“Collective Trip 7.0”, “Dot” e “Tratti” chiudono il festival Alloggiando Art Fest. Appuntamento per una nuova edizione nel 2023
I primi due giorni di ottobre ci consegnano gli ultimi due appuntamenti di Alloggiando Art Fest, che chiude la sua seconda edizione con soddisfazione e tra gli applausi convinti del pubblico.
In scena sabato 1° ottobre la compagnia napoletana Borderline, fondata e diretta dal 1998 dal danzatore e coreografo Claudio Malangone e riconosciuta dalla Regione Campania e dal MIC come organismo di produzione della danza.
In “Collective Trip 7.0” protagonisti in scena tre danzatori (in origine erano quattro, ma la malattia di una di loro ha costretto a un cambio dell’ultimo minuto) e un pianista, Lucio Grimaldi, che dal vivo esegue la Settima Sinfonia di Beethoven in una trascrizione di Franz List: quattro movimenti equamente ripartiti tra i due coreografi che firmano il pezzo, lo stesso Claudio Malangone e Nicoletta Cabassi.
Il volo, la leggerezza, il riso evocati da una proiezione di foto d’epoca, provenienti da una collezione della stessa coreografa, riverberano nella danza composta di azioni che provano a trasformare in movimento le fonti visive. “Nicoletta Cabassi ha messo a disposizione questo suo archivio per indagare l’attimo prima della felicità; un interstizio che non possiamo mai conoscere”.
Movimentato, articolato, spiazzante alle volte nel modo di interpretare una musica che definiamo classica, il brano si dipana tra corse, prese, lanci e abbracci, canti stonati e affannati in una creazione fresca e avvincente, che molto deve alla radice napoletana degli interpreti a cui, per formazione, viene lasciata ampia libertà creativa.
“Al termine della produzione, in cui abbiamo fatto veramente penare Nicoletta Cabassi – lei rigida, composta, ordinata; noi sregolati, disfunzionali, scanzonati, napoletani puri – ci ha detto: Dopo tanti anni anche la mia coreografia è cambiata”. Così ci raccontano i tre interpreti, Luigi Aruta, Adriana Cristiano e Giada Ruoppo, nell’ormai usuale momento di condivisione con il pubblico che segue lo spettacolo.
L’appuntamento del 2 ottobre inizia con la restituzione della seconda residenza vincitrice della call, 20 minuti ipnotici che ci regalano Marco Casagrande e Nicolò Giorgini.
“Dot” il titolo del loro pezzo, nato durante il secondo lockdown come ricerca teorica intorno al tema dei buchi neri.
Luci bassissime, sonorità creata dal sound designer Borgo Perez come rielaborazione del “suono del buco nero” diffuso dalla NASA, piccoli bagliori, luccichio di stelle remote, concentrati nel centro del palco, diffusi intorno. Poi piano l’emersione dei corpi, chiusi dentro un costume di paillettes reversibili che, essendo disposte in diverse angolazioni, rifrangono la luce in un baluginino lontano. La danza si sviluppa nella circolarità segnata dall’ammasso centrale (anch’esso formato dallo stesso tessuto) in una continua ricerca per mantenere l’equilibrio delle distanze e in una accelerazione progressiva che inevitabilmente porta i corpi a precipitare all’interno del buco luccicante.
Lo spazio si restringe, i corpi si condensano, il tempo rallenta e tutto si spegne. Nella discussione finale scopriamo che l’intero brano è costruito su una improvvisazione strutturata da regole che riguardano lo spazio, il tempo e la scelta dei movimenti, una pratica che mette al centro del suo fare l’ascolto, l’attenzione, in uno “stato di vigilanza continua: stare in uno stato del corpo piuttosto che cercare la restituzione di qualcosa”.
Il festival organizzato da Hunt_Cdc chiude in bellezza con “Tratti”, assolo di Roberto Lori, artista marchigiano da lungo tempo attivo sia come interprete che come coreografo nella compagnia di Simona Bucci.
Estrapolato da un duo, il pezzo parla dell’ansia e della continua tensione in cui siamo immersi: “Una sfida con il tempo: provare a essere chiaro e pulito nel movimento con quel tipo di velocità che l’ansia e la tensione provocano”, così ci racconta. Provare a pennellare qualcosa della vita, del momento in cui si è immersi con onestà e con quella poetica che i corpi maturi contengono.
“Soffro del fatto di non avere spazi come questo a disposizione. E’ una rarità questa condizione di un teatro a disposizione per la creazione” continua Roberto Lori, e da un palchetto giunge la replica del vice sindaco di Montecosaro, Lorella Cardinali: “Il teatro va vissuto e deve essere vissuto fondamentalmente da chi lo abita per darci le emozioni che abbiamo provato oggi; è più un piacere per noi che per voi vedere il teatro che vive”.
La piacevolezza degli incontri finali, il protrarsi degli stessi sono forse stati il tratto distintivo di questa seconda edizione di Alloggiando Art Fest, il teatro tornato veramente ad essere luogo di relazione e scambio, senza la pressione delle regole e delle formalità, in un tempo disteso di incontro. Merito anche di Giosy Sanpaolo, la direttrice artistica del festival, che da perfetta padrona di casa ha saputo creare con gentilezza e simpatico savoir faire un clima di fiducia e prossimità, necessario perchè ognuno si senta libero di esprimere il proprio pensiero. Ed è forse anche il fatto di essere in una dimensione piccola, in un borgo, in una miniatura di teatro, che fa sentire i vicini più vicini.
Appuntamento allora al 2023 per la nuova edizione del festival, con la volontà di incrementare il supporto agli artisti sia dal punto di vista drammaturgico che tecnico, per un vero e proprio accompagnamento alla creazione.