La danza di “Granito” e “Bisbigliata creatura” a Castiglion Fiorentino è in dialogo con il pubblico
Andare, essere accolti, sostare per riflettere insieme, appuntamenti che non sono un mordi e fuggi, ma spazi di incontro e di crescita, in cui riconoscersi comunità.
E’ proseguita al Teatro Mario Spina di Castiglion Fiorentino la rassegna “Invito di Sosta – danza contemporanea d’autore”, voluta e organizzata dall’associazione Sosta Palmizi grazie al contributo del Ministero della Cultura, della Regione Toscana, del Comune di Castiglion Fiorentino, della Fondazione CR Firenze e in collaborazione con Capo Trave/Kilowatt.
Proprio dalla selezione dei Visionari del Kilowatt Festival arriva, per questo nuovo appuntamento, “Granito” del Collettivo Munerude fondato nel 2017 da Ilaria Quaglia, Francesca Antonino e Laura Chieffo.
Il titolo non è connesso al significato legato alla mondo delle rocce quanto a quello delle graminacee, richiamando il momento in cui la pianta mette i chicchi e quindi è in fase avanzata di maturazione. Alla trasformazione della materia, al suo disfacimento e ricomposizione si rifà l’intera messa in scena, organizzata in tre quadri.
Il primo è un ammasso di corpi, schiene curve, arti che si compongono e scompongono mai rivelandosi totalmente; la capacità che ha il corpo di straniarsi quando non utilizza la posizione eretta, quando non ha un volto ad identificarlo, lascia nell’indefinito di una sostanza in mutazione, un amalgama che genera partizioni e ricomposizioni, in continuo mutamento.
Il secondo quadro cambia totalmente il panorama. La vestizione, il raccogliere i capelli in code di cavallo tirate al sommo del capo ridà ai corpi la loro identità. La musica pulsante spinge dentro una ritmica sostenuta, che il continuo saltellare delle tre danzatrici sottolinea, portandole al limite della fatica e della resistenza. Precise, nette, senza emozioni giocano su primo piano e sfondo con nuove possibilità di composizione e scomposizione, questa volta spaziali e geometriche. Altro genere di materia quindi: astri, pianeti, molecole in rapporti regolati da traiettorie determinate.
La nudità, i capelli sciolti del terzo quadro, ci riportano al paesaggio del primo ma con una temperatura completamente diversa; ora i corpi sono scossi fino all’esasperazione, i capelli volano nelle torsioni e nel movimento dell’headbanging, caro al mondo del metal estremo. E’ forse il quadro in cui l’accadere lento della natura, che è richiamato nella sinossi, è più evidente perchè lo sforzo prolungato in un tempo che si è scelto lungo sfascia i corpi, modificando per piccoli dettagli i movimenti: “Una esplosione della materia, la volontà di sparire rilasciando l’energia. Abbiamo osservato lo sfiorire grazie a immagini in time-laps, proprio per misurarci con il tempo di questo fenomeno, perchè spesso noi osserviamo una cosa sfiorita e non il processo che l’ha portata a quello stato”. Così ci raccontano le interpreti e creatici nell’incontro che, com’è abitudine di questa rassegna, si svolge dopo lo spettacolo. Osservazioni argute e domande puntuali del pubblico sottolineano una presenza non occasionale, ma nutrita di curiosità e di una competenza che via via la visione e la possibilità dell’incontro con gli artisti sanno nutrire.
Anche “Bisbigliata creatura”, nuovo appuntamento della rassegna, parla di trasformazione, ma in questo caso la metamorfosi che viene indagata è quella che avviene partendo dalla formazione del feto nel grembo materno, passando per la nascita, la graduale possibilità di conquistare la posizione eretta per acquisire alla fine una identità nella relazione. Una trasformazione quindi non solo fisica ma anche emozionale.
Il titolo arriva da una verso di Chandra Livia Candiani, la lettura delle cui opere ha accompagnato, come ci raccontano Mariella Celia e Cinzia Sità, l’intero percorso creativo, durato ben due anni, un lusso che le due autrici-interpreti si sono regalate all’interno di “un panorama che ci chiede, come autrici, di essere sempre in proposta. Bisbigliata creatura – proseguono – è anche questo: darsi la possibilità di stare al mondo mettendo un po’ in discussione una serie di punti fermi: la necessità di esserci sempre, forti, potenti, performanti, continuamente in attacco rispetto alla vita. Abbiamo invece voluto darci la possibilità di ricevere, di far accadere”.
Questo tempo rallentato che si concede all’ascolto, alla percezione del piccolo e del poco è anche il tempo dello spettacolo.
Una serie di lampi generati da una luce stroboscopica dialogano nel buio iniziale con altre luci, che si accendono in vari punti del palco. Nella trasparenza del velo che divide la scena dal pubblico, palesano senza rivelare i corpi delle due danzatrici, scossi da una qualità di movimento quasi elettrica, un’energia che alla fine si condensa in un corpo fluttuante al centro della scena, svelato dalla caduta del telo.
E’ un feto, una creatura ancora un po’ smembrata, che pian piano impara a strutturare il corpo e a mettersi in piedi. Non è l’unica, un’altra solitudine la affianca, percorrendo in parallelo lo stesso percorso. Le due creature non hanno mani ma guantoni da boxe, che ostacolano, imbarazzano, impediscono. Irrompono rumori di macchine, un caos che travolge la fragilità di quello stare in piedi. Ma questa nuova caduta è segnata dal fiorire delle mani al posto dei guantoni: si apre una nuova possibilità di esplorazione e di esperienza, il tatto e quindi l’incontro. Nella relazione si completa il processo di umanizzazione delle due creature.
Dopo la dipendenza, l’aiuto, la ripicca trovano la loro autonomia staccandosi e presentandosi nella loro unicità sul proscenio del palco.
“Questo spettacolo ha la pretesa di essere un’esperienza di autenticità anche nell’andare in scena. Siamo partite da una serie di pratiche derivanti dal Body Mind Centering, un approccio somatico all’analisi e rieducazione del movimento; da qui per arrivare a una produzione scenica c’è stata una ricerca profonda, intima, che rende il rinnovarsi dell’autenticità la peculiarità di questo lavoro, da vivere e da offrire”.
GRANITO
un progetto del Collettivo Munerude
di e con Francesca Antonino, Laura Chieffo, Ilaria Quaglia
musiche di Gabriele Ottino e Anything Pointless
luci Mattia Bagnoli
costumi Maatroom
produzione Déjà Donné, Sosta Palmizi
progetto realizzato con il sostegno di PERMUTAZIONI – coworking coreografico a cura di Casa Luft, Zerogrammi e Fondazione Piemonte dal Vivo, Cavallerizza Irreale – Torino, H(abita)T – Rete di Spazi per la Danza/ Leggere Strutture/ Comune di Budrio, ART BO, ALDES/SPAM! rete per le arti contemporanee, Hangart Fest, finalista premio Twain Direzioni Altre.
Selezionato per la Vetrina Giovane Danza d’Autore Anticorpi XL 2020;
Selezione Visionari Kilowatt Festival 2020
durata: 53’
applausi del pubblico: 1’ 20”
Visto a Castiglion Fiorentino (FI), Teatro Mario Spina, il 6 marzo 2022
BISBIGLIATA CREATURA
Ideazione e regia Mariella Celia
Coreografia, ricerca drammaturgica del movimento Mariella Celia in collaborazione con Cinzia Sità
Interpreti Mariella Celia, Cinzia Sità
Suono Gianluca Misiti
Trucco/Assistente di scena Francesca Innocenzi
Costumi Mariella Celia in collaborazione con Francesca Innocenzi
Disegno luci Francesco Tasselli
Produzione Associazione Sosta Palmizi (Cortona)
Con il sostegno di Vera Stasi, Teatro Azione, Carrozzerie N.O.T, ALDES, Teatri Sospesi, Cittadella dei giovani di Aosta, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Fivizzano 27
durata: 44’
applausi del pubblico: 1’ 10”
Visto a Castiglion Fiorentino (FI), Teatro Mario Spina, il 10 aprile 2022