6Bianca. Il meticciato fra tv e teatro che attira il pubblico

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Pierluigi Corallo (Amedeo
Pierluigi Corallo (Amedeo, padre di Bianca) e sullo sfondo Camilla Semino Favro (Bianca, impiccata) - photo: Serena Serrani
Pierluigi Corallo (Amedeo, padre di Bianca) e sullo sfondo Camilla Semino Favro (Bianca, impiccata) – photo: Serena Serrani

“Se Dickens o Balzac fossero vivi oggi, sarebbero alla HBO a presentare idee per nuove serie televisive”.
Si potrebbe un po’ riassumere in questa frase di Stephen Amidon, autore e sceneggiatore de “Il capitale umano”, film diretto da Paolo Virzì, lo spirito del progetto “6Bianca”.

La sera del debutto di questo serial teatrale in sei puntate nato sotto la Mole, il teatro Gobetti di Torino è in fermento. Tutto esaurito e il pubblico che aspetta curioso di assistere all’esperimento neoprodotto dal Teatro Stabile in collaborazione con la Scuola Holden diretta da Alessandro Baricco. Insomma, degli stakeholder di un certo peso.
Per riuscire in quest’avventura, poco usuale e lodevole per un teatro abbastanza tradizionalista, sono stati messi in campo artisti e autori capaci e intraprendenti, in un vero gioco di squadra: a partire proprio da Amidon, affiancato nella scrittura da quattro giovani autori della Holden (Riccardo Angelini, Sara Benedetti, Filippo Losito e Francesca Manfredi); alla regia Serena Sinigaglia, a sua volta coadiuvata da altri due registi assistenti (Leonardo Lidi e Omar Nedjari), infine un cast multigenerazionale di artisti non solo esordienti.

Ma una delle peculiarità del progetto è lo sviluppo parallelo di una comunicazione a 360° che pare non tralasciare nessun aspetto della narrazione “social”: c’è un sito dedicato, la pagina Facebook di Bianca, e materiale promozionale che affascina e coccola il pubblico (ad ogni puntata si riceve perfino il “diario di Bianca” con racconti e approfondimenti sullo spettacolo, mentre online c’è un quiz sulla puntata passata), nonché la possibilità di rivedere in streaming le puntate perse. Insomma, un vero progetto crossmediale.

La scena, suggestiva, del primo episodio si apre, come anticipato dalla comunicazione virale, con il suicidio di Bianca (Camilla Semino Favro), giovane figlia del facoltoso imprenditore torinese Amedeo Ferraris.
Il primo incontro col pubblico è quindi una progressiva scoperta delle dinamiche tra i vari personaggi della storia. Uno dopo l’altro faranno la loro comparsa in scena: Paolo (Alessandro Marini, assistente di Amedeo nonché probabile amante segreto di Bianca), Giulia (Mariangela Granelli, seconda moglie di Amedeo), Luna (Carolina Cametti, migliore amica di Bianca nonché amante di Amedeo), Massimo (Francesco Migliaccio, padre di Luna ed ex dipendente di Amedeo) e Darko (Daniele Marmi, misterioso ‘collega/amico’ di Bianca). All’appello del cast manca solo Anna Magdalena Ferraris, l’anziana madre di Amedeo, che conosceremo nelle prossime puntate, interpretata da Ariella Reggio.

A far da sfondo alla vicenda le macerie di una fabbrica abbandonata – Le Chiuse -, luogo suggestivo creato da Maria Spazzi, che nella nostra mente si trasforma, a seconda delle scene, in casa, ufficio, sala stampa… Ma che, a chi torinese è, non può non ricordare (il riferimento a un incendio nel passato non sarà una casualità) la tragedia della Thyssenkrupp.
I passaggi da un ambiente all’altro scorrono via abbastanza agilmente, sorretti da un disegno luci, firmato da Roberta Faiolo, che delimita e determina i luoghi, elaborando l’idea di fotografia cinematografica ad uso del teatro.

La trama della puntata d’esordio svela quindi in nuce intrighi, gelosie, rancori e segreti, come ogni serial che si rispetti. Tutto sta per crollare addosso ai personaggi, sembrano voler anticipare quei pannelli instabili e in rovina sopra le loro teste.

Tutti i protagonisti della prima puntata (photo: Serena Serrani)
Tutti i protagonisti della prima puntata (photo: Serena Serrani)

Ciò che tuttavia convince poco dell’operazione, ma speriamo di ricrederci nelle prossime puntate, è il confezionamento un po’ troppo televisivo, seppur nelle intenzioni dichiarate la stessa regista affermi, per il progetto, la ricerca di “un meticciato dei linguaggi e delle tecniche narrative, un genere bastardo, insomma, che mette insieme teatro, cinema e televisione”.

La recitazione a tratti appare esageratamente sopra le righe, con momenti di autoironia che poco paiono adattarsi allo stile narrativo del lavoro (o per lo meno alle intenzioni dichiarate da Amidon: avvicinarsi alle tecniche narrative di serie tv americane come “Breaking Bad o “I Sopranos”), mentre le scelte drammaturgiche sulla costruzione dei personaggi ricalcano modelli fin troppo noti: intrappolati in cliché già visti, indeboliscono la credibilità dei personaggi. Serena Sinigaglia racconta, a questo proposito, della “libertà di tradire il realismo generalmente dovuto al mezzo televisivo, regalandoci toni grotteschi e surreali”: il rischio è però, in questo caso, una miscela che ricorda, involontariamente, le soap opera.

Non sveleremo qui maggiori dettagli dell’intreccio, per non togliere il piacere della sorpresa. Ciò che resta a sipario chiuso è comunque la consapevolezza del grande sforzo progettuale messo in atto dallo Stabile e, allo stesso tempo, la grande risposta del pubblico a questo esperimento (anche l’ultima replica della domenica pomeriggio esaurita, con persone in coda per aspettare un eventuale posto libero e abbonamenti ‘sulla fiducia’ alle altre puntate).
Quattro repliche di tutto esaurito: gli spettatori hanno dato prova di sposare con entusiasmo le aperture del teatro verso nuovi stilemi narrativi e produttivi. Forse il segno più significativo di questo esperimento. Solo ottimo marketing, fascinazione dalle serie tv americane (alcune ormai davvero di ottimo livello) o voglia di provare qualcosa di nuovo a teatro perché stufi delle solite proposte? E inoltre, la sfida reggerà sul lungo percorso?

Lo potremo valutare meglio nelle prossime puntate. Del resto per la seconda non c’è molto da aspettare: sarà in scena dal 26 febbraio al 1° marzo; mentre sul sito miltonclass.it è disponibile, a pagamento, lo streaming dei singoli episodi e del progetto completo. Anche se noi rimaniamo tradizionalisti, e per vedere del teatro preferiamo (ancora) andarci, a teatro.

6Bianca – prima puntata

una storia ideata da Stephen Amidon
scritta da: Stephen Amidon, Riccardo Angelini, Sara Benedetti, Filippo Losito e Francesca Manfredi
con: Carolina Cametti, Pierluigi Corallo, Mariangela Granelli, Alessandro Marini, Daniele Marmi, Francesco Migliaccio, Camilla Semino Favro
e con Ariella Reggio
regia: Serena Sinigaglia
coordinamento drammaturgico: Marco Ponti
scene: Maria Spazzi
luci: Roberta Faiolo
costumi: Erika Carretta
musiche: The Sweet Life Society
il tema musicale di Bianca è scritto ed interpretato da Cecilia
registi assistenti: Leonardo Lidi e Omar Nedjari
produzione: Teatro Stabile di Torino

Visto a Torino, Teatro Gobetti, il 12 febbraio 2015
Prima assoluta

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