L’Anna Bolena di Carmelo Rifici. Il debutto al LAC di Lugano

Anna Bolena (ph: Masiar Pasquali)
Anna Bolena (ph: Masiar Pasquali)

A febbraio arriverà nei teatri di Reggio Emilia, Piacenza e Modena, che lo coproducono

Cinque anni dopo “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, la premiata ditta Fasoli / Rifici, per inaugurare la nuova stagione del LAC di Lugano, ha scelto un’opera meno iconica del panorama lirico: parliamo di “Anna Bolena” di Gaetano Donizetti, per un allestimento intelligentemente coprodotto con i Teatri di Reggio Emilia, Piacenza e Modena.

Il compositore bergamasco mise in musica il libretto in rima di Felice Romani, autore di ottima scrittura, tra le altre, di “Norma”, “Sonnambula”, “Elisir d’amore” e “Turco in Italia”.
Il libretto fu ispirato al dramma “Henri VIII” di Marie-Joseph Blaise de Chénier.
L’opera debuttò al Carcano di Milano con grande successo il 26 dicembre 1830, con protagonista Giuditta Pasta ma, nel corso degli anni, uscì subito dal repertorio, ritornando per fortuna in auge con la famosa edizione scaligera del 1957, diretta da Gianandrea Gavazzen:in scena nientemeno che Maria Callas e Giulietta Simionato per la regia di Luchino Visconti.

L’opera, denominata tragedia lirica in due atti, vede al centro dell’azione Enrico VIII Tudor (1491-1547) che, dopo aver sposato Anna Bolena, intende ripudiarla per convolare a nozze con Giovanna di Seymour, ancella di Anna. Giovanna non sa decidersi tra l’amicizia per la regina e l’amore per Enrico.
Nella trama fa capolino anche Percy, antico amore di Anna, ritornato da poco in patria, a cui Donizetti regala subito una bellissima cavatina (“Da quel dì che, lei perduta”), e se ci mettiamo anche il paggio Smeton, pure lui in segreto innamorato della regina, l’intreccio del dramma è servito.
Nella scena culmine dell’opera, nel giardino della reggia, all’arrivo del re, Smeton lascia intravvedere un’immagine di Anna, fatto considerato dal dispotico sovrano, desideroso di disfarsene, prova evidente del tradimento della moglie.
Così Smeton, Percy e Anna con il fratello Lord Rochefort, considerato anch’egli complice del tradimento, vengono arrestati, consentendo ad Enrico di convolare a giuste nozze con la nuova regina.
In un famoso duetto (“Sia di spine la corona ambita al crine… ah! No: perdono dal mio cor punita io sono”) Giovanna si reca da Anna in prigione per convincerla a confessare, avendone così salva la vita, ma Bolena si rifiuta, perdonandola.
Davanti al tribunale, il paggio e Percy si autoaccusano, illudendosi di salvare la regina, ma il verdetto dei giudici è implacabile: sarà morte per Anna e i suoi complici.
Percy, con il fratello della Regina e il paggio rifiutano la grazia d’Enrico, mentre Anna, in un delirio che ricorda quello di Lucia di Lammermoor, tratteggiato con le due arie più famose dell’opera (“Al dolce guidami castel natìo… Coppia iniqua”) si appresta a morire con altissima dignità, sentendo da lontano l’eco dei festeggiamenti per le nuove nozze regali, eppure perdonando i suoi carnefici.

Un secondo ascolto dal vivo, dopo l’infelice esperienza avuta qualche anno fa alla Scala con l’edizione prodotta dal Grand Théâtre de Bordeaux, ci ha reso più familiare e gradita quest’opera, in cui abbiamo finalmente riconosciuto tutta la maestria donizettiana che, cinque anni dopo, si esplicherà in quel capolavoro assoluto che è “Lucia di Lammermoor”.

Oltre ai momenti che abbiamo già segnalato, di grande risalto e di perfetta resa scenica e musicale è tutto il finale dell’atto primo, con l’estatico quintetto (“Ah, regina!”), e il finale, dove sono riconoscibilissimi i tratti stilistici del maestro bergamasco (“È sgombro il loco – S’ei t’aborre – Tace ognuno”) a cui concorrono all’unisono tutti i personaggi dell’opera.

Carmelo Rifici, in totale sintonia con il mutevole impianto scenico ideato dal fedele Guido Buganza, ingabbia – nel vero senso della parola – l’azione e i sentimenti che ogni personaggio esprime singolarmente, dalla dolente maestà regale di Bolena, all’indecisione ingenua di Anna e all’infatuazione di Smenton, all’interno di una serie di ambienti apparentemente asettici, che ruotano alla vista dello spettatore, mentre tra l’una e l’altra delle scene improvvise apparizioni (le torture dei condannati, la festa delle nozze) ne collegano i contesti, rieccheggiando atmosfere pittoriche di forte emozione.
Belli anche i variegati costumi di Margherita Baldoni, che si sposano efficacemente con le suggestive luci di Alessandro Verazzi. Qua e là fa anche capolino l’immagine della piccola Elisabetta, che in qualche modo vendicherà la madre, diventando una delle icone reali più importanti della Storia.

Infine per raccordare antico e contemporaneo con accorta, ulteriore invenzione, Rifici, sin dalla Sinfonia, propone due operai in tuta che, per tutto lo svolgimento dell’opera, stanno componendo un’effige che rimanda al “Cristo tra gli Scribi” di Albrecht Dürer, chiaro riferimento al sacrificio di Bolena, tradita da un mondo privo di umanità, dedito solo alle apparenze.

Carmela Remigio, soprano che conosciamo e apprezziamo da diverso tempo (come Armida di Leo / Handel a Martina Franca, Medea in Corinto di Mayr a Bergamo) ha retto con generosità il ruolo della protagonista, dandole un allure di sofferta melanconia, innervata da sdegnosa fierezza. Accanto a lei, non un mezzo soprano come si usa spesso fare, ma il giovane soprano Arianna Vendittelli (che avevamo già ascoltato con piacere ne “Il Giustino” di Vivaldi), splendente nel tratteggiare l’ancora incerta personalità di Giovanna Seymour, veramente sempre in parte e dalla vocalità ben definita in tutte le sue variazioni.
Tra i maschi eccellente Ruzil Gatin come Percy, e di buon risalto Marco Bussi nell’odiosa parte di Enrico VIII.

L’opera, è stata diretta con giusto impeto e vivacità dal Maestro Diego Fasolis, con strumenti d’epoca, scelta consueta per i suoi Barocchisti, qui ribattezzati per l’occasione I Classicisti.
Sempre consoni i diversi interventi del Coro della Radiotelevisione svizzera preparato da Donato Sivo, che abbiamo sempre apprezzato nelle aperture precedenti delle stagioni del LAC.

Dal 9 all’11 febbraio 2024 al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia e a seguire, sempre a febbraio, a Piacenza e Modena.

ANNA BOLENA
Musica di Gaetano Donizetti
Interpreti:
Carmela Remigio, Arianna Vendittelli, Luigi De Donato, Ruzil Gatin, Paola Gardina, Marcello Nardis
I Barocchisti
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
Direttore Diego Fasolis
Regia Carmelo Rifici
Scene Guido Buganza
Costumi Margherita Baldoni
Luci Alessandro Verazzi
Movimenti Scenici Alessio Maria Romano
Coproduzione LAC Lugano Arte e Cultura, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena

Visto a Lugano, LAC, il 4 settembre 2023
Prima assoluta

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