Out of context. L’isteria del corpo nella danza liberatrice di Platel

Alain Platel - Out of context
Alain Platel - Out of context
Out of context (photo: © Chris Van der Burght)

In “Out of context”, ultima creazione di Alain Platel, la scena è semplice, svuotata, le luci e i costumi essenziali. Nove i danzatori in scena, nove virtuosi della danza, come ama affermare lo stesso Platel, nove professionisti che, da cinque anni, lavorano in simbiosi con il coreografo belga e si presentano sulla scena con semplicità, spogliandosi degli abiti ‘civili’ per cominciare a ballare, così da esprimere attraverso il corpo le loro emozioni.

Lo spettacolo, come racconta lo stesso Platel alla fine della rappresentazione, “nasce dall’improvvisazione dei danzatori; non c’è in “Out of context” un tema dominante, tutto inizia e finisce dal corpo. Ho chiesto loro di immaginare, e quindi poi di interpretare, la nascita di una giraffa. Tutto è cominciato da lì”.

Il lavoro di Platel, minuzioso e preciso, si sofferma moltissimo sul gesto e su tutti i suoi possibili significati. Il gesto è malato, schizofrenico, convulso; i corpi sono soli ma cercano altri corpi, metafora di un mondo malato che sfugge. Il corpo è in uno stato di isteria, ma l’isteria è vista non come una patologia ma come l’espressione di una ipersensibilità di fronte alla vita.
Dove mancano le parole per esprimere il nostro mondo affettivo interiore, il corpo si sostituisce. E la danza probabilmente ha sempre avuto questa funzione: la volontà e la necessità di tradurre fisicamente dei sentimenti troppo forti.

Lo spettacolo è così il risultato di una esplosione di emozioni, che trovano libertà sulla scena attraverso il corpo dei nove bravissimi danzatori, la cui forza è di distinguersi attraverso le specificità fisiche ed espressive. Il lavoro di improvvisazione regala al pubblico nove possibili interpretazioni dei sentimenti umani, dall’infelicità all’angoscia, dalla gioia alla nevrosi, in un percorso di vita che va indietro nel tempo, dalla nascita alla preistoria, alla ricerca delle nostre radici, e si sofferma con scrupolo in un quid tra l’uomo e l’animale, in uno spazio immaginario armonico che va al di là del bene e male, del brutto e del bello, di individuo e società. È qualcosa di più.

La forza di “Out of context”, omaggio postumo a Pina Bausch, sta nelle idee e nel coraggio del suo ideatore. Platel mostra di non aver paura di ricercare qualcosa d’altro, e quando non si ha paura di scavare, si ha anche il coraggio di prendersi in giro: far ballare per venti minuti i nove virtuosi della scena con la musica disco anni Settanta o far interpretare “Aicha” ad uno dei danzatori potrebbe sembrare un sacrilegio a molti, e soprattutto un’occasione sprecata. Eppure in “Out of Context” il fuori programma è spassoso quanto geniale. Il pubblico resta incantato da tanta energia e bravura. Oltre la danza.

Out of context – for Pina
ideazione e regia: Alain Platel
danza e creazione: Elie Tass, Emile Josse, Hyo Seung Ye, Kaori Ito, Mathieu Desseigne Ravel, Mélanie Lomoff, Romeu Runa, Rosalba Torres Guerrero, Ross McCormack
drammaturgia: Hildegard De Vuyst
assistente alla regia: Sara Vanderieck
costumi: Dorine Demuynck
suono e musiche elettroniche: Sam Serruys
luci: Carlo Bourguignon
regia suono: Bart Uyttersprot
prodotto da les ballets C de la B.
durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 4’ 40’’

Visto a Divonne-les-bains (Francia), L’Esplanade du Lac, il 13 settembre 2010

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