Baro D’Evel Cirk. Se la Biennale Teatro apre col circo

Bestias (photo: I. Grandjean)
Bestias (photo: I. Grandjean)

Che bella emozione il circo! Il solo avvicinarsi a quel suo chapiteau colorato, da “mille e una notte”, riempie subito di gioia, magia, illusione, fiato sospeso… l’incanto dell’immediatezza.

È un circo intimo, poetico, fisico, divertente e struggente quello della compagnia Baro D’Evel Cirk, che ha fatto da apri pista alle tre lunghe settimane di programmazione della Biennale Teatro 2016, anche quest’anno nella duplice veste di Festival e College.

Una novità entusiasmante, voluta a tutti i costi – nonostante i numerosi problemi burocratici e logistici – da Àlex Rigola, nominato (in extremis) direttore artistico anche per questa edizione.

Il circo della compagnia franco-catalana Baro D’Evel Cirk si inserisce in quello che viene chiamato il “nouveau cirque”, dove la tecnica circense (dalla giocoleria alle acrobazie, dalla clownerie agli animali ammaestrati) si fonde con il teatro, la danza e la musica, valorizzando un contatto più poetico tra pubblico e artista/personaggio, regalando un’esperienza intimamente più emotiva.

Nel cuore di quell’urbanizzazione che da sempre minaccia l’arte circense, tra industrie fumanti e navi ormeggiate che fanno da scenografia all’enorme parco “Vega” di Marghera, la compagnia ha presentato in prima italiana «Bestias», ideato e prodotto nel 2015 da Camille Decourty e Blaȉ Mateau Trias (figlio di Tortell Poltron, il fondatore del catalano Circ Cric), entrambi splendidamente in pista insieme a Lali Ayguade, Noëmie Bouissou, Taȉs Mateau Decourtye, Julian Sicard, Piero Steiner e Marti Soler Gimbernat, tutti bravissimi ed emozionanti.

Questo piccolo circo, pur facendo parte del “nuovo”, rievoca in continuazione, nella dimensione circolare, nel far suonare corpo, mani, piedi, occhi e voce, e in quel fil rouge che annoda insieme comico e tragico, una ritualità antica.

Entrando nel chapiteau di “Bestias” si accede a un labirinto di tela bianco, illustrato da una sorta di geroglifici circensi, e lì ci si perde.
Si percorre un corridoio circolare in cui è possibile accarezzare solo l’ombra di cavalli al trotto, tanto che pare d’essere di fronte a un’enorme scatola magica.

È un “giro di boa” che fa perdere l’orientamento e immergere tutti nella magia del gioco che, da lì a poco, ci porterà direttamente in pista. Sarà infatti qui che il mondo visionario della piccola comunità franco-catalana si aprirà, potendo prendere qualsiasi direzione, raccontare qualsiasi storia oppure nessuna, ma dove nel niente può succedere di tutto.

Ed è lì, nel ristretto spazio circolare, che piano piano arrivano tutti, anche Bonito e Shengo, i due cavalli, e Gus, Zou, Midinettte, Farouche, Albert, tre pappagallini e una gazza.
Come in piazza: si incontrano, si salutano, se ne vanno, tornano, cantano, danzano, si raccontano, ricadono, vanno e ritornano… girando in tondo lungo un corridoio, alle spalle del pubblico, che si ritrova completamente immerso in un magico gioco visivo e sonoro che fa ridere e commuove. Un gioco senza orpelli, pieno di bella leggerezza e spiazzante maestria.

Ma quella pista è anche un vuoto antico, in cui si teme di precipitare, inquietante e deprimente, con trampolini che da lassù sembrano sempre troppo alti, ma che dopo il “tuffo” non lo sono poi così tanto. È un vuoto in cui tutto è già iniziato prima di cominciare, e tutto «finirà per finire», attraversabile in più direzioni e altezze, dove danzare, cantare, raccontarsi, vedersi piangere e ridere. Una pista antica dove anche noi, “Bestias”, possiamo trovare un nido, un nascondiglio o lasciarci rotolare con piacere tra la paglia.

«Quando siamo veri? Quando amiamo!»
«Quando amiamo? Quando siamo veri!»

BESTIAS
Conception et direction: Camille Decourtye et Blaï Mateu Trias
Collaborations artistiques : Maria Muñoz et Pep Ramis/ Mal Pelo, Bonnefrite
Les artistes : Lali Ayguade, Noémie Bouissou, Camille Decourtye, Taïs Mateu Decourtye, Blaï Mateu Trias, Julian Sicard Piero Steiner et Marti Soler Gimbernat ; les Chevaux Bonito et Shengo, le corbeau-pie Gus et les perruches Zou, Albert, Farouche et Midinette
Travail des animaux : Camille Decourtye, Nadine Nay et Laurent Jacquin
Création sonore : Fanny Thollot
Collaboration musicale : Nicolas Lafourest et Fanny Thollot
Création lumière : Adèle Grépinet
Création costumes : Céline Sathal
Régie générale : Marc Boudier
Construction : Laurent Jacquin et Sylvain Vassas-Cherel
Participations : Aurélien (électro-informaticien), Pau (facteur d’orgue) et Tristan Plot (oiseleur)
Production/ coordination : Marie Bataillon et Stéphanie Brun

durata: 105′
applausi del pubblico: 2′ 35″

Visto a Marghera (VE), Vega – Parco Scientifico Tecnologico, il 27 luglio 2016
Prima nazionale

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