Cenci. Piccola Compagnia della Magnolia sulla furia del male, e la nostra complicità

Cenci (ph: Andrea Macchia)
Cenci (ph: Andrea Macchia)

Ospite in prima nazionale al 29° Festival delle Colline Torinesi, che si chiude domani

“Cenci – Rinascimento contemporaneo”, presentato nell’ambito del Festival delle Colline Torinesi, è la storia di Beatrice Cenci, donna del 1500 che assassina suo padre dopo essere stata da lui abusata. Francesco Cenci è un uomo ricco, potente e malvagio, “dal cuore nero” si dirà durante lo spettacolo, che gode nel sottomettere e vedere soffrire chi ha intorno. Durante il terribile processo che seguirà l’omicidio, e che vede coinvolta tutta la famiglia, Beatrice confesserà la sua colpevolezza sotto tortura e verrà giustiziata, insieme alla madre e al fratello maggiore, davanti al popolo di Roma che accompagnerà il corpo per tutto il funerale.

La messa in scena della Piccola Compagnia della Magnolia, che riprende la tragedia ottocentesca di Percy Bysshe Shelley e la riscrittura di Artaud (a cui viene dedicato lo spettacolo), ha evidenti urgenze politiche. È una ricerca sul male, ma anche sulla complicità e il servilismo al potere.
Beatrice, a inizio spettacolo, guarda il pubblico e chiede di non essere lasciata sola con la furia dell’uomo. Chiede aiuto pur sapendo che non ne riceverà, così come non ne ha ricevuto dalla Chiesa e dalle persone a cui si è rivolta. Intorno al padre si costruisce infatti una lunga catena di omertà e complicità. Sul finale, la compagnia si presenterà in scena esplicitando (anche con ironia) uno degli intenti dell’opera, espresso attraverso una t-shirt con la scritta “Petrify the patriarchy” e l’immagine di Medusa.

Dal punto di vista estetico, lo spettacolo è affascinante: il colore rosso (e le sue varie sfumature) lega e accende tutte le scene. La scenografia è “sintetica”, con pochissimi oggetti sul palco ma di forte impatto; i costumi di Serena Trevisi Marceddu e Daniela Rostirolla sono meravigliosi nel loro essere perfettamente a metà tra classico e contemporaneo, dal vestito nobiliare alla tuta Adidas. Curati i movimenti e i cambi di scena a vista.

Il testo è un intreccio potente, con moltissime citazioni: da Artaud (il più presente) a Stendhal, Camus e molti altri. Ma sono inseriti anche rimandi al mondo contemporaneo, soprattutto nel meraviglioso monologo in rima di Beatrice, appena prima di uccidere il padre, scandito piano e diretto al pubblico, in cui la ragazza si spoglia di tutta la sua rabbia. Ai dialoghi si alternano frammenti più poetici, con voce registrata, che si inseriscono nella trama con una delicatezza quasi estraniante.

“Cenci” è un’opera complessa, in cui si incastrano vari piani narrativi, con un inizio in maschera e un finale asciuttissimo in terza persona. Curiosa la scelta di lasciare quasi tutta l’azione fuori dalla scena e lontana, soprattutto, dalle emozioni. La Compagnia della Magnolia sembra voler togliere al pubblico una troppo esplicita possibilità di immedesimazione ed empatia. Durante la visione si rimane quindi vigili, ma non si è mai completamente catturati dal dramma: una scelta voluta ma che, in parte, lascia perplessi e può rischiare un’eccessiva freddezza.

Lo spettacolo rimane comunque interessante per molte delle scelte registiche e testuali, e per l’interpretazione di Giorgia Cerruti nel personaggio di Lucrezia (moglie di Francesco), perfetta e straziante nella sua ambiguità di vittima e complice.

Cenci – Rinascimento contemporaneo
Regia | Giorgia Cerruti
Regista assistente | Alessia Donadio
Con Davide Giglio, Francesco Pennacchia, Francesca Ziggiotti, Giorgia Cerruti
Visual Concept e Disegno luci | Lucio Diana
Maschere | Lucio Diana, Adriana Zamboni
Sound design e fonica | Guglielmo Diana
Tecnico luci | Francesco Venturino
Costumista | Serena Trevisi Marceddu, Daniela Rostirolla
Realizzazione costumi | Daniela Rostirolla
Danza storica | Monica Rosolen
Organizzazione | Emanuela Faiazza

Durata: 1h 25’
Applausi del pubblico: 2′

Visto a Torino, Teatro Gobetti, il 17 ottobre 2024
Prima nazionale

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