Collettivo Schlab: di merda e melma umana, da Schwab in poi

SSKK (photo: Giorgio Termini)
SSKK (photo: Giorgio Termini)

“Un artista propone, non impone. Propone”, asserisce dal palco Gabriele Falsetta – protagonista di due dei tre quadri / loculi di umanità che compongono “SSKK – (Santo Subito + Kova Kova) – WERNER SCHWAB”, visto al Teatro Azione di Roma, a due passi dalla Fondazione Romaeuropa, in occasione di “Presente! Rassegna su contemporaneo e formazione”.

“Giovane artista e vecchia stronza” sul palco, ci spiega Dante Antonelli, raggiunto per riflettere insieme sulla performance di 75 minuti e su una trilogia che sembra apparentemente conclusa.
Del terzo, centrale, quadro sono protagoniste le gemelle adolescenti Valeria Belardelli e Arianna Pozzoli, quest’ultima vista sul palco ancora per Antonelli in “Fäk Fek Fik” – le tre giovani”, pluripremiato al Fringe Festival romano.

“SSKK” prende i suoi passi da lontano, come del resto tutto il lavoro del Collettivo Schlab, nella feroce e caparbia ricerca creativa del loro laboratorio, che ha iniziato il suo cammino proprio con “Fäk Fek Fik” (con la Pozzoli, Martina Badiluzzi e Giovanna Cammisa), per proseguire con “Duet – Quanti siamo davvero quando siamo noi due?” (con Valentina Beotti ed Enrico Roccaforte). E che ora sembra trovare la sua quadratura del cerchio con i due atti/performance “Santo Subito” e “Kova Kova”: già presentati in due fasi distinte e antecedenti a “Duet”, trovano ora nuovo senso e armonia proposti insieme in un unico arco narrativo.

Sul palco totalmente spoglio, la scena è sottratta al buio solo dal disegno luci di Francesco Tasselli. L’ambiente sonoro è invece evocato e inciso da Samuele Cestola (in arte Samovar), che suona live chitarra e distorsioni.
Si entra e si esce dall’esistere e dall’anonimato dalla porta di fondo, quella di servizio, in questo cabaret mülleriano dal retrogusto Hamletmachine. Tutto prende forma dai fumi che salgono dai miasmi putridi delle paure e dei tedi umani, per manifestare sfrontata la sicurezza di chi prende di petto la vita, ma che ne è (in)consapevolmente vittima: urlata una richiesta d’aiuto, l’accusa di mancato soccorso è così pronta ad essere consegnata al mondo, in cui tutto si osserva dalla finestra del ‘guardonaggio’ passivo.

Il punto di partenza creativo e interiore sono ancora una volta i testi e i fantasmi di Werner Schwab, drammaturgo, performer, scrittore austriaco morto in profumo di dannazione a 35 anni per overdose di alcol, nella notte di un Capodanno che non gli avrebbe permesso di vedere l’alba di un nuovo anno.

Come le altre due parti, anche “SSKK” è dedicata dunque a un’opera di Schwab: dopo “Le Presidentesse” e “Sovrappeso, Insignificante: Informe – una cena europea”, ora è la volta di “Sterminio”, ultimo capitolo dei suoi “Drammi fecali”, per entrare proprio in quel condominio di merda e melma umana in cui Valeria Belardelli, Gabriele Falsetta e Arianna Pozzoli si ritagliano uno spazio di effimera luce nel buio di queste tre camere iperbariche di senso.

In questa Babele sono raccolte idealmente le voci di tutti i suoi personaggi, la cui urgenza è invocata da flash di verità personale e trasfigurata (si veda, nel caso di Falsetta, la periferia ligure di Recco).
Esce sul finale, solo coperto da mutanda e stivali zatteroni rossi en travesti, interiormente a nudo, Falsetta: tolte le spoglie del giovane pittore/writer, che apriva questo arcobaleno narrativo dai colori così cupi, (s)veste quelle di Tatiana, che con il suo schiaffo al pubblico ricorda gli insulti allo stesso di Müller.
Un disprezzo già annunciato dalle olgettine iperconnesse da webcam (Belardelli e Pozzoli): si ritagliano il loro spazio nel mondo a partire dalle quattro mura della tomba cementizia della loro casa. Mentre parlano del nulla, e si mettono a ballare e cantare stonate, a poco a poco si spogliano ed esibiscono il loro corpo: sanno che solo in questo modo possono prendere la scorciatoia e ricevere l’approvazione immediata e onanistica di un’audience che fissa, vigliacca, il sapore di scatola di biscotti regalata in ospedale a malati terminali; il tappeto emotivo e lurido degli abusi del padre orco avvolgono il tutto.

Ancora una volta valorizzato per il materiale promozionale dalle illustrazioni grafiche di Serena Schinaia, “SSKK” si colloca idealmente dopo “Duet” che, come conferma Antonelli, “è il mio sogno incastonato dentro la Trilogia Schwab. È un’apertura enorme nel cuore della performance di tre ore complessive che speriamo verrà”.

“Reputo Schwab un tragediografo contemporaneo e non un autore drammatico – continua Antonelli – Il mio lavoro su di lui è la ricerca di un valore più alto del suo scrivere. E qui la riscrittura radicale parte dall’idea che ‘Sterminio’ sia, delle sue tre opere originali, quella in cui è più presente in prima persona. L’impegno è stato far coincidere in un solo attore i suoi due alter ego. Quello femminile, la travestita, che accoglie tra le sue braccia il giovane poeta suicida, lo stesso Schwab”.

Le battute iniziali (“Un artista propone, non impone. Propone”) ci riportano a quello che si sta facendo da tempo: riflettere su Roma – sull’Italia? –, dove chiudono e sono a rischio luoghi in cui fare cultura – non ultimo il Teatro Eliseo -, e si organizzano dibattiti e occasioni per intercettare cosa fare per risollevare le sorti sue e del teatro, com’è avvenuto anche nell’incontro Roma Theatrum Mundi al Teatro India.

“È stato un primo incontro, utile più che mai – continua Antonelli – Ho trovato molto romano e provinciale il non esserci di moltissimi teatranti che conosco in questa città. Credo che continuando a prendersela con le caste e i poteri forti si faccia il facile gioco di evitare di dirci che il nostro più grave problema siamo noi. Ciascuno nel suo orticello incarognito con gli altri per ossa e briciole. Questa mancanza di dialogo tra artisti è già l’epilogo della questione”.

Non è quindi solo colpa dei politici che non vogliono ascoltare. “Anche data una disponibilità da parte di politici e istituzioni – conclude Antonelli – siamo certi di avere noi, come società, qualcosa da proporre che sia valido? Temo che il sistema consolidato attuale stia bene a moltissimi che credono, in fondo, che il loro lavoro non valga le date che ottiene e le recensioni che prende. Molti artisti sono dove sono per ragioni familistico-mafiosette, e se gliele vuoi scardinare si mettono paura e fanno orecchie da mercante. A me piace pensare di non essere il solo a continuare a danzare su queste macerie”.

SSKK – (SANTO SUBITO + KOVA KOVA) – WERNER SCHWAB
direzione: Dante Antonelli
con Valeria Belardelli, Gabriele Falsetta, Arianna Pozzoli
Drammaturgia: Collettivo SCHLAB
Ambiente sonoro: Samuele Cestola
Ambiente scenico: Francesco Tasselli
Costumi: Claudia Palomba
Coordinamento: Annamaria Pompili
Ufficio Stampa: Marta Scandorza
Illustrazione: Serena Schinaia
Foto: Giorgio Termini
con il patrocinio del Forum Austriaco

durata: 75’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Roma, Teatro Azione, il 19 febbraio 2017

0 replies on “Collettivo Schlab: di merda e melma umana, da Schwab in poi”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *