Ausmerzen: Renato Sarti narra l’eccidio nazista delle persone disabili

Ausmerzen (ph: Barbara Rocca)
Ausmerzen (ph: Barbara Rocca)

In prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano il testo di Marco Paolini, con l’energia vitale di Barbara Apuzzo

È carne, sostanza e vibrazione, “Ausmerzen, vite indegne di essere vissute”, spettacolo di Marco Paolini che Renato Sarti porta in scena in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano. Al suo fianco, l’attrice disabile Barbara Apuzzo.

“Ausmerzen” narra il progetto “Atkion T4”. La Germania nazista sterilizzò e poi epurò migliaia di persone con disabilità psichica e fisica, per evitare che pregiudicassero la purezza della razza ariana secondo il progetto eugenetico di Adolf Hitler e degli scienziati razzisti tedeschi.
Un “esercito dell’orrore”. Così il Terzo Reich definiva malati psichici, schizofrenici, depressi, tubercolotici, nevrastenici, sifilitici, e chiunque avesse la minima malformazione che ne condizionasse l’integrità fisica o la salute mentale. Ma a essere eliminati con il monossido di carbonio e le iniezioni letali furono anche prostitute, criminali, ciechi e ipovedenti. Anche una leggera balbuzie, o lo strabismo di Venere (ora considerato sinonimo di fascino e seduzione) erano pretesto per finire nelle camere a gas.
Renato Sarti racconta quella storia con l’aiuto di immagini, foto di bambini e uomini, documenti, lettere, dispacci, decreti.

Le vittime e i carnefici. Le panoramiche sugli ospedali, i palazzi, i castelli, dove avvenne quell’eccidio con la connivenza di ostetriche solerti e medici di base supini alla causa. Uomini in gilet, giacca e cravatta. Come la mise di Renato Sarti, che narra quella storia incresciosa accanto a una scrivania metallica, tra faldoni e schedari, sotto algide luci al neon. Bianca, scrostata, è anche una bilancia alla sua sinistra. E poi un vecchio passeggino ai margini della scena, su cui caleranno sinistramente le luci di uno spettacolo che narra l’assassinio anche di migliaia di neonati in fasce.
Su una pila di schedari è seduta una pungente Barbara Apuzzo, malata di artrogriposi: «Anch’io sarei finita nella camera a gas».

Proprio l’ironia è la forza di questa pièce accurata, che coniuga arte e inchiesta, storiografia e denuncia. È il marchio dei testi di Marco Paolini. Questo risale al 2011, e si vale della consulenza del fratello Mario (formatore e pedagogista), della moglie Michela Signori (organizzatrice e produttrice teatrale) e di Giovanni De Martis (storico e presidente dell’associazione Olokaustos di Venezia).
Tredici anni fa Paolini ambientava il suo lavoro dentro uno spazio asettico, una teoria di divise bianche fossilizzate alle pareti, come quelle vite ghettizzate, piagate, spezzate. Vite spente e incenerite.
Sarti capovolge la prospettiva. Trasforma lo sfondo in una parete policroma di cravatte di tutte le guise. Il riferimento è a quei colletti bianchi (medici, funzionari, cittadini comuni) complici di un crimine di proporzioni inaudite. Una coltre ovattata d’indifferenza, assuefazione e omertà.

“Ausmerzen” è un lavoro dinamico e avvincente. Nessun momento d’impasse. Persino la voce incisiva e tagliente di Sarti, limitrofa ai territori della comicità, refrattaria all’esasperazione e alle lacrime, qui inciampa nella commozione. Ad esempio quando incoccia parole come “parametri” e “normalità”.
La performance è un condensato di brillantezza e sarcasmo, amarezza e denuncia. È perfetta l’alchimia con Barbara Apuzzo: le sue pause aprono squarci; i suoi silenzi sono pieni di parole; le frasi spezzate, le sillabe centellinate, sono un concentrato di fragile integrità. E creano piccoli gusci per nascondere il dolore.
I chiaroscuri del disegno luci avviano una meditazione intima, lontana da ogni manicheismo. La musica, anche quando metallica, ripetitiva, incalzante, ha una leggerezza che previene ogni deriva truce.
Riso amaro ed emozioni. Ghigno e occhi lucidi. La leggerezza del pensiero nel segno della complessità. Questo teatro civile riscatta la diversità e la trasforma in valore aggiunto che entra nella drammaturgia e nella coscienza.
Il miglior Sarti. Che invecchia come il vino buono. Nel ricordo di Franco Basaglia, a pochi giorni dal centenario della nascita (11 marzo 1924). Sarti lo incrociò nella sua Trieste, nell’ospedale San Giovanni, dove lo psichiatra e neurologo, ispiratore della Legge 180/1978, si accingeva alla rivoluzione che avrebbe riformato i manicomi e la nostra consapevolezza sulle malattie mentali. Dentro l’ospedale c’era il teatrino in cui Sarti, nel lontano 1972, muoveva i primi passi.
A oltre mezzo secolo di distanza, l’incontro tra Sarti e Basaglia continua a dare frutti. E continua a esserci bisogno di questi spettacoli anche nell’Italia dei nostri giorni, se luminari o presunti tali come Ernesto Galli Della Loggia usano le pagine del “Corriere” per tuonare contro la scuola dell’inclusione, che mette fianco a fianco, nello stesso banco, alunni cosiddetti “normali” e “ragazzi disabili anche gravi”.

AUSMERZEN, VITE INDEGNE DI ESSERE VISSUTE
di Marco Paolini, Mario Paolini, Michela Signori, Giovanni De Martis
regia, scena e costumi Renato Sarti
con Renato Sarti e Barbara Apuzzo
assistenti alla regia Chicco Dossi
tecnica Vincenzo Pedata, Matias Ramisch, Davide Palla
si ringrazia Luca Bellè, Fabio Songa, Paolo Cattaneo, Salvatore Burruano
ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda
produzione Teatro della Cooperativa

durata: 1h 20’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Teatro della Cooperativa, il 27 febbraio 2024
Prima nazionale

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