Civitanova Danza 19. Il viaggio del ‘Festival nel Festival’

Suite Escape di Riccardo Buscarini (photo: Stefano Sasso)|Voyager (photo: Matteo Carratoni)
Suite Escape di Riccardo Buscarini (photo: Stefano Sasso)|Voyager (photo: Matteo Carratoni)

Anche quest’anno Civitanova Danza ha proposto il Festival nel Festival, una giornata dedicata interamente alla danza, dal pomeriggio a notte fonda, una maratona che ha interessato tutti e tre i teatri della città (Annibal Caro, Cecchetti e Rossini), e rappresenta il vero nucleo progettuale della manifestazione.

Usuale anche il Civitanova Danza Focus, l’incontro di approfondimento che “apre le danze”, e che per questa edizione ha visto Silvia Poletti intervistare i tre coreografi, autori dei pezzi in programma. Tre giovani uomini, con una formazione classica alle spalle, accomunati non solo dal genere, ma anche dal fatto di essere tutti e tre degli outsider: due italiani che hanno studiato e lavorato all’estero e un brasiliano, attualmente in pianta stabile in Olanda. Si intrecciano così storie di vite e di scelte che li hanno condotti fuori dai loro paesi di origine, scelte fatte con curiosità, consapevolezza e volontà chiara di raccogliere stimoli per poterli ritrasformare.
Simile l’approccio alla coreografia per Paolo Mangiola e Guillerme Miotto, un passaggio fatto dopo un periodo di lavoro in grandi compagnie – l’Ater Balletto e Wyne Mc Gregor per il primo, Emio Greco per il secondo -, mentre per Riccardo Buscarini è stata la scelta primaria dopo una formazione conclusasi alla London Contemporary Dance School.
Diversi com’è ovvio gli esiti, che vedono attualmente Paolo Mangiola direttore dal 2017 della Compagnia Nazionale di Danza di Malta, a cui è arrivato grazie alla vincita di un concorso; mentre Guillermo Miotta con la compagnia Corpo Máquina è impegnato in un progetto sociale grazie al quale è “riuscito ad uscire dalla bolla artistica, lontana dalla vita reale, in cui mi sono accorto di essere stato rinchiuso per 20 anni”. Status di coreografo free lance per Buscarini, che lo ha condotto alla felice collaborazione con la giovane compagnia pugliese Equilibrio Dinamico.
L’incontro si rivela molto interessante; gli approfondimenti sui percorsi e le genesi dei brani proposti aprono la curiosità e forniscono elementi per la successiva visione.

Primo spettacolo in programma è “Ball” di Miotto, dove unico performer in scena è Nasser El Jackson, “un mago di calcio su strada”: già, lui e la sua palla, lo sguardo dritto verso il pubblico.
Primi accenni di movimenti, timidi, cercati, solo più tardi si capirà che sono i movimenti necessari a realizzare i virtuosismi con la palla, un pallone cercato, allontanato, amato e odiato, trattato con rabbia o accarezzato come una compagna.
La potenza della presenza in scena di questo ragazzo è indubbia, così come la sua carica vitale e la tenacia, tutte cose che hanno spinto Miotto a creare questo assolo; eppure lo spettacolo non decolla, si risolve in una ripetizione costante che sembra non trovare soluzioni, fino a quando la palla non cade dal palco lasciando il giovane solo, un finale che avrebbe potuto essere meno scontato se un senso diverso del ritmo generale avesse potuto condurre il pubblico fin lì. In definitiva si tratta di un esperimento che avrebbe potuto essere interessante anche per il suo portato sociale, l’arte che entra nella marginalità e permette una emersione e un riscatto, ma che in questa modalità risulta non compiuto.

Si prosegue con “Voyager” di Paolo Mangiola, ospitato dal Teatro Rossini. Ispirazione iniziale sono le sonde spaziali lanciate dalla NASA nel 1977 contenenti il Voyager Golden Record, un disco d’oro a cui venne affidato l’arduo compito di tracciare un ritratto sintetico della civiltà umana: 115 immagini mostravano le più significative esperienze di vita umane e descrivevano il nostro pianeta e il Sistema Solare, una collezione di suoni naturali, come il rumore del vento e dei tuoni o i versi delle balene, una selezione di 90 brani musicali di ogni epoca e cultura, oltre ad una serie di saluti cordiali e amichevoli in 55 lingue diverse.
Il Voyager Golden Record dovrebbe rimanere intelligibile per un numero altissimo di anni, con l’intento di comunicare, in un lontano futuro, la storia del nostro mondo ad altre forme di vita extraterrestri.
Mangiola, cresciuto negli anni ’80 e affascinato dalla fantascienza come tanti giovani di quegli anni, nutriti dai racconti di avventure spaziali, ha sentito l’urgenza di riallacciarsi a questa tematica pensando di esplorarla attraverso la coreografia.

Nello spettacolo abbiamo così due piani di lettura, lo spazio cosmico e lo spazio dei danzatori: il primo è l’esemplificazione, ottenuta anche grazie a una bella e suggestiva scenografia, del viaggio delle due sonde spaziali; nell’altro i corpi dei danzatori stessi diventano i paesaggi che forniscono i materiali per il Voyager Golden Globe. La coralità si arricchisce così di assoli che cercano una maggiore personalizzazione in timbri e coloriture differenti anche se la forte strutturazione del percorso accademico dei danzatori lascia poco spazio alle possibilità “altre” del corpo, e rende difficile l’emersione di quell’invisibile esistente tra una immagine e l’altra, affidandosi più alla bellezza che alla poeticità del gesto.

Arrivato alla direzione della Compagnia Nazionale di Danza di Malta nel 2017, come aveva raccontato lo stesso coreografo nel pomeriggio, con il peso della responsabilità di dare una identità più europea alla compagnia, emancipandola da una tradizione locale ancora molto forte e impegnando per questo soldi pubblici, Mangiola ha anche dovuto difendere e dare statuto al suo passaggio da danzatore a coreografo.
Sicuramente in questa opera il suo lavoro si consolida, consegnandoci uno spettacolo di indubbio valore nella strutturazione del suo impianto scenico: bella la scenografia, le luci e i costumi, interessante l’utilizzo dei suoni stessi del Voyager Golden Record arricchiti dall’elaborazione della compositrice maltese Vella, una danza ben confezionata con forse solo un po’ poca tensione poetica.

Voyager (photo: Matteo Carratoni)
Voyager (photo: Matteo Carratoni)

Ultima tappa al Teatro Annibal Caro per “Suite Escape, fuga dal passo a due” di Buscarini, qui in prima assoluta.
Un rombo bianco sul palco viene percorso con smarrimento da tre danzatori, due uomini e una donna, mentre il pubblico si sistema. Si spengono le luci, entra un pianista e l’ultima danzatrice, che con incedere quasi solenne raggiunge gli altri sul palcoscenico. Inizia così questo cercarsi e perdersi di corpi che smonta e rivisita il concetto stesso di pas de deux per trasportarlo nel terreno più ampio delle relazioni interpersonali, in un moltiplicarsi e accostarsi diversificato di maschile e femminile.
Il lirismo dell’incontro lascia il posto a intrecci nodosi e puntuti, l’abbandono apre spazi in cui riconquistare e riprendere la propria indipendenza.
E’ un interessante lavoro di ricostruzione e straniamento rispetto a uno stilema così riconosciuto e riconoscibile, un’idea partita dalla direttrice artistica della compagnia Equilibrio Dinamico, Roberta Ferrara, che voleva lavorare sul passato ma con uno sguardo nuovo e contemporaneo, e raccolta da questo giovane coreografo già vincitore di numerosi premi.

E se nell’incontro pomeridiano proprio Buscarini aveva posto l’accento sulla formazione come problematica relativa alla danza italiana, nello spettacolo si evidenzia come non sia la formazione tecnica in questo caso a mancare, con danzatori sicuri e padroni della scena, ma forse quel travalicare la forma, rendendola moltiplicatrice di immagini e paesaggi, quel senso di tensione che chiama lo sguardo dello spettatore e lo rende partecipe.

BALL
Corpo Máquina – Guillerme Miotto
coreografia: Guillerme Miotto
performer: Nasser El Jackson
suono: Joel Ryan
scenografo: Erik van den Broek
drammaturgo: Moos van den Broek
produzione: Corpo Maquina
coproduzione: DansBrant Ballet National de Marseille, Festival Boulevard

durata 54’
applausi 55’

Prima nazionale

 

 

VOYAGER
direzione artistica e coreografia: Paolo Mangiola
in collaborazione con i danzatori: Tara Dalli, Mathilde Lin, Keith Micallef, Nicola Micallef, Stefaan Morrow, Abel Hernández Gonzáles, Thibault Rousselet, Simon Van Heddegem, Emma Walker
artista visivo: Austin Camilleri
partitura originale: Veronique Vella
musiche dal: Voyager Golden Record, I suoni della Terra in 55 lingue diverse
Thakrulo, Gerogian Soll
Man’s house song Papa New Guinea
String Quartet No 13 in BFlat Major
Ludwig van Beethoven
disegno luci: Ismael Portelli
costumi: Luke Azzopardi
drammaturgia: Sergiu Matis
produzione: ZfinMalta National Dance Company

durata 52’
applausi 1’ 46’

Prima nazionale

 

 

SUITE ESCAPE fuga dal passo a due
Equilibrio Dinamico Dance Company / Riccardo Buscarini
concept/coreografia: Riccardo Buscarini
danzatori: Serena Angelini, Nicola de Pascale, Salvatore Lecce, Silvia Sisto
musiche: Pëtr Il’ič Čiajkovskij, Ludwig Minkus, Adolphe Adam

durata 43’
applausi 2’ 35”

Prima assoluta

 

 

Visti a Civitanova, Civitanova Danza, il 13 luglio 2019

0 replies on “Civitanova Danza 19. Il viaggio del ‘Festival nel Festival’”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *