I Nani Inani, giovane sperimentazione fra timido e irriverente

I Nani Inani
I Nani Inani
Enrico Maria Carraro Moda è Franky

Franky è stato colpito da un fulmine, ed è rimasto un po’ picchiatello. Esteban, l’amico presente al momento del fatto e soprannominato Herny, ogni estate porta Franky a fare una settimana di vacanza come gesto di redenzione per non averlo saputo proteggere dalla scarica elettrica. La vacanza costringe però i due a un confronto ravvicinato: Franky è bizzarro ed indomito, un’indole che cozza decisamente con quella iperstrutturata di Esteban. Fioccano così ripicche e nervosismi. Chi la fa da padrone è il folle, fortificato nelle ragioni dalla sua condizione patologica.
In vacanza i due conoscono la fruttivendola Adele, identica ad un loro comune ex amore, una ragazza cieca suicidatasi qualche tempo prima. Tra i tre scatta una strana complicità, ma la prosperosa Adele alla fine preferirà Franky. Nasce così una strampalata relazione durante la quale Franky rivela ad Adele un grandissimo segreto: Herny, per amore, ha aiutato la ragazza cieca ad uccidersi. Herny/Esteban viene così arrestato. Fine.

Il passaggio del testimone verso il secondo spettacolo, “Nobel”, in programma il pomeriggio successivo ed ideale proseguimento di “Chiave Porta Progresso”, è rappresentato dalla t-shirt indossata da Herny carcerato: una maglia con stampata la scritta Nobel, appunto.
Entrambi gli spettacoli, pur considerati di per sé unità compiute, sono inseriti – come primo e secondo capitolo – in un ulteriore macro-progetto, una quadrilogia.

Dunque, abbiamo lasciato Herny in carcere, impegnato nella lettura e nella palestra.
Nel secondo pezzo, dopo un prologo silenzioso di circa 10 minuti in cui i frammenti del diario dei protagonisti, come un puzzle spaccato, scorrono in video a mo’ di titoli di testa, scopriamo come tutte quelle letture macinate durante la prigionia siano fonte di ispirazione per la scrittura di un romanzo che narra dell’uccisione di un fantomatico Presidente, grazie al quale Herny vincerà proprio il Nobel per la Letteratura.
Nel frattempo si è fatta ufficiale la relazione di Franky e Adele i quali, a dire il vero, si sentono un po’ in colpa per aver provocato l’arresto di Herny. Decidono così di rendergli simbolicamente omaggio mettendo in atto ciò che è narrato nel romanzo del detenuto: l’uccisione di un presidente. La vittima prescelta è un certo Presidente dell’Oserianchopolo, e per farlo corrompono la di lui segretaria, la spregiudicata Melina.
Ma i piani vanno in fumo: Adele, a furia di stare vicino al suo amore picchiatello, diventa più pazza di lui e si perde nei meandri della follia. Franky si trova bene col Presidente – che è un simpaticone – e non lo vuole più uccidere. L’unica a rimanere fedele sino all’ultimo alle intenzioni è proprio Melina che, con imperterrita e glaciale determinazione,  anche se senza complici, deciderà di portare a termine la missione.

Si conclude con un confronto-dibattito la due-giorni con la compagnia laziale I Nani Inani – fondata da Enrico Maria Carraro Moda ed Antonio Vianelli – nell’ambito della rassegna Teatro a Primavera,  organizzata dall’associazione culturale La Stanza di Montignano di Senigallia (AN) e dedicata alla drammaturgia contemporanea.

Di fronte a questi due spettacoli il pubblico è colto da un certo smarrimento: chi guarda non sa come porsi. Seppur carichi di freschezza ed entusiasmo, non si tratta certo di esperimenti di facile fruizione. Se dovessimo tacciare quanto visto con un nome di genere, sarebbe forse teatro dell’assurdo, per cui tentare di snocciolare un senso compiuto a tutto ciò che viene detto o agito non è il tipo di approccio più indicato. E a confondere le carte in tavola ci pensa anche un altro fattore: gli spettacoli palpitano di una levità scenica frammista a una esuberanza (spesso un po’ goffa) che li rende difficilmente inquadrabili. Un fatto positivo e negativo insieme: se da un lato protegge dai pregiudizi ed apre alla sorpresa, dall’altro pregiudica l’attivazione di alcuni strumenti necessari per approcciare ciò che si vede, attribuirgli un background, capire da dove si muove, a cosa ci si ispira, tutti elementi che aiutano a comprendere.
Ci si trova di fronte ad una prova impetuosa e meravigliosamente imprudente, anche se ancora molto acerba, che insegue una precisa poetica dell’irriverenza, piuttosto anti-populista? O, al contrario, si assiste a un tentativo di emancipazione dal dilettantismo abbracciando la strada di un teatro-non-per tutti, volutamente ostico e poco orientato a una comunicativa esplicita, nato però – di questo bisogna rendere merito – dalla sincera urgenza di un ventenne, sperimentatore di scrittura per la scena?
La perplessità è condivisa dalla maggior parte del pubblico, come emerge dal confronto finale con tutta la compagnia.
Come racconta Enrico Maria Carraro Moda, regista ed autore del testo, la quadrilogia è completa nell’idea, ma per ora sono scritti solo i primi due capitoli.
Seppur giovanissimo, Carraro Moda ha ben chiari i suoi riferimenti teatrali in fatto di drammaturgia: Pinter e soprattutto Beckett, di cui tenta di riproporre le suggestioni non-sense. Come? “Quando scrivo sposto continuamente l’oggetto al centro dell’attenzione, come quando uno fa una domanda e l’altro risponde con un’altra domanda. È un dialogo-non dialogo perché ognuno è centrato su di sé, sulla propria esperienza, quindi il confronto effettivo non c’è mai. Anche i miei attori, inoltre, giocano ad entrare ed uscire dal ruolo”.
Qualcuno del pubblico lamenta un eccessivo protrarsi di alcune scene, e soprattutto del prologo muto con le scritte in sovraimpressione. Eppure Enrico non ha dubbi: “Tutto ciò che faccio è perché me lo ‘sento’ davvero. In tanti mi hanno segnalato alcune cose, ma io ‘sento’ che per ora deve essere così. È proprio una necessità, la mia, di raccontare e di farlo sperimentando. A costo di correre qualche rischio, come quello di non piacere. Di solito ci accusano sempre di essere incomprensibili…”. “Io ti stuzzico – ribadisce Carraro Moda – poi però continui da solo. Ognuno come preferisce”.

Nei due spettacoli, in controtendenza rispetto a molto dell’attuale lavoro di ricerca che pone le suggestioni visive e lo sguardo al centro di tutto, emerge l’importanza della parola, senza alcun orpello di natura tecnologica. Una mancanza di mezzi o una reale necessità di servirsi dello strumento-parola? Il regista asserisce che in, queste prime due parti della quadrilogia, la parola così com’è propinata basta a se stessa, ma già dal prossimo capitolo si assisterà ad una progressiva sottrazione a favore di altre suggestioni sceniche.

Curiosi di conoscere l’evoluzione del lavoro auspichiamo, con la maturazione della giovane compagnia e il consolidamento dell’esperienza sul palco, anche una presa di posizione più netta rispetto alla poetica che si vuole perseguire: se si sceglie una sperimentazione non troppo trasgressiva, forse occorre affinare gli strumenti scenici e recitativi; se invece si preferisce abbracciare una strada più irriverente e provocatoria, occorre osare di più,  affinché sbalordimento e fascinazione possano far soprassedere il pubblico su ogni gap di sistema. Il che renderebbe ancora più fervido il Manifesto del gruppo, in cui dichiarano: “Se quello che quest’oggi si vede a teatro, principalmente in provincia, è utile, noi siamo umilmente inutili, proprio perché vogliamo spingere gli occhi verso altri orizzonti; quelli del nuovo teatro; di quel teatro forse inutile o inane ma grandiosamente affascinante”.

CHIAVE PORTA PROGRESSO
testo e regia
con Enrico Maria Carraro Moda, Mattia Calefati, Ilaria Pirisi
tecnico luci Giada De Sauro
montaggio audio Paolo Martarano
produzione I Nani Inani
durata: 50’
applausi del pubblico: 43’’

NOBEL
testo e regia: Enrico Maria Carraro Moda
con: Enrico Maria Carraro Moda, Mattia Calefati, Ilaria Pirisi, Veronica Marchese, Massimo Piermarini
tecnico luci: Giada De Sauro
montaggio audio: Paolo Martarano
produzione: I Nani Inani
durata: 60’
applausi del pubblico: 57’’

Visti a Marzocca di Senigallia (AN), Centro Sociale Adriatico, il 10 e 11 aprile 2010

 

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