Bimba ’22. Elena Bucci insegue Laura Betti e Pasolini

Elena Bucci in Bimba '22
Elena Bucci in Bimba '22

Una produzione ERT/ Belle Bandiere nell’ambito del progetto Pier Paolo Pasolini 1922 | 2022

In scena una donna, alta, magra, sinuosa. Solo lei. Con la sua parrucca bionda, i lunghi guanti bianchi, vestita con una canottiera e pantaloni neri di seta. Sola con una sedia, un leggio e un fondale. Luci ed ombre. Presenza ed assenza. Parole, fiumi ininterrotti di parole. Musica e canzoni: reminiscenze degli anni ’60.

Dopo averne studiato i diari, le immagini degli spettacoli e le canzoni, l’attrice pluripremiata Elena Bucci (che abbiamo da poco intervistato in occasione della sua “Lettera al mondo“) insegue ed incarna la figura di Laura Betti restituendola al pubblico in tutta la sua ironia ed intensità. Tante sono le facce da carpire, esplorare, mostrare per riuscire a catturare l’essenza di una donna così poliedrica e fuori dal comune, quasi astratta. Tante le Laura da raccontare: Laura la pazza, la rompiballe, la bimba, la cuoca, la cantante, l’attrice…

In un’ora e venti di monologo, la voce immaginifica della Bucci ci proietta in un mondo caotico e ricco di emozioni, un viaggio nel tempo per rivivere le canzoni, le avventure, gli incontri, i ricordi, gli amori di una vita che rifugge ogni schema, vissuta pienamente nell’arte. Davanti o dietro lo schermo, di fronte al pubblico o di spalle, mostrandosi come un’ombra o celandosi totalmente, ad occhi aperti o chiusi, in piedi o seduta, ma comunque sempre in movimento, in preda ad un equilibrio oscillante, al bisogno di fuggire e di ricordare, Laura Betti dichiara di non sapere chi sia. Le piace che parlino di lei, ma non le piace essere definita, forse perché sente di essere sempre di passaggio.

La narrazione della Bucci ricostruisce la storia di Bimba (questo il soprannome datole da Pier Paolo Pasolini) passando in rassegna i momenti più significativi della sua carriera come cantante ed attrice, gli incontri con autori, registi, artisti ed intellettuali che hanno alimentato il suo sguaiato talento.
Luca Ronconi, Oriana Fallaci, Tullio Kezich, Paolo Poli, Claudio Villa e, primo fra tutti, il Poeta con la P maiuscola: Pier Paolo Pasolini, il suo unico grande “amore”, che la guardava come fosse la Madonna di San Luca. Dicono che sia morto, ma lei lo cerca ancora, ci parla, ci discute.

Affiorano i ricordi d’infanzia, gli anni in cui Laura Betti viveva ancora con la famiglia d’origine a Bologna. Il ritratto della bellezza della madre e della perfezione della sorella si scontrano con quello di una bambina di otto-nove anni che non rideva mai. Forse quella sua vena di genialità, d’ambiguità e di pazzia l’aveva ereditata dallo zio Mario, che venne rinchiuso in manicomio dopo essersi fatto le tagliatelle (affettandosi l’addome con un rasoio), mentre cantava allegramente nel bagno di casa.

Da Bologna la seguiamo a Roma, con la sua voglia di scappare e di trovare la propria strada nel mondo dello spettacolo. Ascoltiamo le sue canzoni composte da Pasolini e da molti altri intellettuali dell’epoca (tra cui Moravia, Soldati, Parise, Fortini, Flaiano, Bassani, Buzzati) che interpretò nel ’59 in un recital “Giro a vuoto”, a metà strada tra cabaret e teatro.

Ma ciò che la Betti – scomparsa nel 2004 – adorava più di tutto era il cinema (come non ricordarla in capolavori quali “Novecento” e “La Dolce Vita”). Le piaceva anche la mondanità e farsi fotografare dai paparazzi nel cuore della notte: alle volte usciva di casa appositamente, per fare qualche follia e poi fingere di non volersi far vedere dai fotografi. Laura lo sapeva che, per avere successo, bisognava alzare la gonna, ma lei lo prometteva solo e non lo faceva mai, già che funzionava lo stesso.

Era una donna libera, contestatrice del conformismo sociale, femminista (ma mai avrebbe aderito a un movimento), un’agitatrice culturale, che con stile ed ironia si nascondeva dietro al ruolo della femme fatale, come emerge anche dalle sue canzoni.

Il flusso di coscienza continua, senza sosta. Nelle sue parole incontriamo la figura di Pasolini e lo guardiamo come lo vedeva la Betti. Il suo modo di sentirlo e di amarlo ci restituisce il ritratto di un uomo dagli occhi stretti, cocciuto e testardo, che fu per lei un vero punto di riferimento. Laura non riusciva mai a dirgli di no, ogni volta che si trattava di girare, lo seguiva, anche se non c’erano soldi. Solo una volta avrebbe voluto opporsi, con “Teorema”. Laura non voleva recitare il personaggio di Emilia, ne aveva paura; la telecamera la intimidiva, le prendeva o le rubava tutto.

Il racconto di “Bimba ’22” procede alternando momenti di presenza e di assenza dell’attrice in scena. Quando la vediamo sul palco è sempre in movimento: il corpo dondola, mani e braccia accompagnano la partitura vocale con movimenti, pose, creando linee dritte o spezzate. Quando invece Elena Bucci “sparisce” dietro allo schermo-fondale, il testo viene sostenuto da rarefatti giochi di luce ed ombra, creati dall’incontro fra un proiettore cinematografico ed il corpo dell’attrice. Questi momenti lasciano ampio spazio all’immaginazione dello spettatore. Così la Bucci, avvolta nella nebbia, si trasforma in puro movimento di ombre create con le mani, mentre la sua voce prende corpo nell’immaginario di ognuno.

Quando arriva il drammatico giorno della morte di Pasolini, le parole di Laura/Elena fanno rivivere quel turbine confuso di eventi, flash, frammenti: i titoli di stampa, i rotocalchi, l’opinione della magistratura…
Il mistero sulla morte di PPP aleggia ancora oggi, a cent’anni dalla sua nascita, un anniversario che la città di Bologna sta omaggiando con mostre, spettacoli e proiezioni. La stessa Betti si dedicò per anni alla conservazione dei film e degli scritti di Pasolini, attraverso la creazione di un archivio a Roma e poi a Bologna.

Il lavoro di Elena Bucci lo racconta attraverso lo sguardo di una donna, passando in rassegna momenti autobiografici e canzoni, in maniera semplice e schietta, servendosi di pochi elementi teatrali, in grado di moltiplicarsi nello sguardo del pubblico.

Bimba ’22. Inseguendo Betti e Pasolini
Drammaturgia, regia e interpretazione Elena Bucci
Luci Loredana Oddone con il contributo di Max Mugnai e Daria Grispino
Drammaturgia del suono, interventi elettronici e registrazioni Raffaele Bassetti
Macchinismo Giovanni Macis, Enrico Berini
Costumi Nomadea
Assistenti all’allestimento Nicoletta Fabbri con l’aiuto di Federico Paino
Produzione ERT/ Belle Bandiere
Nell’ambito del progetto Pier Paolo Pasolini 1922/2022

durata: 1h 20′

Visto a Bologna, Arena del Sole, il 4 marzo 2022

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