Angela Baraldi è un’artista a tutto tondo che passa con disinvoltura da un genere all’altro.
Salvatores la sceglie per interpretare Giorgia Cantini, protagonista del suo noir “Quo Vadis Baby?” (tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Verasani), mentre a teatro è in scena nei “Monologhi della vagina” e in “Dondolo”di Beckett, ma è soprattutto nella musica che si trova a collaborare con un buon numero di grandi artisti come De Gregori, Dalla, Massimo Zamboni…
La incontriamo per qualche battuta nei camerini del Teatro della Tosse di Genova, dove è la protagonista di “The Wedding Singers” di Luca Ragagnin, spettacolo in prima nazionale per la regia di Emanuele Conte.
A lei è affidato il compito di interpretare nove cantautrici a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, nel momento del loro matrimonio. Pensieri e riflessioni sulla vita si intersecano alle canzoni e ci accompagnano in un viaggio particolare a metà strada tra il concerto e il monologo teatrale.
La prima ad essere evocata è Nico, cantante tedesca che collabora con Dylan ed Andy Warhol, fino all’unione con i Velvet Underground e il figlio con Alain Delon.
C’è la strada, la disperazione, la solitudine, l’alcool, la droga nelle anime evocate in scena dalla voce calda della Baraldi che passa da Janis Joplin a Karen Carpenter, Laura Nyro, Nina Simone, Dusty Springfield, Nicolette Larson, Judee Sill e Sandy Danny.
Cerchiamo di andare oltre quello sguardo un po’ malinconico e penetrante per capire con la protagonista cosa vuol dire entrare e uscire continuamente da figure tanto complesse portandone al pubblico gli stati d’animo.
Ad accompagnarla, su un palchetto che vuole ricordare una festa di nozze ormai finita da anni, le chitarre e le percussioni di Stefano Bolchi, Osvaldo Loi alle tastiere e Federico Fantuz alle chitarre.
Anche la cantante ed attrice bolognese è vestita da sposa, ed abita una scena divisa radicalmente in due ambienti diversi, entrambi collocati in un banchetto nuziale concluso.
Se da un lato c’è il palchetto dell’orchestrina, dall’altro c’è lo spazio della parola, costruito come un cumulo di oggetti disordinati e affascinanti: sedie accatastate, ombrelloni e tavoli creano quel disordine che diventa lo spazio intimo dei ricordi.
Nel breve momento di confronto con Angela Baraldi proviamo a capire ed analizzare insieme uno spettacolo che rappresenta un altro passo avanti nella sua carriera proprio perché fonde insieme le sue tante anime.