Augenblick. L’immersione nel presente di Amaranta / Orma Fluens

Alfredo Pagliuca
Alfredo Pagliuca, il professor Peeters (photo: Eleonora Loria)
Alfredo Pagliuca, il professor Peeters (photo: Eleonora Loria)

Nella dimora Sogol si entra per partecipare all’ultimo commiato a Pierre. Per questo evento, in via del tutto eccezionale, l’entrata del Teatro Studio Uno in via Carlo della Rocca, a Roma, resta chiusa. Si entra dal civico 52 di via Francesco Baracca.

Bastano queste premesse per suggerire che qualcosa di inedito sta per essere esperito.
Un invito su carta, il suggerimento a dimenticarsi di poter parlare, una maschera bianca da indossare e il viaggio verso l’alto inizia.

Si viene accolti da officianti nero vestiti pronti a far da guida.
Fantasmi in carne e ossa si aggirano nell’ambiente immersivo e multisensoriale che la compagnia Amaranta / Orma Fluens ha creato rivoluzionando ogni angolo del teatro gestito da La Cattiva Strada, esaltando una fruizione non convenzionale di spazi portati indietro nel tempo fino a un limbo tra le due guerre mondiali, in un décor ancora tardo ottocentesco che sa di rhum e legno pesante, un ipotetico west dello spirito.

La trasformazione integrale dello spazio a disposizione, dal foyer al magazzino, dalle due sale fino al cortile esterno, trasforma “Augenblick” in un microcosmo nel quale addentrarsi tra passaggi, soglie, riti, lasciando tracce, lettere, abiti, odori, colori, in una zona franca, per una volta, dalla tecnologia digitale, senza protesi post-umane.

Un viaggio fuori dal presente fatto di appuntamenti mancati e connessioni mancanti. Suggerisce la via consultare le poche notizie a disposizione: Pierre Sogol è disperso da mesi. Ma Lisa continua a percepirne la presenza, a sentirne il respiro. Julie è persa nella grande casa. Il prof. Peeters vuole sfruttare la situazione a suo vantaggio. Marie sa che prima di passare all’azione bisognerebbe aspettare. Mentre il maggiordomo Jakob vorrebbe finalmente avere lo spazio che sogna. E per René l’unica via è verso l’alto.

Tra una visita archeologica e antropologica, l’esperienza di un parco (dei divertimenti) a tema, con le anime presenti integrate/integranti l’habitat, “Eyes Wide Shut”, l’uso estensivo dello spazio a disposizione di “Dignità autonome di prostituzione”, un set-scenografia che fa pensare alla puntigliosità diabolica della vita/opera di Eric Von Stroheim, e ancora una colonna sonora che pervade costantemente gli ambienti, ne connota le atmosfere, ne enfatizza le inquietudini o lo struggimento al confine con il più limpido registro patetico, “Augenblick” sferra meritoriamente un bel colpo alle abitudini sonnecchianti dello spettatore, qui chiamato a farsi partecipe di questo spettacolo del mistero, vissuto deambulando – tra rito esoterico e carnevalesco – in un labirinto nero, cupo, funerario, polveroso. Con Pierre, il morto, morente, barcollante, ansimante, sogghignante, lì in scena, come fantasma tra i fantasmi, invisibile agli altri e non a noi.

Come suggerisce Riccardo Brunetti, creatore del progetto insieme a Emiliano Loria, “Augenblick” è soprattutto un dispositivo di attivazione pulsionale, un incitamento a sondare e azionare le proprie dinamiche del desiderio in uno spazio emotivo che lascia intravedere e poi nasconde, che suggerisce e poi nega.

L’uso delle maschere genera quella zona fragile di curiosa morbosità: si creano effimeri e intensissimi legami di sguardo, raccordi ingannevoli, trappole sensoriali. Lo sguardo che sa di non poter essere osservato e decrittato a pieno si muove con più libertà, fa viaggiare la mente con quell’impulso ‘scopico’ che il possesso della maschera garantisce e amplifica.

“Augenblick” si rivela quindi un meccanismo che predispone situazioni al limite dell’indeterminato: quell’instante di “verità” sta sempre per arrivare. Si segue quel che non si vuol perdere, con il diritto/dovere di poter dimenticare il possibile ellittico plot per andare incontro al corpo nello spazio. All’azione che da quotidiana si fa rituale, ripetuta.

Una struttura concentrica, per cerchi ascensionali, ritorna più volte sulle stesse azioni con leggeri scarti irrisolutivi. Il meccanismo di funzionamento rimane esoterico, tra enneagramma e Gurdjieff, immersi nell’oscurità, fra tracce lasciate lì per essere trovate, indagate, reinterpretate, nell’incitamento ad una nuova curiosità.

Nella moltiplicazione delle scene e delle storie, ognuno è artefice della propria traiettoria personale verso uno spettacolo da vivere in soggettiva. C’è chi corre al seguito del personaggio, chi si sofferma in angolo, chi si accomoda in poltrona, chi accede al bar per ristorarsi da un’immersione troppo intensa.

Così è anche possibile che ti accada di finir a bere con Lei nella stanza di servizio, mentre scoprendo il tuo volto, viene rivelato parte dell’enigma. Ma è solo una delle eventualità. Perché è possibile anche finire con le spalle al muro, danzare coi fantasmi, accomodarsi sul giaciglio matrimoniale e sentirsi ingannare in tedesco…

Finiamo allora citando René Daumal, eccezionale fonte di partenza per questo progetto, autore del romanzo incompiuto “Il monte analogo”: “Ma guardi l’insondabile debolezza dell’uomo: tutti i mezzi che gli sono stati dati per tenersi sveglio, finisce poi che li usa per adornare il proprio sonno. Ah! Se gli scienziati di oggi, invece di inventare senza sosta nuovi mezzi per rendere la vita più facile, usassero la loro ingegnosità per fabbricare strumenti adatti a scuotere gli uomini dal loro torpore! Ci sono sì le mitragliatrici, ma questo oltrepassa troppo lo scopo…”.

Augenblick – L’istante del possibile
un esperimento immersivo di Amaranta/Orma Fluens
in residenza presso Teatro Studio Uno – La Cattiva Strada
dal romanzo incompiuto di René Daumal “Il monte analogo”
coproduzione: Amaranta/Orma Fluens – Teatro Studio Uno
Regia: Riccardo Brunetti
Drammaturgia: Emiliano Loria, Riccardo Brunetti
Allestimento: Amaranta / Orma Fluens
Performer: Alfredo Pagliuca, Carolina Bevilacqua, Emanuele Nargi, Paola Scozzafava, Riccardo Brunetti, Sandra Albanese, Silvia Ferrante
Falegname e Costruzioni Speciali: Leonardo Mian
Sarta: Rosanna Notarnicola
Consulente ai costumi: Debora Mian
Tecnica: Cristiano Milasi
Strategie di Comunicazione: Amaranta
Webmaster: Alfredo Pagliuca
Social Networks: Paola Scozzafava
Foto: Eleonora Loria
Illustrazioni: Eugenio Sicomoro
Staff: Andrea Sampalmieri, Anna Maria Avella, Emiliano Trimarco, Paola  Caprioli, Valeria Marinetti.
Con l’insostituibile supporto della Famiglia Ferrante/Chiarolanza, della Famiglia Amoruso/Sbordoni Angelotti della Famiglia Toscani Irina Mian

durata: 2h 30′

Visto a Roma, Teatro Studio Uno, il 15 febbraio 2015

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