“Come non luogo non sono male”. La danza di Fattoria Vittadini: esplorazione tra corpo, suono e metamorfosi

Ph: Sara Meliti
Ph: Sara Meliti

Alla Fabbrica del Vapore, la compagnia milanese celebra i suoi primi 15 anni con un lavoro sull’identità fluida

Il senso di un’arte contemporanea capace di ridiscutere continuamente sé stessa. Studiando la tradizione per scomporla, frammentarla, ridefinirla. Riconoscendo nelle diversità e nella metamorfosi dei valori. Nel segno della liquidità. Per raccontare il presente e le sue identità multiple. Puntando all’ibridazione dei linguaggi.

Fattoria Vittadini festeggia i suoi primi quindici anni con lo spettacolo “Come non luogo non sono male”. A Spazio Fattoria, suo quartier generale alla Fabbrica del Vapore di Milano, la compagnia di scuola Paolo Grassi agisce in un ambiente destrutturato in cui il pubblico si confonde con il danzatore (Mattia Agatiello) e le danzatrici (Chiara Ameglio, Noemi Bresciani, Maura Di Vietri e Francesca Penzo).
Un’esplorazione multidisciplinare, capace di fondere movimento, suono e riflessioni concettuali in un’unica esperienza sensoriale e intellettuale. La proposta coreografica è immediatamente avvolta da un’atmosfera sospesa e astratta. La nuova produzione Fattoria Vittadini, in coproduzione con DanceHausPiù e con il sostegno di NEXT, nasce infatti in uno spazio edenico che tubi e lampade industriali rendono surreale.

Una lastra marmorea sullo sfondo, una sorta di monolite stile “2001: Odissea nello spazio”, con i suoi enigmi e il suo potere epifanico, tra sogno e visione. Luci fredde colorate, e uno spazio rarefatto percorso da un canto di uccelli. I corpi dei performer sono in mezzo a noi, languidi e pudichi, cedevoli ed energici. Anche i costumi rimandano a una realtà ibrida e mimetica, vagamente zoomorfa.
La forza plastica del risveglio in un luogo-non luogo che confonde artisti e spettatori. Movimenti lenti e solenni. Drammaturgia concettuale, che prefigura l’arte come gesto politico e atto rivoluzionario.
Le musiche spaziano dalla techno alla classica, con virate verso la perfezione dell’“Inno alla gioia”. Gli sguardi si inerpicano oltre i limiti. I corpi scivolano, si piegano, si sollevano. Brancolano chini. Si sostengono, e cercano l’unisono. Disegnano ensemble statuari. Le mani si sollevano e vibrano come rami. Si sfibrano come radici capovolte. Trovano nel collettivo la forza maieutica per uscire dal disorientamento, prefigurando nuove caratterizzazioni personali.

Un senso d’attesa. Il bisogno di conoscere e di riconoscersi. La ricerca di una coesione che punta alla riflessione e alla meditazione. Gli occhi sono sempre concentrati, proiettati verso un “oltre” impenetrabile.
La danza di Fattoria Vittadini è forza e leggerezza. È l’individuarsi nel gruppo e l’esprimersi nella solitudine. È la forza di muoversi e progredire anche quando si annaspa nel buio, e allora i performer cercano sostegno l’uno nell’altro, come Edipo cieco aggrappato ad Antigone.
Le voci fuori campo ci invitano alla trasformazione, al divenire, ad emanciparci da forme cristallizzate per trovare la voce della diversità: fluida, capace di evaporare fuori da ogni contenitore o stampo. E chissà che, in quest’Eden atemporale, la direzione giusta non sia proprio quella indicata dal serpente: tradire; rompere i legami con ciò che ci vincola liberandoci da un senso di appartenenza che limita la nostra crescita personale. Creare uno spazio in cui l’identità si sviluppi indipendentemente da relazioni di fiducia imposte dall’esterno, dalle aspettative degli altri o dalle convenzioni sociali.

La danza di Fattoria Vittadini in “Come non luogo non sono male” è, perciò, un’esperienza che va oltre il semplice spettacolo. È un invito alla meditazione e alla riflessione, una chiamata alla consapevolezza. Si tratta di un’opera che, pur nella sua complessità e nel suo sfuggire a ogni definizione rigida, riesce a trasmettere una sensazione di potenza e levità: un richiamo a una libertà che si costruisce nell’interconnessione, nella ricerca di sé, nel coraggio di affrontare l’incertezza del presente.
“Come non luogo non sono male” riesce a coinvolgere lo spettatore a livello fisico, emotivo e intellettuale. Fattoria Vittadini continua a sfidare le convenzioni della danza contemporanea, invitandoci ogni volta a una nuova riflessione sul nostro essere e sul nostro “so-stare” nel mondo.

Come non luogo non sono male
di e con Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Noemi Bresciani, Maura Di Vietri, Francesca Penzo
coreografia Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Noemi Bresciani, Maura Di Vietri, Francesca Penzo
produzione Fattoria Vittadini
in coproduzione con DanceHausPiù
spettacolo sostenuto da NEXT- Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo edizione 2024/2025, un progetto di Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo
in collaborazione con Sementerie Artistiche APS

durata: 35’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Spazio Fattoria, il 14 dicembre 2024
Prima nazionale

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