La danza contemporanea è un movimento di verità, che si interroga, attraverso una pluralità di linguaggi, sul ruolo che questa forma d’arte può assumere nel mondo contemporaneo. In qualche modo crea un cortocircuito in questo presente, sempre più sovrastato da input frenetici e intermittenti, che si dimentica da dove proviene mentre rincorre un futuro sempre più incerto. Ed è la sperimentazione la porta che può rendere possibile quel cortocircuito, conducendo lo spettatore da qualche altra parte, in modo inatteso.
Mettendosi continuamente in discussione l’artista regola i propri linguaggi narrativi sull’ambiguità identitaria del corpo, coinvolgendo infiniti sguardi che ne rivelano la memoria, i nascondigli, le eclissi.
E’ per questi, e molti altri motivi, che un autore di danza contemporanea dovrebbe sentire l’onere e l’onore di far sì che questo movimento di verità prosegua, e nel momento di transizione è legittimo pensare a quale eredità verrà trasmessa alle nuove generazioni. Un lascito organizzato intorno a due sfere: quello della storicità e quello della responsabilità, fatta di consapevolezza, conoscenza e coraggio.
La presenza di numerosi coreografi in Toscana ha permesso nel tempo di dar vita ad un reticolo di collaborazioni, fatte di autori che si basano su modalità compositive differenti, mossi da poetiche e convinzioni del tutto personali, ma che condividono uno stesso intento: lo sviluppo dei linguaggi narrativi, in costante correlazione con il momento storico vissuto, che è alla base della ricerca coreografica; ed un impegno nell’insegnamento che cerca di estrapolare dalla visione concettualizzata della formazione un ruolo concreto, che indirizzi l’allievo verso un percorso ideologico, oltre che prepararlo da un punto di vista tecnico.
In quest’ottica nasce nel 2003 Adac (Associazione Danza Arti Contemporanee), organismo fondato dalle compagnie di danza sostenute dalla Regione Toscana, come rete per favorire la creazione contemporanea cercando di ottimizzare le risorse. Nel 2005 si passa alla cooperazione tra docenti toscani rivolta ai giovani.
Con “Azione” si arriva oggi a ipotizzare un vero e proprio polo di formazione, che rispecchi le esigenze della contemporaneità senza perdere il filo della tradizione. Lo scopo è creare un luogo che non necessariamente corrisponda ad un unico spazio fisico, ma piuttosto rappresenti un filo conduttore tra più realtà per gettare le fondamenta di una continuità.
Il progetto, volto alla creazione di una rete stabile d’insegnamento sul territorio toscano, vede in prima linea Sosta Palmizi, e una delle sue caratteristiche sta proprio in questa ‘stabilità’. Anche se in Italia negli ultimi anni si stanno sviluppando sempre più opportunità di formazione nella danza, le occasioni di studio risultano ancora troppo rapide, e a volte addirittura si sovrappongono, offrendo all’allievo un limitato percorso di continuità. Da qui la volontà di offrire qualcosa di differente.
Raffaella Giordano (Sosta Palmizi) ci racconta come il seme di questo progetto risalga già al 2009, quando fu creata una prima proposta strutturata (una settimana al mese per due anni), grazie all’accoglienza all’interno dello Stabile di Torino allora diretto da Mario Martone e al Teatro di Mondaino, sotto la direzione di Fabio Biondi. Lei ne era la curatrice, con la partecipazione di ospiti esterni. Furono realizzati due bienni e da lì partirono nuove idee. Arrivò così “Scrittura per la danza contemporanea, corso per la sensibilizzazione e lo sviluppo delle arti corporee”, offrendo al territorio toscano un progetto che fosse un po’ figlio di quella prima esperienza.
Confrontandosi poi con Cristina Rizzo per elaborare una rete di collaborazioni, parte il primo biennio di “Azione” (2015-2016): “Il primo progetto ha visto la collaborazione di 11 autori – racconta Giordano – I mesi erano 18, quindi un arco di tempo più lungo dell’attuale, e si è rivelata un’esperienza molto positiva. Non voleva essere il luogo di formazione per eccellenza, ma tra i molti aspetti positivi è emerso un dinamismo fertile da cui sono scaturite alleanze, un luogo dove si è imparato, si è aperta la mente, si è sviluppato il senso di una comunità”.
La spinta rimane la stessa anche in questa nuova edizione, vincitrice del bando “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” indetto dalla SIAE: spronare le realtà della formazione a costruire relazioni stabili che abbiano durata nel tempo e non siano strumentalizzate con varie performance di eccezionalità, ma diventino occasione di approfondimento a prezzi accessibili.
“Azione” si sviluppa quindi come un corso di perfezionamento che investirà l’arco di 12 mesi, con 352 ore di formazione di cui 120 di natura più teorica; coinvolge 14 allievi, selezionati a fine maggio in due incontri, e 11 docenti. “Si creano gruppi che si devono spostare, incontrarsi nei diversi spazi degli autori coinvolti, e lo sguardo di ogni autore è fondamentale. E’ anche un’occasione di approfondimento su una serie di realtà che esistono nel nostro Paese, un modo di conoscerne diversi aspetti, insieme agli elementi fondanti e primari del lavoro sul corpo. Gli autori che partecipano al progetto hanno – soprattutto alcuni – una lunga esperienza collegata anche a una serie di tradizioni e di saperi non di ultimissima generazione, ma correlati al presente. Sono persone che lavorano sulla scena. E molti di loro hanno continuato a incontrarsi, sono nate situazioni diversificate. È come salire su una zattera molto nutriente”.
Il nutrimento lo apporteranno le esperienze di Simona Bucci, Roberto Castello, Alessandro Certini, MK, Fabrizio Favale, la stessa Giordano, Marina Giovannini, Marco Mazzoni, Cristina Rizzo, Giorgio Rossi e Charlotte Zerbey, con incontri che si svolgeranno in alcuni dei rispettivi spazi di produzione (a Lucca, Sesto Fiorentino, Cortona, Lastra a Signa, Prato e Firenze), modulati in una quindicina di appuntamenti della durata di cinque giorni, da questo luglio fino a marzo 2019.
Si è deciso di includere anche un campo di riflessione teorica: ogni autore aprirà le finestre sulla propria esperienza e formazione dando spazio alla tradizione, alla storia e ai legami da cui ognuno proviene. Un aspetto importante perché rappresenta la trasposizione di una conoscenza che ha formato ogni autore, poi tradotta nel rispettivo sguardo poetico.
Ma “Azione” coinvolgerà anche figure accademiche, come la storica Eugenia Casini Ropa e lo studioso e critico Carmelo Antonio Zapparrata, che terranno lezioni teoriche. Così sarà anche per il modulo di Simona Bucci – secondo ciclo di studio che si svolgerà dal 20 agosto a Le Murate di Firenze. Ci si occuperà in questo caso del lavoro di Alvin Nikolais, innovatore e caposaldo della danza moderna americana, che ha basato la propria ricerca sull’analisi del movimento per arrivare a modulare un linguaggio unico e libero dagli schemi.
Al termine della formazione ci sarà una prova di studio, alla presenza del pubblico. Anche in questa fase verrà posta l’attenzione sulla formazione, per distinguerla dalla produzione, e gli allievi saranno accompagnati da un insegnante: sarà un momento di apertura finale rispetto al lavoro svolto, in cui verrà sottolineato l’elemento dell’esperienza.
Quali potrebbero essere, chiediamo a Raffaella Giordano (che proprio ieri ha dato il via al progetto), i rischi o i limiti di un percorso di così ampio respiro? “Tutti i limiti di un qualcosa che, pur cercando una durata, un tempo e una organizzazione, cerca di garantire la più alta qualità a costi minimi. Ma un limite può anche essere, se tradotta nel peggiore dei modi, la confusione: ogni sguardo, ogni prospettiva è un pezzo dello specchio della riflessione, quindi parla a modo suo, e potrebbe contraddire tutta una serie di aspetti affrontati diversamente dagli altri docenti. Però è questa una condizione reale, il mondo è così: ti offre una molteplicità di aspetti e sguardi; è una condizione che potranno sviluppare i ragazzi nel loro cammino, importante per allargare la loro capacità di scelta. In questa confusione ognuno potrà imparare a discernere, a selezionare con calma, perché non accade tutto subito. Poi ci sono gli aspetti di forza: si creano un’infinità di alleanze e relazioni che nutrono l’ambiente della danza, si fanno fluire le informazioni, l’allievo sta imparando e si fortifica”.