Dopo “Letter to the world” che coniugava la danza alla letteratura, Rosella Simonari ci regala un altro libro stupefacente nel suo approccio e intrigante nel suo svolgimento: “Alberto Spadolini, Apollo della Danza” tratta di un danzatore poco noto, Alberto Spadolini, nato ad Ancona nel 1907 , formatosi a Roma negli anni ‘20, poi trasferitosi a Parigi per arrivare al successo negli anni Trenta.
Definire questo personaggio solo come danzatore è sicuramente limitante: fu pittore, regista e molto altro ancora, calato dentro il panorama sociale e culturale del periodo, che riverbera nelle sue danze, nelle interviste, nei suoi quadri, nelle piccole tracce che di lui ci sono rimaste. Piccole tracce sì, perchè resta ben poco della sua attività. La casa parigina fu svuotata dai ladri subito dopo la sua morte, nessuno studio approfondito venne fatto su di lui mentre era ancora in vita, e i rapporti con la famiglia non contemplavano il racconto della sua carriera. Un anonimo giornalista lo definì “un fantasma che fluttuava nella Parigi notturna”, le briciole del cui passaggio sono state seguite, come un novello Pollicino, da Rosella Simonari in un lavoro più che decennale.
L’amore di Rosella Simonari per Spadolini nasce nel 2006, quando visita una mostra realizzata alla Rocca Malatestiana di Mondaino dal titolo “Josephine Baker e Spadolini”. Da lì il suo interesse si consolida e si focalizza, portandola a conoscere il nipote di Spadolini, Marco Travaglini, che per caso ritrovò uno scatolone contenente vari documenti riguardanti lo zio. “Senza il lavoro di Travaglini, Spadolini sarebbe rimasto un fantasma la cui presenza sfuggente si sarebbe potuta trovare solo menzionata in qualche libro, foto o articolo, senza collegamenti per strutturare una presenza”. Travaglini infatti ha ampliato quanto rinvenuto con altri materiali, in alcuni casi rarissimi, organizzandoli in quello che è diventato un vero e proprio archivio, perseverando in questo lavoro nonostante “l’indifferenza di molte figure culturali”.
Altre due mostre, interventi a svariate conferenze, una lezione spettacolo, un documentario -“Spadò. Il danzatore nudo” selezionato nella 16^ edizione del Los Angeles-Italia Film Fashion and Art Festival di quest’anno – hanno segnato le varie tappe di un percorso di conoscenza che, dal saggio edito da Simonari nel 2007, ha portato alla pubblicazione di questo libro.
Un volume, edito da Affinità Elettive, che stupisce per il carattere multiforme della prospettiva metodologica utilizzata, che include la storia della danza, la storia culturale e gli studi di genere.
La storia della danza è fondamentale per riuscire ad interpretare e capire le coreografie di questo particolare personaggio, agganciandole allo sviluppo che quest’arte stava avendo in quel periodo: l’innovazione portata dai Balletti Russi nella danza classica, che vide Serge Lifar diventare maître de ballet, coreografo e danzatore dell’Opera di Parigi, la rivoluzione di cui si fece artefice Isadora Duncan, il successo del music-hall e il suo rapporto con la danza “colta”.
Essendo la danza un’arte fu in rapporto dialogico con la storia culturale che in quel periodo era attraversata da forti correnti: il futurismo, il primitivismo, le spinte fasciste, quelle socialiste e anarchiche. Il corpo nudo di Spadolini le condensa dentro di sé, e Rosella Simonari è bravissima a tracciarne le linee collegando, ricostruendo, disegnando un affresco mutevole in cui questa figura si muove, disvelandolo.
Spadolini fu anche pittore e a questo aspetto della sua personalità è dedicata l’ultima parte del libro, mostrando come le influenze dei grandi artisti del periodo ne abbiano ispirato e guidato il gusto, la tecnica e l’ispirazione.
Gli studi di genere e la loro storicizzazione ci aiutano a collocare e interpretare Spadolini come “uomo danzante”, bisessuale in un ambiente ancora fortemente connotato da tabù; bisogna ricordare infatti che fino all’arrivo di Nijinskij il balletto era donna, con ragazze che interpretavano anche ruoli maschili en travestie. A questo aspetto è forse legato anche il rapporto molto riservato di Spadolini con la famiglia, a cui raccontava così poco di sé.
Un libro, si è detto, “intrigante”, aggettivo composto dalla parola latina per raggiri e imbrogli, ma anche connesso a “trica” capello, pelo, alludendo a un groviglio di nodi. Per quel fenomeno linguistico detto “calco semantico”, per il quale una parola di una lingua con un dato significato ne acquisisce uno nuovo ricalcando una parola straniera simile, prendendo dall’inglese, “intrigante” è passato a significare anche accattivante, avvincente, interessante. Per questo libro possiamo usare l’aggettivo in entrambi i significati: è un groviglio di notizie, dove il passare ai diversi piani di lettura è un intreccio costante di rimandi, versamenti, risonanze, ma è anche avvincente come un “giallo” in cui si cerca un’identità sempre sfuggente, il contorno di una figura che resta comunque solo accennata. La forza del libro sta nel mantenere questo registro che, tra citazioni dotte, riferimenti eruditi, informazioni e approfondimenti, resta sempre nella sottile leggerezza dell’indagine, osserva il mondo per capire la persona che lo ha attraversato e tenta di ricostruire, tramite il macro, il micro di questa figura poliedrica e provocatoria che sfugge a semplicistiche definizioni, le cui vivide ma sfuggenti tracce ne restituiscono un ritratto vivo e cangiante.
Il libro verrà presentato oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Danza, in diretta Facebook sulla pagina di Casa delle Culture Ancona in collaborazione con l’associazione Hexperimenta.
Alberto Spadolini, Apollo della danza
Rosella Simonari
Affinità Elettive Edizioni
Anno edizione: 2021
Pagine: 186 p., Brossura