Concerto. Igor x Moreno chiudono l’Invito di Sosta

Concerto (photo: Mara Gianmattei)
Concerto (photo: Mara Gianmattei)

L’esperimento di “danza-canzone”, in collaborazione con Simone Sassu, per fondere i linguaggi delle due arti

Un musical che non è un musical, un concerto che non è un concerto, un spettacolo di danza che non è uno spettacolo di danza o per lo meno non solo, canzoni coreografate, ma nemmeno questa definizione riesce a comprendere e ridare il senso di “Concerto”, la proposta in anteprima di Igor Urzelai e Moreno Solinas con cui si è conclusa “Invito di Sosta danza contemporanea d’autore”, rassegna organizzata da Sosta Palmizi grazie al contributo del Ministero della Cultura, della Regione Toscana, del Comune di Castiglion Fiorentino, della Fondazione CR Firenze e in collaborazione con Capo Trave/Kilowatt.

Inizio dei più classici: luci soffuse blu notte, una figura impellicciata sullo sfondo dietro una consolle, musica elettroacustica che contribuisce a creare un’atmosfera di sospensione e attesa.
Fa il suo ingresso in scena una seconda figura alta, intabarrata di nero che, nelle forme e nell’incedere, non sembra umana; escono arti da parti insospettate, quella magia di straniamento del corpo che da una parte ci fa immaginare mostri strani e fantastici, dall’altra stimola la curiosità di capire cosa c’è sotto quel grande pastrano nero e come fa a creare quella strana illusione.
Il tabarro scivola a terra rivelando le terga di un corpo nudo, tranne che per un sospensorio che cinge i fianchi, nero contro la pelle bianca.
Sarà questa la base su cui verranno costruiti i costumi successivi, grazie all’aggiunta di elementi vari (cappelli, camicie, anfibi, gonne…) che attingono di volta in volta alla tradizione sarda, alla libertà creativa legata alla musica e ai testi, e al desiderio di creare una identità queer, ogni costume legato alla canzone proposta.
Sì, perchè lo spettacolo si configura come una scaletta di canzoni ognuna conclusa in sé; al termine di ognuna l’inchino dell’interprete e l’applauso del pubblico, un tempo spezzato, ma i cui fili vengono subiti ripresi, grazie a transizioni che creano lo spazio per poter entrare nel pezzo successivo. Transizioni affidate a improvvisazioni che Igor Urzelai, la figura impellicciata dietro la consolle, crea live partendo dai materiali sonori delle canzoni stesse, rielaborati con l’introduzione di elementi più spiccatamente elettronici suggeriti da un sintetizzatore.

Su di esse Moreno Solinas, il danzatore-cantante, esce ed entra dalla scena, oppure cambia il suo abbigliamento a vista portandoci per mano dentro il ‘dopo’, attirandoci lievemente all’inizio per tirarci poi dentro con decisione nei crescendo sia sonori, che di immagini e metafore suggerite dai testi.
“Il fatto che scrivere canzoni non fosse il mio mestiere mi ha lasciato grande libertà di esprimermi; la mia intenzione era solo quella di condividere la mia esperienza senza nessun legame con una struttura” ci racconta, nel consueto incontro tra artisti e pubblico che si è svolto alla fine dello spettacolo, Moreno Solinas, che con Igor Urzelai è artista affiliato di The Place (Londra) e fa parte della direzione artistica di S’ALA – spazio per artist* di Sassari, con alle spalle già numerosi premi e riconoscimenti.

“Dal punto di vista formale sono canzoni, ma la modalità di scrittura è torrenziale, non punta alla sintesi; la loro resa andava quindi gestita dal punto di vista musicale e sonoro” aggiunge Simone Sassu, musicista che spazia dal classico al jazz con un particolare occhio per la musica di confine. E’ lui che ha creato gli arrangiamenti dei testi – melodie e armonie create da Moreno – dando loro corpo e sostanza. Sono aneddoti, riflessioni sulla contemporaneità, sul genere, sull’amore, sulla relazione, sull’arte e la politica a volte solari, a volte ammiccanti, cupe o burlesche, con grande forza poetica e testuale. Ad esse si aggiunge la danza, che mai sovrasta ma accompagna, non debitrice ma presenza attiva ed empatica, amplificatrice dell’affresco che di volta in volta viene dipinto, corpo e voce al servizio di un nuovo teatro-canzone, intelligente, visionario, poetico.

Soddisfattissimo il (purtroppo poco) pubblico presente, una scarsità che ha segnato questa edizione della rassegna ma anche tanti altri piccoli eventi culturali sparsi per la penisola, in questa epoca di pseudo “post-pandemia” che sembra in parte aver raffreddato la voglia di socialità culturale.
“E’ stato un anno di passaggio caratterizzato da una grande incertezza – riflette Giorgio Rossi, co-direttore di Sosta Palmizi – Il pubblico che avevamo faticosamente costruito ad Arezzo non si è spostato fino a Castiglion Fiorentino, dove la rassegna è stata trasferita a causa della chiusura del Teatro Mecenate, e parecchie altre persone non hanno partecipato a causa dell’obbligo di esibire il green pass. Abbiamo fatto anche una scelta artistica coraggiosa, inserendo nella rassegna spettacoli dei nostri artisti associati che non avevano potuto debuttare a causa dello stop determinato dalla pandemia. Ci sembrava assurdo non poter dare loro la possibilità di andare in scena. Dovevamo farlo e ci tenevamo. Erano spettacoli tutti con dignità artistica, ma purtroppo non rodati dato che non hanno potuto girare. Si dice che il il teatro è come l’età dell’uomo: è maturo alla diciottesima replica. Gli spettacoli, purtroppo, in Italia nascono e alla settima replica, se va bene, sono morti, il che vuol dire che non sono nemmeno arrivati alla pubertà. Ora parte il nuovo triennio: nuove progettualità verranno messe in campo, resisteremo come sempre”.

Concerto
Creato da Moreno Solinas
Co-diretto da Igor Urzelai
Regia musicale di Simone Sassu
Costumi Liborio Capizzi
Co-prodotto da S’ALA e Sosta Palmizi
Con il sostegno di Ministero della Cultura Direzione Spettacolo, Regione Autonoma della Sardegna, Fondazione di Sardegna

durata: 1h 25’
applausi del pubblico: 1’ 20”

Visto a Castiglion Fiorentino, Teatro Mario Spina, il 7 maggio 2022
Invito di Sosta danza contemporanea d’autore

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