A proposito di Tradimenti. Pinter oltre l’ufficiale quotidianità

Tradimenti - Antonio Mingarelli
Tradimenti - Antonio Mingarelli
Tradimenti – Antonio Mingarelli (photo: Daniele Rossi)
Nove anni è il ciclo di vita dei “Tradimenti” che Harold Pinter scrisse nel 1978 in nove scene.
Fedele al testo del Nobel per la Letteratura, il regista Antonio Mingarelli ha messo in scena allo Spazio Tertulliano di Milano la commedia, presentando la vicenda a ritroso di Emma (interpretata da Cinzia Spanò), sposata con Robert (Alberto Onofrietti), e di Jerry (Fabrizio Martorelli), miglior amico dell’uomo.

Il nastro parte dai due ex amanti, che si rincontrano su richiesta di lei a due anni dalla fine della loro relazione. Ovvero, nove anni dopo quel primo bacio rubato che inaugurò i sette di clandestinità, formalizzata solo dall’acquisto di un appartamento per la vita segreta, e mai ufficializzata per volontà di entrambi. Fino a che Emma decide di rincontrare Jerry per raccontargli che ha troncato con il marito, dopo che questi ha ammesso di averla tradita per anni, e lei stessa avergli confessato la sua relazione passata con Jerry.

I due uomini quindi si affrontano, e dal tentativo di giustificarsi a posteriori vengono alla luce, attraverso una ricerca nei ricordi, scena dopo scena, gli episodi rilevanti della storia.

Pur essendo presenti tutti e tre i personaggi insieme solo in un paio di scene, il triangolo rimane sempre evidente, in ognuno dei dialoghi, tanto brevi quanto carichi di tensione.
Corposo, il testo di Pinter scava nell’inconscio dei caratteri, pur rimanendo sottoforma di colloqui comuni: “Nelle sue commedie scopre il baratro che sta sotto le chiacchiere di tutti i giorni”, fu proprio la motivazione dell’Accademia di Svezia quando, nel 2005, gli conferì il premio Nobel per la letteratura.

E anche secondo la lettura di Antonio Mingarelli, “tra le righe di un’apparentemente banale storia di adulterio si insinua una riflessione sul tradimento”.
Com’è appunto quello tra Robert e Jerry, due uomini un tempo interessati alla loro amicizia, in cui hanno creduto fino a prova contraria.
È questo forse il più profondo scandalo di “Tradimenti”, che striscia all’ombra di quell’adulterio “ufficiale” ispirato probabilmente allo scandalo pubblico che Pinter causò nel 1977 lasciando la moglie per un’altra donna, oppure alla relazione che l’autore ebbe con una presentatrice televisiva.

Si diceva che il testo parte dall’appuntamento in un bar tra i due ex amanti, ma che affronta soprattutto l’infedeltà nell’amicizia, l’imbroglio nella professione, l’ipocrisia nella società. Tradimenti sono allora gli effetti causati da personaggi apparentemente coinvolti, in qualche modo associati, ma essenzialmente solitari e segretamente disinteressati al prossimo.

Scenicamente Mingarelli risolve bene questo tema attraverso i movimenti e le luci: i personaggi raramente si toccano e con evidenza mantengono le distanze, separati anche da elementi scenici o aiutati dallo spazio che, quando è vuoto da arredi, pare abbia quasi una forza centrifuga, per quanto i personaggi tendono a stare confinati alle pareti.
La lontananza è sottolineata dalle luci, nettamente separate e rigorosamente distribuite: lui fredda, lei calda, con qualche rara intrusione di lui nel cono caldo, durante un abbraccio malinconico in nome dei vecchi tempi.

E’ per questa forte connotazione data alla coppia di ex amanti che dallo spettacolo emerge soprattutto la loro vicenda, scenicamente più carica di tensione rispetto a quella dei due uomini. Emerge però a scapito delle scene in cui i due protagonisti maschili si affrontano, e a scapito anche dell’interpretazione di Onofrietti, che si distingue non solo come personaggio. Ed è un peccato che, pur non nelle intenzioni, sia andato sprecato l’alto potenziale drammaturgico che forse una maggiore sperimentazione avrebbe potuto evidenziare.
Lo studio relativo a movimenti e luci, seppur ben realizzato, rimane infatti molto didascalico, lasciando la sensazione di niente di più che un’idea correttamente risolta. E se è vero che slancio e iniziativa sono sempre rischiosi (soprattutto quando si maneggia un “intoccabile” come Pinter), è pur vero che il rischio avrebbe potuto lasciare una maggiore traccia di sé.

Tradimenti

di Harold Pinter
traduzione di Alessandra Serra
regia di Antonio Mingarelli
con: Fabrizio Martorelli (Jerry), Alberto Onofrietti (Robert), Cinzia Spanò (Emma), Walter Cerrotta
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 1′ 57”

Visto a Milano, Spazio Tertulliano, il 20 ottobre 2012


 

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