Vince il Premio Scenario 2013 “Mio figlio era come un padre per me” dei Fratelli Dalla Via (Marta e suo fratello Diego).
“C’è una bella casa, destinata a diventare casa nostra.
È qui che abbiamo immaginato di far fuori i nostri genitori.
Per diventare noi i padroni. Non della casa, padroni delle nostre vite. Niente armi, niente sangue. Un omicidio due punto zero. Fuori dalle statistiche, fuori dalla cronaca, un atto terroristico nascosto tra le smagliature del quotidiano vivere borghese.
Il modo migliore per uccidere un genitore è ammazzargli i figli e lasciarlo poi morire di crepacuore: era il nostro piano perfetto, ma papà e mamma ci hanno preceduto e si sono suicidati per primi. Ora ci tocca di seppellirli. Ora ci tocca di vestirli. Ora ci tocca rispettare le ultime volontà di due cadaveri. Hanno vinto loro, di nuovo. I morti sono i padroni di questa epoca”.
Il Premio Scenario per Ustica va a “M.E.D.E.A. Big-Oil” del gruppo romano Collettivo InternoEnki.
Segnalazioni per “W (Prova di Resistenza)” di Beatrice Baruffini e “trenofermo a-Katzelmacher” di nO (Dance first. Think later) di Roma.
Menzione speciale per “Ummonte”, scritto, diretto e interpretato dalla senese Elisa Porciatti.
Intanto vi anticipiamo qualcosa su alcuni degli spettacoli selezionati per il Premio per Ustica.
In una Basilicata petrolizzata si colloca la rielaborazione contemporanea di “M.E.D.E.A. Big-Oil” del gruppo romano Collettivo InternoEnki, testo e regia di Terry Paternoster.
E’ la ricostruzione di un innamoramento, ma senza corresponsione d’amore: l’eroina tragica è una donna lucana tradita dallo “straniero”, il Big Oil-Giasone, ruolo-simbolo affidato a una compagnia petrolifera. Lo “straniero” è l’amante infedele che non mantiene la promessa d’amore, di crescita e di lavoro a un paese che regala ricchezza e riceve povertà. In questo senso, anche Medea è “simbolo”: l’amante tradita, metafora della chiusura mentale che, a sua volta, diventa causa di un irreversibile senso di colpa. Il tragico che si vuole raccontare è quello del Sud dei nuovi sottoproletari, il contrasto fra cultura barbara e primitiva con la cultura moderna e neocapitalistica. “Realtà del tragico” annichilenti, così come esemplifica la situazione di Val d’Agri, dove l’incidenza tumorale è ormai conseguenza conclarata del dissesto ambientale provocato dall’Eni.
Spostiamo ora l’azione più a Nord.
Su un muro dell’Oltretorrente, un quartiere di Parma, nella parte affacciata al fiume, compare la scritta “Balbo t’è pasé l’Atlantic mo miga la Perma” (Balbo hai passato l’Atlantico, ma non la Parma). A fianco, una data: 1922.
Di questo racconta la parmigiana Beatrice Baruffini in “W (prova di resistenza)”, da lei diretto ed interpretato. È nel 1922 che nei quartieri popolari dell’Oltretorrente e del Naviglio, Parma e i suoi abitanti, resistettero, innalzando le barricate, all’aggressione dei fascisti guidati da Italo Balbo. Cinque giorni di scontri in cui quasi tutta la città si schierò unita contro un comune nemico. Donne, uomini, bambini, ragazzi, ognuno come poteva, parteciparono a una lotta collettiva che portò Parma ad essere l’unica città in grado di respingere il fascismo, prima della marcia su Roma. “W (prova di resistenza)” è un grido di vittoria, un’indagine attraverso i simboli, le metafore, i luoghi comuni della resistenza parmigiana del 1922, per molti considerata una prova generale della Resistenza del 1945.
Sullo sfondo una città gioiello storica, con una banca storica. E’ Siena e da Siena arriva Elisa Porciatti con lo studio “Ummonte”, da lei scritto, diretto e interpretato.
Tra i banchi di una scuola, tra le generazioni, nelle relazioni, passano i fatti di un colosso di un grande sistema economico per il suo innato talento di dettare le regole nel suo ambiente. Tiene in vita una città e sul più bello la riunisce al suo capezzale di padre agonizzante e pieno di debiti. Intorno una città di storie. E solo una donna a raccontarle. Un tempo di domande su come si vive il terremotarsi di un sistema garante di benessere e sicurezza. Su chi decide il valore delle cose. Su come si costruisce una storia individuale dentro uno scenario così risolto e così impermanente. Sguardi di tanti, su un meccanismo più grande di noi, creato da noi.
Al vincitore del Premio Scenario 2013 (miglior progetto destinato alla scena della ricerca) è stato attribuito un premio di 8.000 euro (da parte dell’Associazione Scenario); al vincitore del Premio Scenario per Ustica 2013 (miglior progetto destinato alla scena dell’impegno civile) un premio di 5.000 euro (da parte dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica); ai due progetti che si sono aggiudicati le segnalazioni speciali sono stati conferiti 1.000 euro ciascuno.