Bahamuth di Rezza Mastrella. L’umanità ridotta a circo

Bahamuth
Bahamuth
Bahamuth (phioto: Stefania Saltarelli)
Le luci sono ancora spente e il pubblico già ride; grida addirittura “bravo”, anche se lui non ha ancora fatto nulla, o quasi.
“Lui” è Antonio Rezza, e basta registrare l’euforia trepidante che c’è in sala per toccare con mano quello che viene ormai definito il “fenomeno rezzamastrella”, capace di suscitare reazioni da stadio, soprattutto negli spettatori più giovani.

La scena si illumina, e ai suoni gutturali ed agonizzanti provenienti dal palco riusciamo ad associare un corpo, quello di un paraplegico vestito d’oro, steso su una pedana inclinata su cui si lascia scivolare solo per il gusto di farsi ritirare su da due infermieri fin troppo pazienti, “pagati per fare anche questo”.

Inizia con la figura di questo miserrimo individuo, che sebbene paralizzato continua ad esercitare il suo potere tiranno, la carrellata di personaggi circensi, paradossali, ma che conservano un ché di realistico: il dispettoso nanetto verde che appare e scompare dalla scena “burlandosi” del pubblico; l’imprenditore truffaldino Porfirio e la sua signora, che decanta la bellezza delle stoffe vendute dal marito, facendole indossare a operai moribondi costretti a sfilare; il sindacalista che finisce per arrendersi a una causa persa; il viandante che cerca Dio in luoghi di villeggiatura; la donna gravida che spera in un figlio sottosegratario alla difesa e una figlia che “stia sotto al segretario”.

Su tutti incombe la figura di Bahamut, il leggendario “pesce che sostiene il toro dai diecimila occhi che sostiene a sua volta la terra”, presa a prestito dal mondo visionario di Borges, a cui il lavoro di Antonio Rezza e Flavia Mastrella si ispira, riprendendone anche la frammentarietà della scrittura e soprattutto le atmosfere, sempre a metà fra realtà e illusione.

E’ in questo alternarsi di dentro e fuori (dentro e fuori la realtà, dentro e fuori il personaggio, dentro e fuori l’habitat immancabilmente creato da Flavia Mastrella) che si gioca la performance, retta dall’ormai indiscussa capacità mimetica e mattatoriale di Rezza. Con il suo corpo gracile ed energico, le vocine in falsetto e un’inventiva scenica che rifugge ogni canone teatrale tradizionalmente inteso.

Inutile dire che la bizzarria e l’anarchia scenica di Rezza (cui l’Elfo Puccini di Milano sta dedicando un’antologia in corso fino al 16 aprile) è frutto di un’attenta ricerca artistica e sperimentale, e che dietro l’affastellamento di giochi di parole apparentemente no-sense (alcuni dei quali diventano veri e propri tormentoni) si nasconde la genialità drammaturgica di saper tradurre la bestialità e il decadimento umano in motivetti comici.
Così come è inutile sprecare troppe parole per descrivere un qualcosa che, anziché esser letto o recensito, andrebbe semmai visto.

BAHAMUT
di: Flavia Mastrella, Antonio Rezza
liberamente associato al Manuale di zoologia fantastica di J.L. Borges e M. Guerrero
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat e disegni: Flavia Mastrella
collaborazione alla regia e all’ispirazione: Massimo Camilli
con Antonio Rezza e con Ivan Bellavista e Giorgio Gerardi
disegno luci: Maria Pastore
consulente tecnico: Mattia Vigo
prodotto da: Rezza Mastrella con Fondazione TPE – TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

durata: 1h 20′

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, l’11 marzo 2014


 

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