Una nuova sede per una riapertura al pubblico “in grande”. La biblioteca dell’Asac (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) di Venezia è uno dei più importanti centri di documentazione sull’arte contemporanea che esiste in Italia. Costituita nel 1928, custodisce le collezioni dei cataloghi di tutte le mostre che si sono succedute alla Biennale di Venezia, oltre a molto altro materiale sulle arti del Novecento, dal 1895 ad oggi.
Ciononostante, fino a qualche tempo fa, nel cercare un libro tramite i cataloghi online dell’Opac Sbn (sistema bibliotecario nazionale) di Venezia, se tra i risultati fosse comparso il nome “Asac Biennale di Venezia” la reazione immediata di uno studente-medio sarebbe stata con molta probabilità la demoralizzazione o la rinuncia al libro, paragonabile a un “non c’è” o “è solo lì”, quasi si trattasse di un dove irraggiungibile o inaccessibile.
E in effetti un po’ lo era: ciò che più distoglieva lo studente veneziano dal frequentare l’Asac, più che l’effettiva lontananza dalla maggior parte delle sedi universitarie (ovviabile con un po’ di pazienza in vaporetto), erano gli orari di apertura al pubblico, limitati a due giorni a settimana per poche ore (di solito coincidenti – per chi scrive – con lezioni a frequenza obbligatoria) e la procedura di prenotazione per consultazione e prestito.
Esperienza personale a parte, è bastato un breve sondaggio su una trentina di studenti per concludere che solo due di loro, e per una sola volta durante diversi anni di studio, hanno consultato un libro presente nell’archivio. Un vero peccato se si pensa al patrimonio disponibile.
Le cose, tuttavia, sembrano ora essere cambiate: finalmente a favore di coloro che, quei libri tanto gelosamente custoditi, li aprirebbero con piacere più di una volta.
E’ il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, ad assicurare il “nuovo corso” in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Asac. Per l’occasione Baratta ha dichiarato che: “L’arte contemporanea è ormai diventata popolare e fa parte delle abitudini di consumo quotidiano delle giovani generazioni”. Soprattutto, aggiungeremmo, di chi quest’arte ha scelto di studiarla all’università.
Insomma, giù le maschere… almeno dai libri! Centotrentamila volumi d’arte, architettura, musica, teatro, cinema e danza disposti su due piani, in scaffalature aperte che percorrono 800 metri lineari, per un panorama che ha lasciato senza parole (così ha dichiarato) il sindaco della città, Giorgio Orsoni, ed entusiasmato il rettore dell’università Iuav, Amerigo Restucci.
Dopo dieci anni di chiusura della storica sede Ca’ Corner della Regina, e parziali traslochi nel corso degli anni, l’attesissima nuova sede ai Giardini della Biennale ha aperto le porte il 27 agosto scorso con un’ala ristrutturata di 1.400 mq (e una sala lettura di 350 mq).
Naturalmente un patrimonio simile andrà sfruttato, e c’è da augurarsi che sia stato previsto un finanziamento costante per garantire una gestione della biblioteca all’altezza, a partire dall’orario di apertura al pubblico.
Secondo fonti Vision (un “think tank” o “fabbrica di idee” indipendente che produce ricerche sociali e politiche), sarà la biblioteca più fornita in Italia sulle tendenze artistiche degli ultimi cento anni.
L’Archivio Storico delle Arti Contemporanee diverrà quindi un’utile e fruibile risorsa per la città di Venezia: non solo per i più di seimila studenti aspiranti architetti, artisti e specialisti nel campo delle arti, ma anche per appassionati o semplici curiosi.
Con presupposti così positivi non ci sarà che da sperare che, nelle future ricerche bibliografiche, tra i risultati compaia ancora una volta l’Asac: un buon pretesto per ritastare con mano “l’offerta”, e restarne – stavolta – favorevolmente colpiti.