Giunto alla 18^ edizione, abbiamo incontrato la direzione artistica, composta da Chiara Crupi e Nicola Danesi
Anomalie è l’incontro tra territori sconosciuti, quelli dell’arte del circo contemporaneo internazionale e i luoghi delle periferie romane. Anomala è la scelta non solo della proposta artistica, ma anche del pubblico. La ricerca degli spettatori è l’essenza stessa della ricerca artistica che il festival romano propone arrivando alla sua diciottesima edizione.
Incontro Chiara Crupi e Nicola Danesi per fare un rendiconto artistico, ideologico e organizzativo del festival che, per quasi due decenni, ha portato linguaggi differenti dell’arte performativa, soprattutto circense, in territori periferici della capitale romana spesso dimenticati dalla programmazione delle attività culturali istituzionali.
Chiara Crupi ricorda l’essenza nomade del festival: “Fin dalle prime edizioni il nostro festival è stato ed è nomade. Abbiamo visitato luoghi anche molto disagiati, soprattutto nelle prime edizioni. Avevamo anche un tendone da circo vero e proprio, ma abbiamo sempre proposto spettacoli di circo contemporaneo senza animali, di ricerca, con linguaggi molto differenti, anche lontani dal nostro cliché di circo. Abbiamo portato nuovi clown, come quest’anno il giapponese Ide Ippei, lontano dall’immaginario della clownerie, eppure ha conquistato l’attenzione del pubblico”.
Il circo si fa sociale, ripete l’organizzatrice e direttrice artistica, in tre punti: nell’accessibilità per tutti e tutte della cultura, l’inclusività, data dalla gratuità, permettendo così anche alle fasce sociali più svantaggiate di fruire di prodotti culturali e artistici di qualità, e accoglienza: la capacità di accogliere il pubblico organizzando laboratori per bambini, coinvolgendo le associazioni culturali e i centri sociali del territorio, dialogando con il quartiere, creando scambio ed incontro.
L’incontro è proprio la cellula madre di Anomalie, e dell’incontro tra due anomalie, quella sociale e quella artistica fuori dagli schemi, ci parla Nicola Danesi: “L’unica cosa davvero importante è che il fruitore e l’attore stiano nello stesso luogo e nello stesso tempo. Il momento è esistenziale, ed è una grande occasione di incontro. A volte è proprio il centro del discorso, ed è questo che a noi piace. Potremmo fare il festival in altri tipi di luoghi, al centro di Roma, in un grande teatro, avremmo sicuramente altri numeri in termini di partecipazione, di visibilità. Ma il luogo anomalo è ciò che noi vogliamo. Portiamo il circo contemporaneo, linguaggi artistici nuovi, in luoghi in cui normalmente non ci sono”.
Spettacoli anomali, un circo contemporaneo in cui stili e linguaggi appaiono contaminati, fluidi, innovativi, incontrano spettatori anomali, chi non frequenta il teatro o il circo. Un incontro non facile da gestire, ad esempio i luoghi scelti quest’anno sono il Parco delle Canapiglie, a Torre Maura, e largo Mengaroni, a Tor Bella Monaca, il primo ormai stabile da otto anni, il secondo novità del festival. Un incontro nuovo che per reazione scoppia in tante piccole scintille, a volte roventi e difficili da contenere, altre frizzanti e stimolanti.
Gli artisti si sono confrontati con un pubblico rumoroso, partecipe, a volte anche irrispettoso dello spazio scenico, invadente, pigro e distratto. Tutti elementi che avrebbero spaventato tanti, ma la differenza è stata fatta dalla scelta degli organizzatori di artisti capaci, esperti, professionali, attraverso spettacoli di grande qualità. E questa risulta essere un’altra anomalia: in luoghi non abituati al linguaggio dell’arte performativa, per dirla con le parole dello stesso Danesi, “ricevono spettacoli di qualità, perché tutti li meritano. Chi vuole vedere l’artista noto, internazionale, dovrà venire qui a Tor Bella Monaca o a Torre Maura per vederlo. Sono gli spettatori abituali che saranno costretti ad andare in luoghi della città in cui altrimenti non andrebbero”.
Così si apre la periferia, si rende circuito di interessi, percorsa e vissuta. La forma della città si ribalta. Una città più volte definita mutevole, mutaforma, molteplice. Attraverso Anomalie il periferico diventa centro d’interesse culturale. Il festival ribalta il nostro modo di relazionarci alle coordinate di una città spesso troppo prevedibile.
Accanto ad operatori teatrali e di settore, pubblico affezionato e cittadini del quartiere, anziani, bambini, giovani di diverse etnie, gli spettacoli si susseguono meravigliando tutti e tutte, un viaggio fantastico, quello del circo, che accompagna allo stesso tempo luoghi come, ad esempio, il bellissimo largo Mengaroni. L’ospite proveniente da un altrove territoriale scopre così un luogo in cui le associazioni di quartiere, “Che-ntro” e “CuboLibro”, hanno creato spazi per i bambini di tutte le età, con un grande e divertentissimo skate-park, alberi, panchine, e la bellissima libreria di CuboLibro.
Chiara Crupi racconta l’impatto con questo nuovo territorio, e di quanto sia stata fondamentale la collaborazione con la biblioteca pubblica CuboLibro: “La cosa che mi ha resa davvero soddisfatta del lavoro fatto è che gli artisti mi hanno dato tutti un feedback positivo, mi hanno addirittura ringraziata per aver avuto modo di lavorare con un pubblico così vivo e partecipe. Erano tutti entusiasti della risposta del pubblico. Bisogna sostenere questa umanità. Sono otto anni che realizziamo il festival nel Municipio 6 di Roma; Anomalie è riconosciuto dal Ministero della Cultura come Festival di Circo art.32 beneficiario dei fondi del FUS. Questo dato tecnico è fondamentale. Noi riteniamo che i finanziamenti debbano essere diretti là dove servono. La cultura è un diritto, e noi scegliamo di portarla in questi luoghi. Scegliamo di far vivere la periferia in maniera differente, seppure per pochi giorni l’anno, attraverso il festival. A parco delle Canapiglie, in cui ormai siamo un appuntamento annuale, c’è molta partecipazione ai laboratori, svolgiamo molte attività nel territorio, di solidarietà, street art, abbiamo Radio Anomalie. Tutte queste azioni permettono di entrare nel territorio con uno sguardo differente. È questo il circo sociale”.
“Sì, anche se a me non piace la definizione di circo sociale – interviene Nicola – È ridondante. Il circo è sociale per definizione, crea comunità, crea festa. Anomalie è una festa. In quei giorni, vivendo la trasformazione di un luogo che quotidianamente è attraversato superficialmente, puoi dare un’alternativa sociale, esistenziale. Puoi dire che c’è un altro livello di esistenza, l’onirico ad esempio, il non quotidiano. Può essere un’opzione. Scopri che ci sono altri modi di vivere. I giovani scoprono che fare circo è anche un mestiere, una professione. Un modo diverso del vivere della società, un uscire fuori dalla società, in questo senso il circo è addirittura asociale”.
L’incontro, scoppiettante e rumorosamente partecipe, decreta il successo di questa edizione, e anche in un luogo come quello di Tor Bella Monaca. In senso barocco, si crea stupore e meraviglia. Lasciarsi sorprendere, veder tornare bambini gli anziani che commentano ogni gesto del duo Chien Barbu Mal Rasè, o leggere il piacere della scoperta tra le risate degli adolescenti alle scaramucce dell’abilissima coppia del Circo SottoVuoto, o ancora osservare lo sguardo disorientato, ma partecipe, dei bambini durante la poetica rappresentazione di Mano Viva di Girovago e Rondella Family Theather o durante l’esibizione del Kolektivo Konika.
Difficile nominare ogni magica reazione che solo il circo può suscitare sul volto del pubblico. Un’edizione ricca: 31 spettacoli fra i quali hanno spiccato cinque debutti nazionali e la partecipazione di artisti provenienti da Giappone, Argentina, Francia e Spagna, insieme a cinque progetti laboratoriali partecipati che trasformeranno la dimensione visiva ed estetica dell’orizzonte delle Torri di Roma Est, in un programma eclettico destinato ad un pubblico eterogeneo, che si è dimostrato non solo numeroso, ma anche partecipe.