C’è Hitler nei nostri cuori? Il debutto di Latella a Drodesera

A. H. Ph. Alessandro Sala
A. H. Ph. Alessandro Sala
A. H. (photo: Alessandro Sala)
Avvincente e allo stesso tempo ardimentoso è stato seguire, all’interno della Turbina 1 della Centrale Fies a Dro, l’ultimo lavoro di Antonio Latella, “A. H.”, tutti presi come eravamo dal clima torrido che ci sovrastava, affidando il nostro sguardo per un’ora e mezza all’unico motore della scena, Francesco Manetti, qui immolato dal regista a sostenere una fatica improba: assumere su di sé tutte le varie metamorfosi che il male può attribuirsi, con una prova d’attore veramente encomiabile.  

Ma forse aver vissuto nella fatica lo spettacolo, quasi in simbiosi con l’attore, ci ha permesso, dato anche l’argomento, di entrare con migliore profondità nell’anima stessa di questo piccolo trattato teatrale sull’essenza del male.
“A. H.” sta infatti per Adolf Hitler, l’emblema di un male che ha segnato l’Europa e sembrava definitivamente sconfitto, ma che invece continuamente riemerge perché, forse almeno un pezzetto, si è conficcato in ognuno di noi.

L’analisi non parte subito dal concetto di male, bensì da quello di menzogna, che ne è in principio il protagonista, la menzogna quindi come parte integrante del male.

A inizio spettacolo pare quasi di essere ad una conferenza, dove un docente, tutto di bianco vestito, invita a riflettere ponendoci una domanda: “Quando l’uomo ha iniziato a mentire?”. La risposta è semplice: “Quando ha iniziato a costruire parole, discorsi, lingue diverse”, linguaggi sofisticati che ingannano, imbrogliano.
La menzogna della lingua si è poi trasformata in strumento di potere: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” assicura il Vangelo secondo Giovanni. “Tutto il significato è racchiuso nella prima parola, in Bereshit, con cui si apre il libro della Genesi”. E nell’imprimerne con l’inchiostro nero sulla carta bianca la rappresentazione visiva, il segno grafico (il vuoto) con al centro un puntino (l’idea), il professore smette di insegnare e diventa attore.

E’ solo allora che il male si fa presente ed assume le vesti di Adolf Hitler, mentre il corpo dell’attore si trasforma, si contorce, si plasma per vedere realmente cosa esiste al di là di quei baffetti. Poi si spalma la Nutella sul viso, mentre il sudore, che pian piano ha cosparso anche noi, si mescola sui suoi abiti con il sangue delle ferite che lentamente assume sul corpo. “Quali mani che hanno fatto la storia non grondano sangue?” domanda Hitler. Ecco arrivare allora, ossessivamente pronunciate, ripetute, mimate, le armi: la sciabola, la balestra, la bombarola, lo schioppo, la mitragliatrice.

E’ un continuo fluire di parole, e dunque di menzogne, a riempire lo spazio teatrale, mentre, in una mutazione quasi impercettibile, che solo il teatro rende significante, il carnefice diventa vittima, fino a mostrare il corpo dell’attore muto, nudo, inerme.

“As I search for a piece of kindness, and I find Hitler in my heart” sussurra Antony and the Johnsons, a suggellare le reali ragioni di questa coraggiosa e illuminante sfida teatrale tra un attore, il bravo Francesco Manetti, da tanti anni supervisore dell’azione fisica dei lavori di Latella, e il regista napoletano. Un lavoro coraggioso, che non ammette requie nell’attenzione e nella mente di chi lo guarda, ma che avrebbe bisogno, almeno in qualche momento, di un barlume di leggerezza, per concedere qualche risorsa in più alla caparbietà dello spettatore comune.

A. H.
drammaturgia/a drama by Federico Bellini e Antonio Latella
regia/directed by Antonio Latella
con/with Francesco Manetti
elementi scenici e costumi/scenic elements and costumes Graziella Pepe
luci/lights Simone De Angelis
assistente alla regia/assistant director Francesca Giolivo
fonico/sound tech Giuseppe Stellato
organizzazione/organization Brunella Giolivo
management Michele Mele
produzione/production stabilemobile compagnia Antonio Latella
in co-produzione con/in co-production with Centrale Fies
in collaborazione con/in collaboration with KanterStrasse, Valdarno Culture
un ringraziamento speciale a/a special thanks to Manetti Italia

durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 3′

Visto a Dro, Centrale Fies, il 27 luglio 2013
Prima nazionale


 

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  1. says: Sandro

    Il brano “In principio era il Verbo…”, ecc, non è della Genesi, ma del vangelo di Giovanni. La Genesi comincia con le parole: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Così, per la precisione.