Laura Gazzani e Compagnia Mòra: il gesto germina per creare una direzione

Verso la specie (photo: Francesco Raffaelli)
Verso la specie (photo: Francesco Raffaelli)

La terza serata del festival Civitanova Danza ha previsto questa estate un doppio appuntamento: l’apertura è stata affidata a una giovane autrice di origine civitanovese, Lara Gazzani, e a seguire la Compagnia Mòra fondata nel 2015 da Claudia Castellucci, un seguito quasi naturale della Stoa, la scuola di movimento ritmico fondata dalla stessa Castellucci nel 2003 sempre a Cesena.

Nel buio di inizio spettacolo una voce ci invita a chiudere gli occhi, a mettere una mano sul cuore e a domandarci se abbiamo fatto qualcosa che veramente ci piaceva durante la giornata. Quando riapriamo gli occhi il sipario si apre su due linee luminose che attraversano il palcoscenico, e che la giovane Laura Gazzani percorrerà alla ricerca di una strada, di una direzione.

Lo studio è ancora così allo stato embrionale che risulta difficile esprimere pensieri al riguardo, e c’è da chiedersi se una simile esposizione non avrebbe bisogno di una maggiore tutela, uno spazio meno formale di un teatro come il Rossini di Civitanova e magari di un’occasione più protetta che non sia un festival internazionale.

Dieci minuti di pausa e si entra in una diversa atmosfera per “Verso la specie”, spettacolo di Claudia Castellucci, che verrà insignita del Leone d’Argento in autunno durante la prossima Biennale Danza.
Cinque ragazzi in austeri e scuri abiti talari, incappucciati, sfilano tra le poltrone della sala per salire sul palco e aprire il sipario su una riquadratura di teli color crema, a cui sono affissi due ritratti in bianco e nero, che la distanza non permette di ben identificare: che sia la stanza di un seminario o la sagrestia di una cattedrale, un’aria di sacralità è sottolineata dall’inizio circolare del “ballo”, scandito dal ritmo della musica.
Sul ritmo dei passi si innestano movimenti che scorrono da un danzatore all’altro, come sorte di richiami; il gesto germina e contamina, fino alla nuova modifica. Il cerchio si fa linee che si intersecano, traiettorie che segnano lo spazio in un quadro mutevole.
Il cambio di musica genera il cambio di ritmica in passaggi che non sfocano uno nell’altro.

Tornano alla mente le sperimentazioni di Trisha Brown sulla trasmissione del movimento tra danzatori, o il lavoro di Emio Greco sullo scarto minimo del sincrono, che con la sua esistenza apre alla differenza e al respiro dell’individualità, e sembra quasi di essere tornati all’ABC della composizione, alla sua forma più semplice e disadorna.
Qui però non c’è alcun posto per la solarità di quelle danze; lo schema ritmico del ballo sembra ingoiare le individualità, incasellandole nella rigidità di schemi costruiti che stringono (e costringono) anche i corpi in una non possibilità di altro.

Quando il colore entra in scena, sotto forma di un telo a spicchi verde, giallo, blu e marrone, la sua esposizione è reiterata, normata, schematizzata, quasi l’esposizione di una bandiera su un feretro, in una ritualità che cristallizza senza illuminare.
Il rito ha bisogno di ritmo, la visione è ritmo che si dispiega nello spazio, ma è necessario anche un respiro che apra il corpo alle sue infinite possibilità di abitare quel ritmo, appropriandosene e restituendolo in trasparenza.

PEDRO [studio]
di e con Laura Gazzani
sound designer: Lorenzo Lucchetti
con il sostegno di Lavanderia a Vapore, Villa Nappi residenze/Marche Teatro, Santarcangelo Festival

durata: 15’
applausi del pubblco: 30”

VERSO LA SPECIE. BALLO DELLA COMPAGNIA MÒRA
coreografia Claudia Castellucci
musica Stefano Bartolini
danzatori Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann
produzione Socìetas

durata: 35’
applausi del pubblico: 1’ 55”

 

 

Visti a Civitanova Marche, Teatro Rossini, il 9 agosto 2020

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