato ai 50 anni di attività della compagnia fondata nel 1964 a Oslo, insieme con i comuni di Lecce e Gallipoli.
Sarà prevalentemente in queste due location che, dal 15 al 28 settembre, si alterneranno seminari, spettacoli, proiezioni nell’ambito della rassegna I mari della vita: dal Mediterraneo al Mare del Nord.
Si inizia il 15 settembre ai Cantieri Koreja – il cui legame con l’ensemble danese (già ospitato nel 2011) è profondamente radicato nella comune consapevolezza che il teatro è uno dei modi di una politica culturale basata sullo scambio – con il seminario Il ponte dei venti di Iben Nagel Rasmussen, che continuerà per cinque mattine. Il workshop sarà suddiviso in un training vocale (ciascun partecipante apprenderà a memoria un testo e proporrà un canto) e uno fisico (con la esplorazione di diverse forme di esercizio dedicate allo sviluppo della energia d’attore) per concludersi con la creazione di partiture fisiche da elaborare e montare in una o più sequenze.
La sala di via Dorso ospiterà anche i cinque pomeriggi dedicati al Banchetto di poesia e musica con Kai Bredholt. Entrambi i lavori si concluderanno con una serata di finale condivisione sabato 20 settembre.
Il 22 settembre Eugenio Barba arriverà a Lecce e, a partire dal 23, l’azione passerà a Gallipoli, città dalla quale il regista emigrò nel 1954, a soli diciotto anni, e dalla quale riceverà la cittadinanza onoraria.
In Sala Mercato il regista condurrà il seminario Odin Festival con 40 partecipanti internazionali e una masterclass insieme a Julia Varley. Il Teatro Garibaldi aprirà le porte alla proiezione di alcuni filmati storici e dimostrazioni: “Odin Teatret in Salento” (1974) e “La conquista della differenza” (2013), “L’eco del silenzio” con Julia Varley e “Odin Teatret in Perù” (1978) e a Cuba (2002), “Orme sulla neve” con Roberta Carreri, “Quasi Orfeo: l’attore musicista” con Jan Ferslev.
Ci saranno poi gli spettacoli serali, in alcune occasioni in doppia replica sia a Lecce che a Gallipoli: “Memoria” con Else Marie Laukvik e Frans Winther, “Bianca come il gelsomino”, concerto d’attore con Iben Nagel Rasmussen, “Ave Maria” con Julia Varley, “Il castello di Holstebro” sempre con Julia Varley, “La vita cronica” con l’Odin Teatret ensemble, “Judith” con Roberta Carreri, per concludere con scene da “Ode al Progesso”.
Ma l’appuntamento forse più simbolico per il territorio resta il baratto, previsto per venerdì 19 settembre proprio a Carpignano Salentino. E per il programma in dettaglio vi rimandiamo qui.