Ascanio Celestini e il teatro di narrazione

Ascanio Celestini
Celestini in ‘Fabbrica’ (photo: Maila Iacovelli – Fabio Zayed)

Un fenomeno teatrale recente, capace di suscitare interesse anche tra i fruitori occasionali dei palcoscenici, soprattutto se giovani, dissolvendo lo “spauracchio” della rappresentazione teatrale come manifestazione noiosa o datata. Da qui è partito il mio interesse per Ascanio Celestini.

La presente ricerca è stata a suo tempo suggerita da un’esperienza di tirocinio svolto nel 2004 presso l’allora Centro Culturale Nicolò Rezzara di Bergamo, durante il quale ho avuto modo di assistere a uno spettacolo di Celestini inserito nel programma della rassegna DeSidera.
Si è così concentrato l’obiettivo sull’opera del giovane autore e attore romano. Il lavoro è ormai superato dai tre anni intercorsi fino ad oggi. Nel frattempo Celestini ha proseguito nella sua attività teatrale e di ricerca producendo altri interessanti spettacoli come La pecora nera e il più discutibile, a mio avviso, Appunti per un film sulla lotta di classe, senza mai trascurare la riflessione sull’influenza dei rapporti tra strutture sociali più o meno datate, come il manicomio ma anche i più recenti call-center, e l’individuo.

Il lavoro di Celestini può ascriversi al teatro “di narrazione”, che si è affermato nel panorama italiano ed europeo da circa vent’anni, raccogliendo consensi fra tipologie di pubblico diverse, sia per quanto riguarda l’aspetto della formazione culturale che quello anagrafico. Il teatro di narrazione coinvolge un notevole numero di appassionati in tutta Italia, proponendo un’ampia varietà di temi e di esiti drammaturgici, dal racconto e dalla riflessione civile alla teatralizzazione dell’esperienza personale.

Partendo da queste riflessioni è nato il desiderio di conoscere meglio l’attività di un narratore impegnato nella ricerca di contatti tra il mondo teatrale, le tecniche e le tematiche della tradizione orale popolare, la quotidianità e le “scienze sociali”. La commistione tra l’ambito dell’arte drammatica e quello delle discipline scientifiche si esplicita per Celestini tanto in fase progettuale e di raccolta di materiali per gli spettacoli, quanto nella fase compositiva ed espressiva.

Le creazioni di Celestini trovano ispirazione in diversi territori culturali: i temi della narrazione tradizionale, conosciuta dall’autore tanto grazie ai racconti in ambito familiare, quanto alle letture di raccolte di favole della letteratura popolare; le vicende storiche nazionali recenti, legate per lo più alla seconda guerra mondiale, e infine le esperienze umane e personali di uomini e donne conosciuti di persona.
L’incontro diretto e i contatti con i depositari della memoria, finalizzati al recupero di informazioni fondamentali nella vita teatrale dell’autore, giustificano il rimando al metodo di studio applicato dalle discipline socio-antropologiche.

Di fronte ad un genere di teatro che richiede l’impegno, nella maggior parte dei casi ma non necessariamente, di un solo narratore in scena, risulta interessante interrogarsi inoltre sul concetto di “personaggio” e su quali nuove accezioni possa assumere questo termine al di fuori del teatro tradizionale di regia.

L’opera di Ascanio Celestini risulta innovativa anche da questo punto di vista, perché vuole rompere il rapporto di continuità con gli esempi drammaturgici precedenti, al fine di rilanciare un nuovo linguaggio teatrale più immediato e accessibile, adatto ad instaurare un ponte comunicativo tra narratore e pubblico e finalizzato a creare ambiti di riconoscimento dell’identità collettiva, paragonabili ad una sorta di rito laico che si propone di celebrare la centralità dell’uomo.
Proponiamo, in questo contesto, un focus sul teatro di narrazione per concludere, poi, con l’intervista ad Ascanio Celestini.

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Emanuela Marzoli ha conseguito la laurea triennale in Lettere nel 2005 con una tesi sul lavoro teatrale di Ascanio Celestini. Ha svolto due periodi di stage, nell’ambito dell’organizzazione teatrale, alla Fondazione Bernareggi e al teatro Donizetti di Bergamo, collaborando con l’attrice e regista Veronica Cruciani. Nel 2008 ha conseguito la laurea specialistica in Teoria, tecniche e gestione delle arti e dello spettacolo con una tesi di ricerca sul teatro dialettale a Bergamo nell’Ottocento. Attualmente collabora con l’Università di Firenze per un progetto di ricerca.
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  1. says: gili

    brava ela continua così questo è solo l’inizio perchè tu sai che nonstante i vari problemi che a volte sembravano insormontabili ce l’hai sempre fatta complimenti.

  2. says: ANDRAILONTANOPERCAPIRECHISONO

    Dai, almeno avere venduto l’ asino e avere fatto pane ed acqua per mesi è servito a qualcosa…BRAVISSIMA Ela continua così.