Ariella Vidach: al riparo dalle overdose di tecnologia

Relais di Ariella Vidal
Relais di Ariella Vidal
Relais di Ariella Vidal
A Bologna, in apertura di stagione, Teatri di Vita dedica alla coreografa Ariella Vidach un doppio spazio in cui poter non solo mostrare gli ultimi esiti della propria ricerca artistica ma anche ripercorrere le tappe principali del suo lungo e singolare percorso.

Da oltre vent’anni, infatti, Ariella Vidach – nell’ambito dell’associazione Aiep (fondata insieme all’artista visivo Claudio Prati) – conduce un’ampia e articolata attività di sperimentazione volta principalmente a indagare le relazioni fra danza e tecnologie interattive, il tutto al fine di accrescere  le possibilità d’azione del corpo danzante rendendolo, mediante la manipolazione della componente audiovisiva, il vero e proprio soggetto creatore della drammaturgia, degli ambienti e delle atmosfere sceniche.

Nel corso del doppio appuntamento ospitato da Teatri di Vita è stato possibile assistere sia a “Relais”, ultima produzione del collettivo che vede in scena la presenza di quattro giovani interpreti, che a “Bodhi.solo”, performance interattiva della stessa Vidach seguita da una conferenza (tenuta da Vidach e Prati) il cui intento era quello di spiegare al pubblico il funzionamento di alcuni dei dispositivi che, nel tempo, la compagnia ha elaborato e impiegato nei propri lavori.

Proprio dal confronto fra questi due momenti è stato possibile cogliere gli intendimenti che, nella fase attuale, animano l’attività di Ariella Vidach, la quale – secondo quanto da lei stessa dichiarato durante l’incontro con il pubblico – sembra voler compiere un “giro di boa” e ripensare il ruolo e l’utilità delle tecnologie – che, per usare un’espressione di Prati, da sole “non evolvono” – in un momento in cui la loro presenza è così pervasiva nella vita quotidiana che non si è spesso nemmeno più in grado di vederle.

È per questo che, dopo anni di impiego spesso pionieristico – almeno in Italia – delle tecnologie (dalle proiezioni alla sintesi granulare, passando per la motion capture), l’attenzione di Vidach si sposta – come si evince dallo spettacolo “Relais” – verso la possibilità di guardarsi attorno e  lavorare con ciò che si ha concretamente a disposizione, operando sulla creazione del suono in scena da parte del danzatore grazie a oggetti d’uso quotidiano, come bottiglie di plastica attaccate al corpo quasi  fossero un’armatura o grossi fogli di carta accartocciati e sfregati contro un microfono. Non si tratta di un ritorno indietro ma, paradossalmente, della volontà tenace di continuare a percorrere una stessa strada, vale a dire quella di rendere visibile l’inaspettato e permettere il manifestarsi in scena di figurazioni e soluzioni sonore in grado di allargare lo spettro delle potenzialità percettive e immaginative non solo del performer ma anche, ovviamente, del pubblico.

Proprio quando – come oggi – le possibilità di interazione offerte dalla tecnologia (si pensi, per rimanere sul versante del controllo del movimento, all’impiego massiccio del controller kinect nell’ambito dei videogiochi) hanno forse smesso di sorprendere come un tempo, sta agli artisti che operano in rapporto ad esse cercare di rinegoziare il proprio ruolo e la propria indipendenza, senza dover necessariamente sorprendere con l’avvenirismo delle proposte di volta in volta presentate, ma facendo sempre in modo che siano le idee a disciplinare l’impiego degli strumenti compositivi e non viceversa.

“Relais”, pur con qualche lentezza e sgrammaticatura compositiva, mostra proprio questo sforzo di trasformare il corpo danzante nel centro propulsore della composizione coreografica e sonora, ricorrendo parallelamente all’utilizzo, seppur contenutissimo, di tecnologie interattive “in senso stretto” (ad esempio degli accelerometri o delle proiezioni) e oggetti di uso ordinario, in una fusione di vecchio e nuovo che – se forse non riesce a convincere in pieno – ha momenti di vero respiro e dà sempre prova di un’intelligenza solida e sicura.

Relais
progetto a cura di Ariella Vidach e Claudio Prati
coreografia Ariella Vidach in collaborazione con i danzatori
danzatori Annamaria Ajmone, Chiara Ameglio, Roberto Costa Augusto, Pieradolfo Ciulli
disegno sonoro interattivo Andrea Giomi
disegno luci Stefano Pirandello
sistema di rilevamento STmicroelectronics/Federico Lupica
immagini e montaggio video Antonella Spatti
scenografia e costumi Claudio Prati e Ariella Vidach
assistente alla coreografia Elena Molon
organizzazione e ufficio stampa Giulia Basaglia
graphic design Ekidna Design Bureau

Bodhi.solo
seguita dalla lecture “Danza ed interattività: il corpo nell’universo virtuale”
relatori Ariella Vidach e Claudio Prati
performer Ariella Vidach
sistema interattivo INaxyz
programmazione max/msp Federico Lupica, Paolo Solcia
motion tracking STMicroelecronics (motionbee)
interactive sound design Paolo Solcia, AiEP, Luca Scapellato, Andrea Giomi
organizzazione e comunicazione Stefania Mangano, Cristina Ponzano

Visti a Bologna, Teatri di Vita, il 12 e 13 ottobre 2013


 

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