Cavallerizza: firmato il protocollo. E la rigenerazione dal basso si allontana…

Passoni ha incontrato ieri sotto al Comune la delegazione dell'Assemblea Cavallerizza 14:45
Passoni ha incontrato ieri sotto al Comune la delegazione dell'Assemblea Cavallerizza 14:45
Passoni ha incontrato ieri sotto al Comune la delegazione dell’Assemblea Cavallerizza 14:45

A voler essere un po’ cinici e cattivi la domanda sorgerebbe spontanea: ma ci credevate davvero?
Eppure, in un mondo migliore che non è il nostro, per lo meno in suolo italico, avremmo sì potuto crederci, alla volontà di creare un processo davvero partecipato (dal basso, condiviso con la cittadinanza) per progettare il futuro della Cavallerizza Reale, monumentale complesso architettonico nel centro di Torino, dichiarato patrimonio Unesco, e di cui seguiamo le sorti da quando, alla fine del 2013, lo Stabile ne uscì, impossibilitato economicamente, dopo gli ennesimi tagli, a sostenere i lavori di ristrutturazione e adeguamento degli impianti previsti dalla legge.
Oggi forse, da Teatro Nazionale, la situazione sarebbe stata affrontata in maniera diversa. Ma nel 2013 si risolse così, con grande tristezza di una buona fetta del mondo teatrale torinese.
Del resto gli enormi spazi della Cavallerizza (interni ma anche esterni) risultavano sottoutilizzati rispetto all’ampiezza del complesso: un potenziale mai interamente sfruttato.
L’ultima volta che, su queste pagine, abbiamo parlato della Cavallerizza, lo avevamo fatto insieme ad Andrea Ciommiento, regista e fra i curatori delle iniziative dell’Assemblea – occupante – Cavallerizza 14:45. In quell’occasione Andrea ci aveva anche fatto conoscere importanti esempi europei di spazi riconvertiti e luoghi simbolo di partecipazione e rigenerazione dal basso; insomma ci aveva fatto sognare, e in fondo sì, ci si poteva quasi credere che il popolo sovrano avrebbe potuto, questa volta, provare a essere coinvolto sul futuro di un luogo strategico e simbolico della città.

Ma il Valle Occupato non vi ha insegnato niente?, mi punzecchia il mio grillo (s)parlante e invadente da dietro la spalla.

In effetti tutti i torti non li ha: c’è sempre chi pensa a far riportare i piedi a terra anche all’ultimo dei sognatori. E tutto avviene generalmente in fretta: magari dopo situazioni di stallo durate anni, che poi magicamente, in un attimo, vengono sciolte. Spesso con decisioni prese a tavoli poco allargati ma carichi di possibilità economiche, che di questi tempi…
Perché, alla fin fine, sono pur sempre loro, i soldi, a dettar legge e a riequilibrare (riequilibrare??!!) i poteri.

Al tavolo che deciderà parte del futuro della Cavallerizza, l’Assemblea degli occupanti, che l’ha mantenuta in vita in questo anno abbondante, ovviamente non c’è. C’è invece chi conta davvero, in città: Comune e Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Teatro Stabile di Torino, Teatro Regio, Accademia di Belle Arti, società Cartolarizzazione Città di Torino e università, uniti per firmare un documento d’intesa che ieri ha sancito, nero su bianco, la volontà di trovare un futuro (attraverso la vendita e/o la valorizzazione dell’immobile) di uno spazio che, nel pieno centro di Torino, è davvero un unicum.

Il protocollo, però, è stato redatto a porte chiuse, una ‘segretezza’ che è stata denunciata lunedì in Consiglio Comunale da Chiara Appendino (M5S): “Il caso del complesso della Cavallerizza Reale, per la quale la Giunta approverà domani [martedì 31, ndr] un protocollo d’intesa con altri enti, mai esaminato e discusso dal Consiglio, è emblematico. Quella del settore culturale è una situazione difficile: per la situazione economica ma anche per la mancanza di un’adeguata politica di programmazione e individuazione delle priorità nell’assegnazione delle risorse. Non si può pensare che la Fondazione per le Attività Culturali possa svolgere tutte le funzioni, così come non si può immaginare di impostare la vita culturale cittadina solo su grandi eventi. La Città di Torino dovrebbe essere il catalizzatore della convergenza dei diversi soggetti, pubblici e privati, invece mancano persino adeguati strumenti di controllo e indirizzo”.

Ufficialmente il protocollo dovrebbe andare nella direzione di una salvaguardia della destinazione d’uso (culturale) e dell’importanza storico-architettonica del complesso: “Il protocollo è l’inizio di un percorso di confronto e lascia aperte le porte a ulteriori collaborazioni e alla partecipazione di enti o altri soggetti che intendano mettere a disposizione know-how e risorse per il progetto di riqualificazione della Cavallerizza – ha annunciato ieri l’assessore al Patrimonio Gianguido Passoni – Con questa intesa si apre un tavolo di lavoro che dovrà produrre uno studio di fattibilità, valutare l’impatto economico, cercare risorse e trovare soluzioni che scongiurino la frammentazione del compendio in un insieme incoerente di usi e funzioni individuati singolarmente”.

In realtà il protocollo prevede anche l’individuazione di più lotti di vendita. Salvo poi ascoltare le voci dei bene informati parlare già di una cordata di imprenditori locali, gli indispensabili investitori privati, pronti a sponsorizzare l’operazione, tassello non da poco se unito al fatto che il contenuto del protocollo e i suoi intenti progettuali non risulteranno in realtà vincolanti per gli ipotetici acquirenti.

Ecco allora il flash mob colorato da ombrelli, ieri mattina, sotto la sede del Comune di Torino, organizzato dall’Assemblea Cavallerizza per chiedere (inutilmente) alla Giunta comunale di non firmare il protocollo d’intesa. “Come è emerso ieri [lunedì, ndr] dalla presentazione del protocollo nessuna delle richieste sino ad ora avanzate dalla cittadinanza, con il sostegno di oltre 10.000 firme della popolazione torinese (no alla vendita, destinazione e fruizione pubblica, unitarietà dell’insieme e progettualità partecipata) è stata accolta dalle istituzioni – è questa la critica degli occupanti – Anzi, lo stesso contenuto del protocollo e i suoi intenti progettuali non risultano neanche vincolanti per gli acquirenti. Per il Comune di Torino il destino della Cavallerizza resta quello originario, ossia la vendita di un bene comune”.

Da mesi il Comune nega, ribadendo la volontà di restituire uno spazio culturale ai cittadini. Ma l’Assemblea Cavallerizza (insieme a Comitato Emergenza Cultura, Istituto Salvemini, Gruppo Città e Territorio dell’Unione Culturale, Circolo Beni Demaniali e Piemonte Movie), dopo aver raggiunto il sindaco Fassino, presente all’inaugurazione del nuovo Museo Egizio, ha così commentato: “Fassino ha dichiarato che la destinazione pubblica della Cavallerizza verrà assolutamente garantita dal fatto che “il progetto verrà affidato alla Compagnia di San Paolo”, un ente che lui fantasiosamente definisce “para-pubblico”. Ormai è evidente che belle parole e le dichiarazioni ad effetto dell’amministrazione siano mosse dalla sola preoccupazione di ridare luce alla propria immagine in vista delle elezioni piuttosto che dal reale intento di salvaguardare un bene pubblico, patrimonio della nostra città, dalla speculazione immobiliare”.

Da oggi, insomma, si apre il tavolo di lavoro, che vedrà la Compagnia di San Paolo impegnata (con risorse proprie) in un ampio studio di fattibilità che analizzerà non solo il mercato e il complesso della Cavallerizza ma anche il fabbisogno finanziario necessario al recupero e la redditività dell’investimento (anche per i potenziali acquirenti), gli eventuali lotti da destinare alla vendita e quelli per l’uso pubblico.
Dalla sua l’Assemblea Cavallerizza promette di continuare a lottare e soprattutto di tenere informati i cittadini: “La Cavallerizza è di tutti, non si vende!”, è lo slogan ripetuto anche ieri in piazza Palazzo di Città. Dall’altra c’è il Comune che, per voce di Passoni, ribadisce la necessità di un protocollo per dare una regia ai lavori, un passo che non escluderà, in un secondo tempo, un bando aperto a diverse associazioni e realtà culturali.
Non sia mai che il popolo venga escluso a priori…

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